Punto, linea, superficie 1956 – 2026
    

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Punto, linea, superficie 1956 – 2026

Lettere al giornale

15/11/2024

Il punto 

All’incirca 400 giorni ci separano dalle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 (pochissimi!) e già stiamo assistendo a un evento spettacolare: il fenomenale ammirevole impegno di SIMICO, la ditta tardivamente incaricata di realizzare gli impianti olimpionici di Cortina, che senza sosta si sta prodigando per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Prima di tutto la ricostruzione della tanto controversa pista di bob – doverosamente intitolata al campionissimo Eugenio Monti – praticamente l’impianto olimpico più vecchio d’Italia; fu infatti realizzato nel lontano 1923, ben nove anni prima dell’inaugurazione della prima versione dello stadio olimpico di Roma (1932). Se consideriamo l’aumento prezzi dei materiali in questi vent’anni, il costo di realizzazione alla fin fine risulta essere di sicuro inferiore rispetto a quello investito nell’impianto di Cesana-Torino del 2006 – ora in stato di completo abbandono – costato all’epoca 106 milioni di euro contro i 120 milioni ora previsti per la pista di Cortina. 

Oggi, come perequazione per l’invasività del progetto, qualcuno minaccia di piantumare nella stessa area 10.000 nuovi alberi, ma noi speriamo vivamente che ciò non avvenga o perlomeno non qui a Cortina. Forse in qualche altra zona del Veneto un’area realmente bisognosa di arricchire la propria vegetazione la si può trovare… staremo a vedere.

Lo stadio del Ghiaccio, ora interessato da nuove opere di ammodernamento dopo l’orribile intervento di copertura degli anni 2004 – 2009, quando fu realizzato un tetto del tutto simile al coperchio di una pentola a pressione). Lo scempio provocato da quell’operazione è oggi davanti agli occhi di tutti: anziché creare un’arena semi interrata nella seconda pista verso sud si è preferito castrare l’edificio applicandogli una copertura senza alcuna relazione con la splendida architettura originale, progettata dall’ing Ghedina in collaborazione con gli architetti Nelli e Uras. Proseguendo su quella via, dopo nemmeno quindici anni si è costretti a provvedere ad un ulteriore rifacimento del tetto, all’adeguamento di spogliatoi che incredibilmente non erano stati pensati per essere all’altezza di una qualunque manifestazione internazionale e infine, nonostante la normativa vigente già lo prevedesse anche nel 2009, sarà ora inevitabile porre rimedio alla totale assenza di ascensori per raggiungere i vari livelli della struttura, intervento evidentemente necessario considerando l’imminenza delle Paraolimpiadi.

In questo articolo preferisco tralasciare la citazione del villaggio di Fiames: fingo che non esista.

E parliamo invece del trampolino Italia, impianto per molti anni fortunosamente dimenticato da Dio e dagli uomini (dei quali di conseguenza non è stato costretto a dover subire gli interventi): la vera porta di Cortina. 
A mio parere abbiamo di fronte il trampolino più bello del mondo come posizione, come architettura e come esempio del brillante ingegno ingegneristico italiano degli anni Cinquanta, collaudato da quell’ing. Nervi già famoso per aver progettato la splendida sala papale a Roma.

Il progetto attualmente approvato ne prevede il restauro (per fortuna) conservativo, con il completo ammodernamento della torre e della rampa, il rifacimento delle tribune e la realizzazione di un nuovo ristorante con bar e servizi sul pianoro all’altezza del dente lato nord, verso Zuel, per una superficie complessiva di circa 1300 mq.
In relazione alla proprietà dei terreni (argomento rimasto non risolto dal 1955) l’approvazione del progetto è stata sottoposta anche alle Regole d’Ampezzo, insieme ai Confratelli di San Rocco a Zuel.

La porta di Cortina avrà finalmente nuova vita. 

