LA TRANSAZIONE DEI TERRENI TRA COMUNE E REGOLE DOPO LE OLIMPIADI DEL '56
    

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LA TRANSAZIONE DEI TERRENI TRA COMUNE E REGOLE DOPO LE OLIMPIADI DEL '56

Marco Dibona

01/04/2012
 «La transazione non lascia né vincitori, né vinti: la vittoria è di tutta la cittadinanza di Cortina d'Ampezzo, che ne guadagna in una pacificazione generale degli animi». Lo sentenziò il sindaco Amedeo Angeli, nel consiglio comunale del 6 marzo 1957, una delle quattro sedute, che portarono a definire la vertenza fra il Comune e le Regole d'Ampezzo, «in merito alla appartenenza ed al godimento del patrimonio
silvo-pastorale», che allora era gestito dalla Ascoba, l'Azienda speciale consorziale dei boschi e pascoli ampezzani. La sera precedente, il 5 marzo, nella prefettura di Belluno fu definito l'accordo, presenti Angeli, sindaco dal 26 giugno 1956, l'assessore Silvino Verocai, che era stato incaricato di occuparsi della vicenda e ne fu uno dei principali artefici, il presidente dell'Ascoba Angelo de Zanna e i marighe delle undici Regole. Avvocato del Comune Giuseppe Cassano, segretario Grazioso Fabbiani. «Tali trattative ebbero un impulso decisivo dal nuovo prefetto Girolamo de Sena» - annotò Silvino Verocai. «Un problema gravissimo, che l'incomprensione e la mancanza assoluta di buona volontà non avevano portato a conclusione nel passato, e che non si era saputo o voluto risolvere, ad onta che figurasse al punto uno del programma elettorale della precedente amministrazione» - commentò allora Angeli. Fra i timori dell'epoca, il progetto di una funivia e piste da sci, da Campo verso il Becco di Mezzodì, a devastare il gran bosco di Ramarida, esaminato nel consiglio comunale del 5 febbraio 1957. Dei venti consiglieri comunali, diciassette erano regolieri. Non lo era Angeli, che però dichiarava: «Mi sento anch'io un ampezzano, senza esserlo nell'origine, e trovo che gli originari mi considerino uno di loro, perché li ho sempre rispettati e considero i loro giusti diritti». Non lo erano Silvio Colombani e Giuseppe Degregorio, che votarono contro o si astennero, nelle quattro sedute, il 6 marzo e il 7 maggio 1957, il 18 maggio e il 7 luglio 1959. Durò anni, infatti, il lavoro per stabilire la divisione delle terre: infine al Comune andarono 1.051 ettari, soprattutto nelle zone già ampiamente interessate dallo sviluppo turistico della conca, attorno al Col Druscié e sul monte Faloria, con impianti di risalita e piste da sci, protagonisti delle Olimpiadi appena disputate. Alle Regole rimasero 15.394 ettari. «Sono convinto, convintissimo, che per il bene del bosco, è molto meglio che questo venga amministrato dai Regolieri» - dichiarò in aula, a conclusione della seduta decisiva, nel maggio 1959, il consigliere Ugo Pompanin. Trent'anni dopo, da presidente delle Regole, fu lui a concordare con la Regione l'istituzione del Parco delle Dolomiti d'Ampezzo.