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OSARE L'AUTARCHIA

Dino Fava

01/11/2009

E’ il tema che Wolfang Sachs ha voluto per il 20.mo convegno «I colloqui di Dobbiaco», direttore del Wuppertal Institut di Berlino per la ricerca sul clima, l'ambiente e l'energia, professore onorario delle Università di Kassel e di Berlino. È succeduto all'indimenticabile Hans Glauber, ideatore dei Colloqui. Iniziati nel 1985 e terminati nel 2000, sono stati riattivati come Accademia sugli aspetti della seconda era solare da Glauber, scomparso nel 2007. I Colloqui sono ora riservati ai così detti addetti ai lavori e non più aperti al pubblico.

Il Seminario è coordinato dal professor W. Sachs che sceglie i relatori, studiosi esperti, professionisti, i quali partecipano con una quota di sostegno ai costi.

Numerosi gli amministratori locali. Assenti i bellunesi.

La piccola cittadina dell'alta Pusteria è divenuta negli anni un laboratorio internazionale sull'aggiornamento della ricerca e su esperienze applicate. Autarchia è una parola che ricorda agli oltre 75 l'era fascista. Il Consiglio delle Nazioni di Ginevra aveva sanzionato l'Italia per l'aggressione all'Etiopia. Priva di materie prime e ostacolata dal divieto di importazione, dovette fare da sé. Nel contesto diverso della prevista fine dei combustibili fossili nel lungo termine, il fai da te concerne il sistema della energia che serve ad una piccola comunità, esclusa quella per il trasporto di merci e di persone.

Dal Politecnico di Milano il professor Ezio Manzini - docente di design strategico per l'innovazione - ha coniato una sigla efficace che spiega il decentramento S.L.O.C. (small local open connect - piccolo locale aperto connesso). Difficile certo, scrive, ma possibile a determinate condizioni.

Prima la descrizione dello scenario globale. Il riscaldamento del pianeta è salito ai piani alti dei maggiori Enti mondiali (Onu, Fmi, G20, eccetera). Al prossimo appuntamento a Copenhagen di dicembre, i G20 tenteranno di superare il protocollo di Kyoto privo di risultati. Come conciliare gli interessi dei paesi industrializzati con quelli dei paesi emergenti (Cina, India, eccetera). Un fattore giocherà un ruolo decisivo: l'urgenza. Entro il 2050, o giù di lì, le emissioni di gas serra dovranno «non superare » il 2% di quelli dell'era pre-industriale ovvero a metà del '700. Significa ridurre dell'80% gli attuali livelli globali di emissioni in questo momento.

Lo scienziato indiano docente all'Università di Cambridge - nella scuola che coniuga ambiente economia-sviluppo - Pathna Dasgupta scrive: «Avremo bisogno di TRE pianeti terra: se tra pochi decenni (2050) i 9,5 miliardi che popoleranno la nostra terra consumassero quanto consumano ora i Paesi industrializzati e ormai anche parte di Cina e India (mentre miliardi di abitanti patiscono la fame)».

Un inglese ha percorso 180.000 chilometri in 20 paesi per verificare personalmente l'impatto di un individuo traendone questo: la fantasia ci salverà. È tuttavia diffuso un atteggiamento tipico di chi «scrolla le spalle». Invece ognuno può fare molto e subito, soprattutto nel risparmio energetico.

Che è tuttora la via maestra per tutti.