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IL PRIMO RICOVERO DEI POVERI VIAGGIATORI IN AMPEZZO AI TEMPI DEL LOMBARDO VENETO

Mario Ferruccio Belli

01/02/2012
Il calendario per l'anno 2010 della Cooperativa di Cortina, curato da Ernesto Majoni, è dedicato alla conoscenza dei simpatici ricoveri per i viandanti dei tempi andati (in dialetto casoi). Quale piccolo contributo segnaliamo quello che, probabilmente, è stato il primo di tutti, infatti così compare nel consiglio comunale del 12 novembre 1859. "Per la prossima ventura primavera sarà costruito nella località delle Tre Croci un casone a ricovero dei poveri viaggiatori nell'inverno". Lassù 84 anni prima, avevano perso la vita una donna d'Auronzo e i suoi due bambini e in loro memoria erano state collocate le croci da cui il valico aveva preso il nome. Perciò, pur arguendo che l'eco della tragedia non fosse ancora spento, si nota con un certo stupore che sarebbero trascorsi altri 15 anni per passare dalle parole ai fatti.
La costruzione del ricovero nella località "Sonzuogo, nei pressi delle Tre Croci", viene messa all'asta il 20 settembre 1873 e la consegna avrebbe dovuto avvenire non oltre l'estate dell'anno seguente. Il prezzo di base era fissato in fiorini oro 184,56, pagabili in due rate, ma il legname sarebbe stato fornito interamente dal comune. Il ricovero viene costruito e lo prende in gestione Giovanni Antonio Manaigo Fumei da Alverà, a capo di una "numerosa indigente famiglia, composta di nove membri", ma con l'autorizzazione di vendere latte, pane, uova e burro. La nuova costruzione, più simile ad un fienile di montagna che ad un moderno rifugio, viene presto citata sul bollettino del Club alpino italiano, quale simpatico punto di appoggio per i turisti sulla strada fra Auronzo e Ampezzo.
La concessione gratuita era annuale. Passano alcuni anni e, nel 1880 Manaigo chiede al comune di poterlo avere se possibile, per un periodo più lungo ma il Comune risponde: "solamente per l'anno venturo, a condizione naturalmente che venga da voi preservata da guasti". Passa altro tempo e nel 1888 Manaigo spedisce una nuova istanza nella quale, questa volta, chiede addirittura di comperare il ricovero: "a volermi cedere quel casone alle tre Croci". Vuol dire che lassù gli affari andavano discretamente, ma il comune non è d'accordo perché, (sorpresa?), l'ultima volta glielo aveva concesso per il periodo di dieci anni, e questi non erano ancora decorsi. "Non trovò di potere, per ora, entrare in merito della vostra domanda … poiché non è nemmeno trascorso il termine di 10 anni, nei quali vi venne assegnato gratuitamente".

CON LA STALLA SOTTO LE SLAVINE?


Manaigo non si perde d'animo e torna alla carica con una lettera più convincente dove parla della casa di famiglia, ad Alverà, che risultava essere minacciata dalla frana. Così, scrive, nel caso di crollo avrebbe potuto trasferire la famiglia a Sonzuogo dove, anzi, vorrebbe costruire una piccola stalla dove ricoverare i cavalli dei turisti e portarvi pure l'acqua. Il sindaco, sentito il consiglio comunale, pur dandogli il permesso per la stalla e per l'acqua, risponde negativamente sulla vendita. Ma ora, dopo un altro anno, l'affare si complica. Nel momento di presentare il disegno per la nuova stalla, un anziano consigliere lancia un allarme. La località di Son Zuogo, ai piedi del declivio del Cristallo, dove si trova il ricovero comunale, è sottoposta al pericolo di valanghe.
Soltanto ora se ne accorgono, dopo tanti anni di vita? Di certo Manaigo si allarma e cambia programma. Non insiste più per acquistare il casone ma chiede invece al comune un appezzamento di terreno dove costruirsi una nuova casetta, al sicuro e comprensiva di stalla per le bestie. Dove? Circa un centinaio di metri verso sud, dove c'era il ricordo della famigliola auronzana, non dunque a Son Zuogo, ma sulla sella delle Tre Croci. Questa istanza è più articolata e contiene in dettaglio notizie che in parte già conosciamo. I tanti anni che Manaigo conduce con profitto il ricovero, il vantaggio di lavorare in un edificio di proprietà, il turismo che si sta sviluppando, le condizioni della famiglia numerosa, il pericolo delle slavine, così concludendo: "Io spero di essere gratiato della mia domanda, io vi rendo mille antecipate grazie".
Nel maggio 1889 il Comune accoglie la domanda, peraltro, chiedendo una firma di garanzia che Manaigo ottiene da Ignazio Alverà Venticello, e concedendo 400 mq di terreno in un sito che il forestale Oberrauch avrebbe indicato. Ecco il responso tecnico: "la località delle Tre Croci è vestita bensì di alcune piante di larice che sono però, per sua alta posizione presso il confine della vegetazione, di poco crescimento".

IL FINALE A SORPRESA - DA MANAIGO A MENARDI


La storia del nuovo edificio giunge alla conclusione alla fine del 1892 ma Gio. Antonio Manaigo Fumei ci riserba l'ultima sorpresa. Ha appena terminata la casetta e dovrebbe chiedere al comune il certificato di fine lavori e di abitabilità quando, tirando le somme, s'accorge di non aver fatto bene i conti. Chi glielo contesta? Gli artigiani creditori? Il garante? Non gli resta che mettere la casa in vendita.
A un signore di nome Giuseppe Menardi, da Ronco, il quale faceva il portiere all'hotel Grifone di Bolzano, ma aveva a seguire nei suoi affari in Ampezzo il fratello Giovanni Maria "diurnista" del comune. Sarà appunto lui che, l'anno seguente 1893, otterrà dal capitanato di attivare un esercizio alberghiero estivo nella casa testé comperata. Insomma, dal ricovero per i viandanti all'hotel di lusso, ma cambiando proprietario.
E Manaigo? Siccome egli esce dagli incartamenti, c'è da supporre che fosse ritornato al cason di Sonzuogo, di cui era stato per l' appunto il primo, ma pure l'ultimo gestore. Con tanta malinconia. Di quel glorioso cason in legno le tracce si perderanno definitivamente nel crogiuolo della cosiddetta grande guerra.