La linea (logica)

Se definiamo così quella che dovrebbe seguire il Comune per dirigersi verso l’Evento, devo dire che non mi pare di assistere a grandi sforzi nella giusta direzione, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, neppure l’ideazione di quei piccoli gesti di comunicazione che costano poca fatica ma pesano molto sul piano dell’attribuzione di significato, come potrebbe essere la collocazione di segni informativi ai quattro ingressi di Cortina.

Basterebbe poco, una semplice frase chiara a chiunque come ad esempio “Cortina d’Ampezzo Olympic Town 1956 – 2026”, e già il perimetro sarebbe segnato, il territorio marchiato, l’evento annunciato. E invece niente, non una bandiera, un manifesto, un’insegna. Niente di niente, come purtroppo già avvenuto per i Mondiali del 2021, svolti quasi all’oscuro di cittadini e turisti.

Volendo ci si potrebbe anche spingere un po’ oltre, e nominare il sogno segreto di tutti noi, quel museo dello sport in discussione da almeno settant’anni che ora, magari sfruttando l’ex sede della mostra d’arte Farsetti, potrebbe finalmente e miracolosamente realizzarsi. 

La superficie

Qui il tema diventa molto complesso, poiché bisogna parlare di urbanistica, di viabilità e di sviluppo delle infrastrutture sul territorio.

Ad un primo sguardo sembrerebbe tutto bene: a Tai di Cadore il tunnel per facilitare l’accesso in Cadore sta proseguendo con estrema rapidità, a Valle di Cadore il passante in galleria è in piena esecuzione, a San Vito di Cadore la variante fuori terra sarà realizzata in tempo per i Giochi… ma a Cortina il progetto tra la località Riva e lo Stadio Apollonio è ancora nei cassetti.

E se vogliamo aggiungere un commento sui parcheggi interrati: quello dello Stadio Apollonio (circa 750 posti auto) non sarà costruito prima delle Olimpiadi, in Piazza delle Poste dei tre piani inizialmente previsti ne sarà realizzato uno solo, per quanto riguarda il Piazzale dell’ex stazione ferroviaria non esistono notizie sulla consegna dei lavori, ma in Ria de Zeto sorgerà un nuovo garage su tre piani con posti che saranno messi in vendita con prezzi compresi tra i 150 e i 215 mila euro. 

Nota bene: per il progetto della piazza dell’ex mercato è circolato un rendering con la previsione di ulteriori spazi commerciali e di un parcheggio, bisogna a questo punto valutare correttamente il fatto che per la nostra tipologia di turismo funzionano bene solo i posti auto a pagamento, con tassametro oppure ad orario, non quelli in vendita; basti vedere come i garage costruiti a servizio delle case nelle varie frazioni di Cortina siano perennemente vuoti.

Nel frattempo, il Comune da parte sua si sta dando da fare per recuperare qua e là terreni a parcheggio provvisorio da destinare a servizio pubblico (vedi ad esempio i nuovi posti auto vicino allo Stadio del Ghiaccio) esponendosi però agli inevitabili ricorsi al TAR da parte di chi mette in dubbio la correttezza della procedura. 

Lascio a chi legge le considerazioni finali su una città che si prepara ad ospitare alcune competizioni olimpiche senza sapersi organizzare a dovere su aspetti fondamentali quali sono quelli della viabilità e dei parcheggi.
Però vi invito ad unirvi a me in un sentito e grato ringraziamento nei confronti di un Cadore che invece – e per fortuna – ha saputo muoversi a tempo debito nel realizzare le varianti, allo stesso modo devo lamentare il problema del passante di Longarone che dopo più di mezzo secolo non ha ancora individuato la soluzione definitiva, il vero tappo della viabilità che funziona da deterrente al turismo della parte alta Provincia di Belluno, il Cadore, il Comelico, l’ampezzano  soccombono allo scarso interessamento della inerme della Provincia e del Sindaco di Longarone che evidentemente preferisce avvolgere nello smog i poveri cittadini che resistono ormai senza speranze.

Dispiace annunciare ai detrattori che le olimpiadi saranno comunque un successo planetario il nome Milano Cortina farà milioni di volte il giro del mondo rendendo un ritorno impensabile.


Enrico Ghezze