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Angelo Bernardi, maestro muratore

Mario Ferruccio Belli

01/10/2011
Nella baracca afosa Angelo Bernardi pensava all'aria fresca delle sue montagne, dalle quali la sorte amara e la guerra lo avevano allontanato. Disperando di rivedere la moglie Marianna Colli e i quattro bambini, Abele di nove anni, Rachele di sette, Annibale di sei e Carlotta di appena due, il 15 giugno 1915 da Katzenau bei Linz preso carta e penna scrisse il testamento. Se non ce l'avesse fatta, l'avrebbero trovato nella giubba di internato.
Con bella grafia dispose equamente dei beni, i tanti crediti che non aveva avuto tempo di riscuotere, le case, il magazzino, i terreni, i risparmi accantonati. All'ultimo capoverso concludeva: «Raccomando ai miei figli il timor di Dio con unione, ubbidienza, laboriosità, giustizia e verità.
Fuggire le cattive compagnie, pregare un suffragio dell'anima mia. Tanto in fede, Angelo Bernardi, maestro muratore».

Nato a Laste di Rocca Pietore nel 1872, a 10 anni era emigrato a Cortina d'Ampezzo, paese di origine della mamma Caterina Colli, dove aveva frequentato la scuola elementare, ospite dei parenti "De Vico". Nella monarchia austro-ungarica il nome di Ampezzo era fra i più conosciuti come stazione turistica estiva, visitata dai membri della famiglia imperiale. L'ultima era stata la principessa Stefania del Belgio, vedova di Rodolfo unico figlio maschio dell'imperatore Francesco Giuseppe.

La popolazione l'aveva accolta con quell'affetto che il marito morto tragicamente non le aveva dato. La notizia era apparsa su tutti i giornali portando altro lustro a quello che si diceva essere il più piccolo capitanato dell'impero. Soprattutto l'economia vi era in pieno sviluppo. Nuove costruzioni private, ville e, soprattutto alberghi, stavano spuntando sull'onda favorevole.

Bernardi era bravo, tenace, professionale e trovò subito lavoro. La prima commessa fu il restauro della chiesa parrocchiale dei santi Filippo e Giacomo che, forse per l'incertezza della durata, e di certo anche per le difficoltà organizzative ambientali, non aveva allettato gli altri impresari. Se la cavò tanto bene che il sindaco Ghedina gli mandò una dichiarazione «in segno di riconoscenza ed a sua giustifica sulla sua capacità nel mestiere di muratore». Fu allora che egli prese una decisione personale a dir poco innovativa. I suoi titoli professionali erano stati acquisiti operando sia in val Gardena dove aveva appreso i primi rudimenti di lingua tedesca ma soprattutto nell'Agordino, cioè in Italia, occorreva dunque renderli formalmente validi anche in Austria. Fu così che, a 28 anni, si iscrisse all'imperial regia scuola industriale pel lavoro del legno in Cortina in veste di scolaro straordinario.

Al termine di quell'anno di frequenza le sue votazioni furono: «Disegno professionale costruzioni: 16 eminente; Calcolo geometrico: 15 lodevole; Tecnologia meccanica: 12 soddisfacente; Compilazione fabbisogni di lavori: 16 eminente; Disegno ornamentale: 15 lodevole». Al giudice distrettuale che, sorpreso, aveva chiesto informazioni su quell'immigrato così tosto nella veste di " tardivo" studente, il sindaco Dimai rispondeva che si trattava di «un maestro muratore, celibe; dimora qui da pochi anni e in questo frattempo ha sempre osservato una condotta sotto ogni riguardo inappuntabile, da guadagnarsi la stima e la benevolenza di tutti. La sua fama è buonissima».

Altra conferma del suo pieno inserimento nella società civile ampezzana fu l'ammissione a socio della Società Cooperativa di Cortina nel 1903.
Nel 1905 costruisce il rifugio Egger, oggi Biella, ai piedi della Croda del Béco, impegno non lieve per la disagiata collocazione non servita di strada e perché molto lontana da tutto, legnami, sabbia, calce, acqua. L'anno seguente Bernardi inizia i lavori della cappella dedicata alla Madonna di Lourdes, a Verocai, protratti più a lungo del previsto, a causa dei ritardi nella sottoscrizione delle quote da parte dei devoti promotori. Nello stesso anno costruisce il suo magazzino a Bigontina e, contemporaneamente, sposa Marianna Colli. La popolare Marianna Dantogna, di due anni più giovane, gli sopravviverà per molti anni, dopo avergli dato quattro figli: Abele (1906), Rachele (1908), Annibale (1909) e Carlotta (1913).
Da quel momento la sua attività diventa sempre più intensa, spesso associandosi ad artigiani locali.

