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LUCA ZARDINI “CANON”, CAMPIONE DI ARRAMPICATA SPORTIVA E SCOIATTOLO, OSPITE DELLA RASSEGNA “CORTINAINCRODA” IL 31 AGOSTO

Marina Menardi

10/08/2012
Luca Zardini, per tutti il  "Canon", Scoiattolo dal 1993, è uno dei più forti atleti di arrampicata sportiva a tutti i livelli. È l'arrampicatore italiano che ha vinto più volte il titolo assoluto nella specialità "lead" - ben 10, la prima volta nel 1993, l'ultima nel 2010 - e vanta un secondo posto in Coppa del Mondo nel 1992. Carabiniere, sposato con due figlie, il "Canon", non più giovanissimo, continua ad allenarsi e ad essere un punto di riferimento per gli arrampicatori italiani. Venerdì 31 agosto sarà ospite della rassegna di montagna "Cortinaincroda", dove racconterà la sua attività di questi anni, parlerà degli Scoiattoli e della nuova struttura di arrampicata che a breve sorgerà a Cortina.

Quest'anno hai oltrepassato la soglia dei quarant'anni  (Luca è del 1972), eppure continui ad essere uomo di punta dell'arrampicata sportiva in Italia. Qual è il tuo segreto?
I quaranta sono arrivati il 04 di agosto...Non ho segreti particolari: sicuramente vivo ancora di “rendita” dei duri allenamenti e sacrifici fatti in tutti questi anni e poi della passione e motivazione che contraddistingue ancora la mia voglia di scalata.

Continui ad allenarti ad alto livello?
Sì, continuo ad allenarmi, anche se non più ai livelli degli anni del professionismo; ho dovuto ridimensionare soprattutto  alcuni aspetti della  preparazione a causa dei molti infortuni degli ultimi anni e alla luce del fatto che non recupero più facilmente le giornate più  intense di  allenamento.

Parteciperai ancora alle gare di arrampicata sportiva?
Non lo so, la voglia c'è sempre e in questi ultimi anni ho partecipato solamente ai Campionati Italiani assoluti (vincendoli), ma ultimamente sono più stimolato e motivato per realizzare salite estreme in falesia, su roccia.

Il tuo rapporto con l'arrampicata, oggi.
Il rapporto con l'arrampicata oggi è chiaramente molto diverso dagli anni in cui mi dedicavo ad essa in modo totale e a livello professionistico. Devo conciliare molte più cose, non ultimo il lavoro e gli impegni familiari, così il tempo che posso dedicare all'arrampicata è molto più esiguo.

Dopo il Canon, quale futuro per l'arrampicata sportiva italiana? Quali sono le nuove leve e quale il ivello?
C'è sempre un futuro, ci sono molti giovani bravi che gareggiano oggi e penso che un paio di questi potrà fare molto bene.

Come sono seguiti gli atleti italiani negli allenamenti? Ci sono degli atleti che tu segui personalmente?
C'è la FASI, la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana, che accompagna e segue gli atleti. Molti hanno degli allenatori a livello personale (cosa  impensabile quando gareggiavo io) e personalmente ho seguito e seguo una ragazza dell’agordino, Sara Avoscan, che gareggia in Coppa del mondo con buoni risultati e si è piazzata al secondo posto degli ultimi campionati Italiani.

L'arrampicata sportiva è uno sport in continua evoluzione, soprattutto nelle tecniche di allenamento: com'è cambiata da quando hai iniziato tu ad oggi?
Quando ho cominciato io ad arrampicare i muri artificiali per potersi allenare in modo specifico al mondo delle competizioni si contavano sulle dita di una mano. Io mi allenavo esclusivamente sulla roccia e con molti allenamenti a “secco”; oggi le strutture artificiali spopolano in tutte le città d'Italia e del mondo così che l' arrampicata sportiva è diventato ormai uno sport globale e pronto a far parte degli sport olimpici ( decisione dopo londra 2012) nel 2020.

Quali sono gli arrampicatori che ritieni attualmente più forti?
Non si sbaglia indicando Adam Ondra come un extraterreste dell'arrampicata mondiale, ma ho molto stima per atleti come Kiliam Fishuber e Ramon “Ramonet” Pouiblanque che dominano il panorama delle competizioni internazionali ormai da molti anni nelle rispettive specialità.

Il migliore risultato della tua carriera
Sicuramente il 2° posto nella classifica finale della Coppa del Mondo nel 1992, ma anche i dieci campionati Italiani vinti con il primo nel 1992 e l'ultimo nel 2010...

Il migliore  risultato su roccia
Un 9a proprio tra le rocce di Volpera a Mortisa qui a Cortina, ma anche molti 8c+/9a in giro per le falesie d'Italia e d'Europa.

Come mai a Cortina nessuno oltre a te è sfondato in questo sport?
Non lo so, forse e soprattutto per la mancanza di una struttura artificiale per far arrampicare ed appassionare i bambini a questo sport. Oggi bisogna spostarsi molto nel vicino Alto Adige per potersi allenare, cosa che sta facendo molto bene Matteo Menardi, figlio di Bruno “Menego”, che ad oggi è sicuramente un giovane molto promettente ed interessante nel panorama Italiano dell'arrampicata con il pettorale.

Carabiniere, sposato, due figlie: come sei riuscito a conciliare lavoro, sport e famiglia?
Non è stato e non è molto facile tutt'ora considerando anche il lavoro. Devo ringraziare mia moglie per la pazienza e per lasciarmi scappare ancora tutte le  domeniche a sfogare la mia voglia di scalata. Molte volte sono io stesso che preferisco stare a casa con le mie figlie piuttosto che partire ad arrampicare. Cerco di trovare il giusto equilibrio in modo da non dover rinunciare a nulla, ma non è semplice.

A breve Cortina avrà la struttura di arrampicata: come vede il Canon questo progetto?
Lo vedo molto bene e ne sono molto felice. Sto collaborando in prima persona assieme al presidente degli Scoiattoli Mario Lacedelli e all'architetto-scoiattolo Christian Ghedina con delle riunioni periodiche  assieme ai progettisti e ai costruttori per ciò che riguarda la parete d’arrampicata, in modo che la struttura sia all'avanguardia e con possibilità di abbracciare le richieste di  tutte le fasce di arrampicatori. Sono convinto che una volta pronta sarà un'opportunità per moltissimi giovani per avvicinarsi a questo sport ed un investimento importante a livello turistico.

Avrai un ruolo nella gestione della struttura?
Ad oggi non conosco ancora i particolari, i costi e le intenzioni della società Sopiazes e dei consiglieri del Comune a riguardo. Penso sia importante che a breve si cominci a ragionare in tal senso in relazione anche al periodo di crisi che si sta attraversando e considerando che la gestione è quello che rende viva e duratura una struttura di questo tipo. Per quanto mi riguarda si dovranno valutare molto attentamente i modi ed i costi della gestione, ma non nego che un ruolo a livello di gestione tecnica potrebbe essere una cosa naturale, visto quello che ho fatto nel mondo dell’arrampicata sportiva  in questi anni.