La pista da bob di Cortina per i Giochi olimpici del 2026 continua far parlare di sé. Mentre i lavori proseguono a gran carica - a detta del ministro Abodi addirittura in anticipo sul crono programma (partito in ritardo di 4 anni, ma l’ottimismo la fa da padrone sulla buona riuscita dell’impianto in tempo), il problema cruciale rimane la legacy, ossia il piano di sostegno economico per i vent’anni successivi ai Giochi richiesto dal CIO.
L’opera da oltre 120 milioni di euro, finanziata interamente da fondi pubblici, sta per essere costruita senza avere ancora un suo piano di sostenibilità economica futura. Eppure è da gennaio 2024 che si sente dire da parte del sindaco di Cortina Gianluca Lorenzi che «il piano di legacy è in dirittura di arrivo».
Non si sa più cosa inventarsi per convincere il CIO che il piano c’è. Ecco quindi che è spuntato nei giorni scorsi lo schema di “Accordo di Programma per la gestione, promozione e valorizzazione post olimpica dello Sliding Centre “Eugenio Monti” e delle altre opere olimpiche realizzate nel Comune di Cortina d’Ampezzo e delle Province Autonome di Trento e Bolzano” approvato dal Comune di Cortina e dalla Regione Veneto.
Nello schema si accenna all’utilizzo dei Fondi dei Comuni confinanti per mantenere lo Sliding Center, che dovrebbero dunque essere in parte trattenuti dalle province autonome per pagare i costi degli impianti nella gestione post Olimpiadi anziché essere investiti in opere pubbliche, motivo per cui furono istituiti.
Questo per fare la felicità di un numero presunto di 83 atleti che fruiranno dell’impianto a partire dal 2027, di cui 25 per il Bob, 15 per lo Skeleton e 43 per lo slittino; il numero di competizioni che possono essere previste sono 9 in tutto, da organizzare nell’arco dei cinque mesi durante i quali la pista dovrà rimanere ghiacciata, per una fruizione della pista di non oltre otto settimane a stagione (i dati sono stati evidenziati dalla FISI e riportati nero su bianco nella delibera comunale dello schema dell’Accordo per la gestione dello Sliding Center).
Immediatamente è arrivato il “niet” della provincia di Trento, seguito da quello della Provincia di Bolzano: entrambe in una nota hanno smentito categoricamente l’ipotesi di poter contribuire economicamente alla gestione della nuova pista da bob, né tanto meno a coprirne eventuali deficit in concorso con altri soggetti.
Anche la Provincia di Belluno si è tirata fuori al momento: «Prima vanno chiariti i dubbi di natura giuridica. Allo stato attuale l’accordo non è neanche considerabile» ha dichiarato il presidente della Provincia di Belluno Padrin.
Infuriati i sindaci dei comuni confinanti, non solo della provincia di Belluno, ma anche delle altre provincie confinanti con il Trentino Alto Adige.
Non solo: per poter usufruire dei Fondi dei Comuni Confinanti è necessario un passaggio parlamentare, insomma, bisogna cambiare la norma, in quanto questi soldi possono essere destinati a investimenti sul territorio, e non per spese correnti, tanto meno a coprire perdite per un impianto ad uso di poche decine di persone.
Che cosa si inventeranno ora i nostri eroi per il piano di legacy da proporre al CIO?