Si sono svolte ad aprile due serate dal titolo "Liberi di scegliere", organizzate e volute dal Club "Il Passo" e dal Comune di Cortina, in collaborazione col Centro Alcologico Territoriale Funzionale della provincia di Belluno. Si tratta di una delle fasi del percorso di recupero per le persone che hanno problemi legati all'abuso di alcool, secondo il metodo ecologico-sociale del dottor Hudolin, già trattato più volte da Voci di Cortina: quella dell'incontro informativo con la popolazione. Relatrice della serata Daniela Graz, infermiera professionale dell'ospedale di Auronzo. Presenti l'assessore alle politiche sociali Martinolli, il primario del reparto alcologia di Auronzo dottor De Sandre, il presidente del Club "Il passo" Michele Gaspari. La partecipazione della popolazione è stata positiva e attiva. Sono state due belle serate costruttive e il pubblico presente si è dimostrato molto interessato e propositivo.
Una serata incentrata soprattutto sull'informazione a 360° anche su altre forme di abuso e dipendenza, spesso sottovalutate, come l'uso di psicofarmaci e il gioco d'azzardo. Lo scopo di questi incontri non è mai quello di fare terrorismo o proibizionismo, ma di alzare la soglia di attenzione di tutti: l'alcolismo, soprattutto nelle nostre zone, come si vede dai dati, è un problema grosso, che coinvolge l'intera comunità.
Abbiamo sentito il signor Gaspari, per fare alcune domande più specifiche sulla sua esperienza di presidente del Club.
Da quanti anni sei al club?
Da febbraio 2011; presidente da aprile 2011.
Parlaci un po' del club...
Il club si basa sull'auto-aiuto, ci si deve arrivare già astinenti. Le problematiche principali che si affrontano sono: la paura delle ricadute, le ansie e le paure di ognuno per la propria famiglia;
è un posto dove si cercano di risolvere anche problemi intimi. È un aiuto grande quello che si riceve, perché si è assieme a gente che è lì da tanti anni e si è sicuri di non essere giudicati; quello che viene detto lì resta all'interno del club; questa è una cosa che aiuta molto le persone ad aprirsi.
La frequenza non è solo di chi ha il problema, ma si cerca di coinvolgere l'intera famiglia.
Perché in questa zona ci sono così tante persone che sviluppano il problema?
La cultura: una persona è strana e malvista se non beve. È una tradizione radicata a fondo: mi ricordo che a 14 anni mi è stato offerto un bicchiere di vino a Natale per festeggiare. Fino a poco tempo fa, dopo il prelievo del sangue, era il medico stesso che ti consigliava di mangiare un panino e bere un bicchiere di vino rosso. La nonna ha sempre detto che per far passare il freddo ci vuole il grappino e anche il vecchio maestro di sci spesso e volentieri combatteva il freddo così! Dopo un grande spavento è meglio bersi qualcosa di forte per tirarti su. Da ragazzino, se al bar ti bevi una bibita non alcolica, diventi lo zimbello della compagnia. C'è poi il festeggiamento, perfino nello sport: la vittoria viene sempre festeggiata con un brindisi alcolico e allo stesso modo il perdente si consola con l'alcol.
Un fattore che influisce è anche il disagio di vivere in montagna, soprattutto da ragazzi, lontano da altre forme di svago.
Cosa possiamo fare per migliorare la situazione?
Non abbassare la guardia, continuare a informare, a essere presenti sul territorio. Si chiede una presenza maggiore alle famiglie, soprattutto quelle con figli adolescenti, perché la prevenzione è importantissima. Come club cerchiamo di attivarci anche per questo con altre serate ed altre iniziative, senza chiuderci in noi stessi, che non serve a niente.
Il deterrente del ritiro della patente, con tutta la campagna che è stata fatta, ha migliorato la situazione tra i giovani?
No, ha solo cambiato il modo di bere: prima chi voleva beveva senza freni, ora chi deve guidare si salva, ma gli altri in compenso, sapendo di essere tranquilli, abusano ancora di più. È un deterrente più per il singolo adulto, anche se sono proprio gli adulti quelli che fanno più fatica ad adeguarsi: in Veneto la percentuale più alta di ritiro patenti è quella tra i 35 e i 42 anni.
Se dovessi dare un consiglio a una persona che sente di avere un problema con l'alcool ma ha paura di ammetterlo e di fare il primo passo, cosa gli diresti?
Gli consiglierei sicuramente l'ospedale, che è difficile da affrontare, ma dove trovi professionisti, persone preparate ad aiutarti. Di chiedere aiuto a chiunque e in qualsiasi maniera, ad esempio al medico di base o al farmacista e soprattutto a noi del club, che siamo qui a disposizione per aiutare tutti.
Box info
dal 17 al 22 settembre, presso il Centro Diocesano di Spiritualità "Papa
Luciani" a Col Cumano, S. Giustina, si svolgerà un corso di
sensibilizzazione all'approccio ecologico-sociale ai problemi
alcol correlati e complessi (metodo Hudolin).
Direttore del corso: dott. Alfio De Sandre
Info: Michele Gaspari gaspari.michele@alice.it