Dal Crinale delle Dolomiti alla savana africana
    

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Dal Crinale delle Dolomiti alla savana africana

Antonio Alberti cuciarin

01/05/2012
È da poco passata la mezzanotte.
Rientro dalla Sala Operatoria, dove ho operato un sessantenne colpito a bruciapelo da un colpo di Kalashnikov. L'intento era chiaramente quello di sfregiare, e il mio Paziente ci ha rimesso un testicolo.
È stato anche assai fortunato, perché il proiettile, proseguendo la sua corsa nei tessuti prima di uscire dal gluteo opposto ha sfiorato i Vasi Femorali: li avesse lesi, non avrei potuto raccogliere la sua morbosa testimonianza.
L'uomo appartiene ai Borana, una delle numerose tribù cushite, vale a dire di quelle popolazioni di pelle scura, ma non imparentate con i Bantu, che nel corso dei secoli, partendo da quella che per i Romani era la Nubia, si sono portati sempre più a sud; ondate migratorie sospinte da analoghe orde che avevano alle spalle, e che a loro volta pressavano i nomadi alla ricerca di nuovi pascoli che li avevano preceduti. Di questo passo i Maasai, certamente i più noti di queste popolazioni, giunsero fino alla Tanzania. Ethiopia e Kenya hanno un confine tracciato a tavolino al termine del secondo conflitto mondiale, una linea che va da Est a Ovest e taglia in due Moyale, città di confine che vive di traffici, di contrabbando e di odii tribali. I Borana per secoli sono stati i "Signori" di queste terre che si estendono a nord e a sud del confine, ed una piccola tribù, quella dei Gabbra, ne è stata la schiava. Medesima lingua, medesimi costumi, ed un odio atavico che cova sotto la cenere, per esplodere periodicamente in conflitti di cui nessuno si interessa, che mietono centinaia di morti, e caratterizzati da una barbarie indicibile. Mentre lo operavo, mia moglie, Africana, e compagna nella vita e nel lavoro, mi traduceva i particolari degli avvenimenti di questi ultimi giorni. Alcuni giorni fa un gruppo di Gabbra ha sopraffatto gli abitanti di un villaggio Borana, in territorio Kenyota, nell'area rurale vicina a Moyale, e tra le altre efferatezze ha tagliato le mammelle di numerose donne, per lo più giovani.
Sei di esse sono decedute. Ieri è stata la giornata della vendetta: circa quattrocento Borana, partiti dai villaggi al di qua e al di là del confine, sono convenuti a poca distanza dal villaggio colpito dai loro atavici nemici, ed hanno assalito un villaggio Gabbra, massacrando - a detta del mio paziente, che faceva parte della spedizione punitiva - quarantasei nemici e subendo una decina di perdite. Oggi gli scontri sono proseguiti. Ci sarebbero stati sette morti tra i Gabbra, e tre fra i Borana, oltre a due feriti, uno dei quali quello cui ho prestato le cure. In quest'area tribolata vivono altre tribù, pesantemente provate dal conflitto: piccole enclavi su cui gravano risentimenti e vendette, vuoi che siano schierate a favore di uno dei contendenti, sia che tentino di astenersi dal conflitto, venendo in questo caso accusate di mancata collaborazione dagli uni e dagli altri: occasioni anche queste per assassinii, violenze, furti di bestiame… Tra i Pazienti ricoverati, da qualche settimana ho un bambino Kenyota di cinque anni: appartenente ad una piccolissima tribù, è, con la sorellina, uno dei pochi scampati ad un massacro. Non ha più genitori né nonni. È stato ferito ad un piede; la sorellina ha avuto fratturata una gamba da una fucilata, ma è già stata dimessa. Colpa per cui l'intera famiglia è stata pressoché annientata, il matrimonio di uno dei componenti con l'appartenente ad una delle due tribù in conflitto.
Le uniche frasi che pronuncia sono per proclamare che non appena sarà dimesso si procurerà un fucile ed andrà a caccia di quanti lo hanno ferito e privato dei genitori. A cinque anni, sono solo parole.
Quando ne avrà quindici, saranno fatti: un piccolo innocente destinato a divenire un killer, e a finire presto i suoi giorni in maniera cruenta, dopo aver alimentato una faida senza speranza di soluzione. Le Autorità Kenyote paiono disinteressarsi di quanto accade, o forse la vastità del territorio, la compenetrazione delle diverse etnie, la prossimità di un confine che rende facilissimo ed incontrollabile l'espatrio, allo stesso modo dell'infiltrazione di combattenti provenienti dall'Ethiopia, rendono assai problematico mantenere divisi i contendenti. Quel che è certo è che il numero di vittime di questi conflitti tribali (quello tra Borana e Gabbra non è l'unico; un paio di mesi fa, in Kenya, una pattuglia di Borana ha massacrato gli anziani Turkana di Isiolo, una cittadina a nord del Monte Kenya, riuniti nella Chiesa; nel 2007-2008 nei pressi di Taltalle,in Ethiopia, centinaia sono stati i morti per scaramucce tra Borana e Konso) non è inferiore di quelli di altre più note zone calde del Globo. Ma i morti di queste Popolazioni, che il titolo del libro di un erudito Missionario parecchi anni fa definiva "The forgotten People" non paiono interessare a nessuno».