La Trademark Italia, società che da 25 anni si occupa dell'industria del turismo, ha tra le altre sue funzioni quella di monitorare e creare dati sull'andamento turistico in termini di presenze e giro d'affari e di fare dei prospetti previsionali per il futuro. Lo scorso giugno questa società ha pubblicato un documento previsionale sull'andamento della stagione estiva in montagna.
Come si può ben immaginare, Trademark Italia prevede un andamento negativo in tutto l'Appennino e l'arco alpino compreso, anche se più contenuto, l'Alto Adige che in passato era in controtendenza anche nei periodi più negativi. Nello specifico la contrazione prevista è frutto di una durata media di permanenza dei turisti minore e di una maggiore attenzione ai prezzi. Inoltre la diminuzione dei turisti italiani che compongono più del 70% della domanda turistica di montagna, non riesce a essere equilibrata dall'aumento di stranieri, registrato un po' ovunque.
Nel complesso la flessione turistica di montagna è prevista tra il -10% e il -15% in tutta Italia. Alcune località reggono meglio la flessione, essenzialmente grazie agli investimenti fatti sulle mountain bike (Livigno, Val di Fassa, Folgaria ecc.), ai pacchetti esclusivi per turisti stranieri nel periodo di settembre (Alto Adige) e in minor misura al turismo termale (ad esempio Pré-Saint Didier in valle d'Aosta).
Male, secondo le statistiche, il ritorno turistico dei ritiri delle squadre di calcio in tutto il Trentino (Inter, Napoli, Parma, Bologna, Fiorentina ecc) e la Lombardia (Genoa).
Per Cortina le cause principali della flessione sono da imputare ad un'offerta alberghiera al di sotto degli standard medi delle altre località turistiche ed ai prezzi più elevati. Inoltre la montagna in generale "non esalta più i propri tratti distintivi, l'unicità, i servizi caratteristici e identitari." Con l'eccezione dell'Alto Adige in cui dall'architettura locale ai servizi distintivi e identitari si assicura un'ospitalità tipica.
Inoltre rispetto al Sud - Tirolo l'analisi riscontra nel resto d'Italia "rari slanci promozionali, ridotti investimenti strutturali e bassi livelli di entusiasmo che hanno ridotto l'attrattività."