L'elenco delle ville, alberghi e casali rustici, da quelli per così dire minori agli impegnativi che anche oggi darebbero fama a chi li costruisce, lascia ammirati. In un "prospetto annuale delle nuove costruzioni", steso dagli uffici comunali d'Ampezzo, ne risultano una trentina, gli ultimi alle soglie della guerra, con indicato il nome del committente, la località, la qualità dell'immobile, le dimensioni e la spesa in corone (vedi box). Fra tutti il sindaco Dimai annota ammirato che «sono da annoverarsi gli Hotel Posta, Faloria e Cristallo, dei quali i lavori furono eseguiti con somma soddisfazione dei proprietari». Inoltre Bernardi in quegli anni costruiva pure case e fienili in val Gardena.

Purtroppo il destino gli prepara una prima mazzata.
Nel 1914, assieme a numerosi altri cittadini di Cortina di origine italiana, viene internato. Iniziano così cinque anni durissimi, lontano dalla moglie e dai figli piccoli, con i quali riesce a comunicare sporadicamente attraverso la neutrale Svizzera. Il ritorno a casa nel 1919 vede un uomo diverso, minato nel fisico e più di tutto nello spirito. Questo lo costringe a ridurre drasticamente l'attività di costruttore. Ma la sua patria di elezione, anche se lo aveva trattato con tanta inflessibilità, ha ancora bisogno di lui. È il Giudizio distrettuale d'Ampezzo (organismo che resterà in vigore fino all'attuazione dei trattati di pace nel 1923) a impartirgli l'incarico di rilevare i danni di guerra subiti dalla popolazione d'Ampezzo. «Ella viene nominato perito giudiziale per valutare i danni causati dalla guerra alle popolazioni della zona di operazione. Giudizio distrettuale Ampezzo, li 9 ottobre 1919».

Più tardi riceve lo stesso incarico anche per Livinallongo. Ma, nel 1921, arriva la seconda sventura.
Abele, il figlio prediletto, muore improvvisamente causa una banale polmonite, mentre studia nel collegio di Novacella. La notizia della malattia gli arriva mentre si trova a Salesei. I tempi sono difficili, pochi i mezzi di trasporto. Angelo parte a piedi da Livinallongo e, a tappe forzate, arriva a Bressanone, appena in tempo per abbracciare il moribondo che gli dice in tedesco: «Papà e mamma non piangete per me!». Quella notte, disperato scrive un messaggio per l'infelice moglie: «Questa sorte è troppo pesante!» Eppure, ritornato a Cortina, riprende quell'attività che lo aveva reso così importante qui. Inoltre nel 1923 gli arriva un altro delicatissimo incarico pubblico con la «nomina dalla Regia Prefettura di Trento quale membro sostituto della commissione di stima per l'accertamento delle imposte di tassazione per Ampezzo». Quasi segno del destino l'ultimo edificio di cui si occupa è la costruzione nel 1926, per conto di Sebastiano Valleferro, della piccola cappella dedicata alla Madonna della Difesa, in Val.

Prospetto annuale delle nuove costruzioni del comune di cortina steso dagli uffici comunali d'Ampezzo

«Zardini Agostino, Bigontina, fienile e stalla di mq 39; Lacedelli Innocente, Val, fienile e stalla mq 24; Lacedelli Giuseppe fu Leopoldo, Col, casa e fienile mq 203, di due piani; Lacedelli Giuseppe, Pocol, fienile a due telleri, mq 112; Rimoldi Antonio, Crignes, ristauro casa; De Zanna Basilio, Pocol, stalla e fienile a due telleri mq 120; Verzi Bortolo, Cadelverzo, costruzione casa di due piani mq 56; Gaspari Alippio, Chiave, costruzione pistoria di un piano mq 40; Stefani Teodolinda, Bigontina, ricostruzione fienile a due teller; Ghedina Angelo e consorti, Cortina, alzamento cucina; Apollonio Angelo e figli, Cortina, albergo di tre piani mq 300; Manaigo Max, Cortina, alzamento casa di un piano; Zangiacomi Angelo, Verocai, ricostruzione casa di due piani; Verzi Giuseppe, Cortina, costruzione fienile mq 440; Dibona Ingenuino, Cortina, panificio su due piani mq 300 mq; Colli Francesco e Agostino, Cortina, ingrandimento centrale elettrica; Bernardi fratelli fu Francesco, Cortina, casa a quattro piani e soffitta, mq 212; Toscani Achille, Riva, villa a tre piani mq 94; Gaspari Arcangelo Baldo, Pecol, casa rurale con pianterreno, due piani, fienile e stalle; Menardi Severino, Gilardon, casa rurale con pianterreno, due piani, fienile e stalla; Menardi Giuseppe, Bigontina, costruzione veranda; Thaw Edoardo, Cortina, aggiunta alla villa; Gillarduzzi Antonio, Pocol, costruzione casa; Manaigo Andrea fu Luigi, Cojanna, casa e fienile; De Zanna Angelo, Pocol, costruzione sala da pranzo; Pompanin Agostino, Val, casa di tre piani; Menardi Giuseppe Cristallo, Bigontina, costruzione legnaio e stalla; Constantini Giuseppe, Ronco 19, casa nuova; Menardi Giuseppe Cristallo, legnaio e stalla».