Sulla questione aeroporto di Fiames interviene Alessio Costantini, figlio di una delle vittime
    

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Sulla questione aeroporto di Fiames interviene Alessio Costantini, figlio di una delle vittime

Lettere al giornale

23/05/2023

Alla cortese Redazione de “Voci di Cortina”

Gentili Signore e Signori della Redazione

Avendo letto la lettera al Vs periodico del 9/4/2023, intitolata “Contributo in risposta all’articolo dell’Avv. Bruno de Costanzo sull’aeroporto” (https://vocidicortina.it/a4236-Contributo-in-risposta-all-articolo-dell-Avv-Bruno-de-Costanzo-sull-aeroporto) a firma del sig. Cristiano Spazzali, vi scrivo la presente. 

La lettera in questione ripropone, come avviene a cadenza periodica dal 1976, la questione della riapertura dell’aeroporto di Cortina. L’aeroporto, in realtà aviosuperficie (così era classificato ufficialmente), fu chiuso il 31-05-1976 in seguito a incidente in cui oltre al pilota dell’aereo, perirono alcuni membri del consiglio comunale di allora, tra cui Marco Costantini, mio padre.

Ritengo quindi di avere titolo a dire la mia opinione su una questione che mi riguarda personalmente, avendo letto gli incartamenti che seguirono il tragico incidente, e parlato con alcuni testimoni, negli anni a seguire (al momento del fatto avevo 5 anni). In particolare sentir parlare di “bella pista di Fiames”, di “nomea di aeroporto pericoloso e maledetto”, di “epoca remota purtroppo ricca di superstizioni e dicerie”, da parte dell’autore della suddetta lettera, mi dà, eufemisticamente, un certo fastidio, se penso che la commissione del Ministero dei Trasporti che scrisse la relazione ufficiale su detto incidente dichiarò “…l’aviosuperficie di Cortina-Fiames è da considerarsi in modo particolare, data la sua ubicazione in rapporto alla orografia del luogo…è incassata in una profonda valle con ai lati montagne molto alte ed inoltre sul lato Nord la valle si chiude…in caso di forte vento da Nord l’aviosuperficie di Cortina-Fiames nasconde una trappola mortale che solo piloti molto esperti nel volo di montagna, e con approfondita conoscenza delle insidie della vallata in cui è ubicata l’aviosuperficie e con veicoli adatti, possono essere in grado di operare…”.

Quando poi leggo che l’autore, nella sua analisi geo-sociale, lega la necessità di riaprire l’aeroporto (aviosuperficie) al benessere della comunità, come soluzione allo spopolamento, vorrei rammentare che Cortina si è spopolata inesorabilmente, non perché troppo povera, ma perché troppo ricca: il costo inaccessibile di abitazioni ed affitti per i comuni mortali che vi si vogliano stabilire e l’assenza di una reale volontà di aiutare in questo i meno benestanti è stato il vero motore di quest’esodo: anche questo lo so per averlo vissuto in prima persona. E’ un fatto accettato globalmente, che tutte le città o cittadine in cui vi sia una crescita vertiginosa del valore degli immobili dovuta ad un  drastico aumento della domanda da parte di persone con capitale a disposizione, vedano di conseguenza uno spopolamento dei ceti meno abbienti, che si trasferiscono altrove. 

Ma io non sono un geo-sociologo… certamente so, lo dicono le carte dell’epoca, che la tragedia del 31-05-1976 non si sarebbe verificata, se dietro non ci fosse stata la stessa forte volontà di fornire un corridoio veloce ad un turismo d’elite, in nome di un ipotetico bene comune. 

C’è da chiedersi poi cosa sia il bene comune, quando parliamo di montagna: cementificazione olimpionica, ed aeroporti? Cercano davvero questo gli amanti della montagna, i turisti? Lo lascio dire a voi, geo-sociologi. Di una sola cosa vi prego: potete fare tutte le proposte di riapertura di aeroporto (aviosuperficie) che volete, è un vostro diritto, ma abbiate almeno l’onestà intellettuale di non menzionare a vostro vantaggio fatti o conclusioni su una tragedia che non vi ha toccato, non conoscete e, in tutta sostanza, non vi riguarda.

Cordialmente

Alessio Costantini
San Gregorio nelle Alpi (BL)