Area ex-stazione ferroviaria: perché non area verde?
    

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Area ex-stazione ferroviaria: perché non area verde?

Lettere al giornale

15/08/2024

L’area della stazione delle corriere (ex ferrovia delle Dolomiti chiusa nel 1964) avrebbe potuto avere ben altra e migliore progettazione, facendola comunque rimanere nell’alveo del bene pubblico, come era stato vincolato negli anni ‘80 e come è attualmente.

Io avrei immaginato un’area destinata a verde (visto e considerato che gli attuali parcheggi comunque spariranno nell’ambito di un cementificazione a vantaggio, molto, dei privati e, poco, della collettività) con parco pubblico, alberi e panchine e parco giochi, percorso Kneipp o percorso vita, tracciato pump-up per bmx, parco avventura, … ecc. lasciando in ogni caso un tracciato per il collegamento da monte a valle del percorso ciclabile Dobbiaco-Calalzo (che attualmente non è presente).

Se ci fosse stato un concorso di idee o una manifestazione di interesse, forse, sarebbero emerse delle idee differenti da quelle legittimamente proposte nell’ambito del partenariato pubblico e privato, che si incanalano in una visione miope del futuro, fatto solo di ulteriori costruzioni.

La presentazione del progetto da parte del privato non è vincolante per l’ente pubblico, perché se l’ente pubblico non vuole o non può, quel progetto di PPP rimane lettera morta.

Quindi il comune fa proprio il progetto, e lo mette a gara, tenendo bene in conto che chi presenta il progetto di partenariato pubblico-privato non è necessariamente l’affidatario finale, ma essendoci un bando pubblico, chiunque può partecipare e vincere!

Inoltre, è molto insolito che un’area destinata alla collettività (per quanto, comunque, da riqualificare) venga fatto oggetto di cambio di destinazione d’uso a favore di progetti di privati, quando anche esistono progetti di rimessa in funzione di un collegamento ferroviario da Calalzo a Dobbiaco, anche se con percorsi differenti rispetto alla vecchia linea dismessa nel 1964, ma che hanno tutti come fulcro la vecchia stazione dei treni e che pertanto in futuro l’area potrebbe essere ripristinata al suo originario utilizzo.

Nei prossimi decenni, poi, a causa dell’incremento demografico e anche progressivo miglioramento della situazione economica di popoli che una volta erano poveri, il turismo sarà sempre maggiore e occorrono infrastrutture adeguate per i prossimi 50/100 anni. O si pongono dei limiti all’ingresso di turisti (come già sta avvenendo in altre località turistiche) o ci sarà l’invasione e le strutture e infrastrutture saranno carenti.

Signori del comune, occorre lungimiranza: provare a gestire il futuro non è semplice, ma togliersi per sempre un’area centrale, che adesso può essere area verde, e che fra qualche anno può diventare stazione, e che fra altri diversi anni può diventare altro, sempre a beneficio della collettività, vuol dire tagliarsi le gambe e non avere, nel futuro, un’area a disposizione per progetti pubblici a vantaggio della collettività e dei turisti.

Inoltre, la viabilità del futuro non sarà su (solo) gomma ma dovrà essere per forza alternativa, e il treno è uno di questi: poi all’interno del comune si potranno installare dei people mover o trenini come in svizzera che possano essere a servizio dei villaggi/sestieri e anche dei turisti. Mi immagino una linea che dall’attuale stazione va a Guargnè, poi Chiave, poi Cadin, Freccia nel Cielo, poi Socrepes-Lacedel, per terminare a Pocol, per esempio. Avrebbe una funzione turistica ma anche a beneficio dei residenti, e toglierebbe numerosi mezzi su gomma che si spostano continuamente sulle strade urbane e sulla 48. E tutte le realtà economiche la dovrebbero sostenere, perché dovrà essere attrattiva e concorrenziale al veicolo privato.

E poi occorre destinare comunque degli appositi spazi a parcheggi perché non riesco a immaginare un futuro senza auto, e ce ne vorranno sempre più, vista l’attuale carenza.


Manuel Fantini