Alexander Hall gremita per l'incontro con Paolo Mieli organizzato da Una Montagna di Libri
    

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Alexander Hall gremita per l'incontro con Paolo Mieli organizzato da Una Montagna di Libri

Marina Menardi

10/08/2012
Il pubblico delle grandi occasioni alla Montagna di Libri mercoledì 8 agosto all'Alexander Hall per l'incontro con Paolo Mieli, presidente di Rcs e già direttore del Corriere della Sera dal 1992 al 1997 e dal 2004 al 2009. La sala congressi di Cortina d'Ampezzo era stata inizialmente aperta solo per metà, ma poi si è potuta aprire per intero, al fine di ospitare le numerose persone rimaste fuori. Il dibattito viene brillantemente moderato da Francesco Chiamulera, responsabile di Una montagna di libri. Si parla di governo tecnico e perché siamo arrivati a questo punto. «Nel novembre del 2011 abbiamo raggiunto il limite: la nostra classe politica si è arresa, Berlusconi si è dimesso e l'opposizione non ha presentato un governo alternativo. Gli eletti hanno preferito i supplenti, per darsi tempo di assestarsi» ha spiegato Mieli, usando la metafora scolastica. «I supplenti a malapena hanno consentito che la situazione non degenerasse. Ho un grosso dubbio che nel frattempo si sia formato un corpo insegnante preparato». Chi ha fatto la guerra alla nostra classe politica per portarla alla resa? «La guerra ce la siamo fatta noi stessi, di certo non i tedeschi. Noi abbiamo vissuto alla grande rinviando il debito a figli e nipoti». Molto duro il giudizio nei confronti del sistema politico clientelare che ha caratterizzato in particolare la regione Sicilia, oggi in pericolo di commissariamento. «È incredibile che in Sicilia ci siano dieci volte le guardie forestali del Trentino. Come possiamo ora pretendere che operai tedeschi, olandesi o finlandesi paghino i forestali di Agrigento? Se a voi vi dicono di pagare più tasse per i nullafacenti greci, voi lo fareste volentieri o vi arrabbiereste? Il nodo è venuto al pettine: ora dobbiamo risolvere il problema». Sul futuro, dopo il governo tecnico, cosa succederà? «Se alla fine della legislatura non ci saranno le tanto annunciate riforme sui tagli di Province e dei Parlamentari, allora saranno state solo chiacchiere. Se qualcuno dei tecnici si ricandida, significa che nell'anno e mezzo di mandato ha fatto un altro mestiere» ha messo in guardia Mieli.