ALCUNE OBIEZIONI SUL RESTAURO DELLA CHIESA
    

Ricerca avanzata

Tutte queste parole:
Frase esatta:
    
logo

Ricerca sul sito

Ricerca normale (una di queste parole):
Tutte queste parole:
Frase esatta:

ALCUNE OBIEZIONI SUL RESTAURO DELLA CHIESA

Edoardo Pompanin

01/02/2009

Il restauro della chiesa parrocchiale ha destato sentimenti di ammirazione per il faticoso impegno e per gli ottimi risultati. Come sempre accade - e come è giusto che sia - abbiamo raccolto anche una serie di osservazioni critiche che abbiamo giudicato interessanti e meritevoli di essere sottoposte al decano e al direttore dei lavori (don Davide Fiocco e arch. Gianluca Ghedini). Come insegna la storia del 1878 (raccontata dal nostro studioso M.F. Belli), solo il confronto nelle opere e nelle intenzioni concilia le diverse opinioni.

Riscaldamento della chiesa

Data l'esigenza di provvedere al suo rifacimento a causa dei problemi irrisolvibili di funzionamento, quali sono state le valutazioni che hanno portato a questo tipo di scelta - molto dispendiosa - e quali altre soluzioni sono state valutate in alternativa?

Dal punto di vista tecnico è una sola soluzione tecnologicamente moderna (utilizzata anche nel duomo di Milano), che coniuga resa calorica, risparmio energetico e salvaguardia del monumento.

Pavimento della chiesa

Ferma restando la decisione di provvedere ad un riscaldamento a pavimento, quali sono state le decisioni che hanno determinato la scelta del tipo di pietra posato? Mettendola a confronto con il precedente granito rosa, l'attuale tono grigio sembra adattarsi poco ad una chiesa di stile barocco.

È stata una scelta «filologica». Il pavimento posato negli anni '50 fu di fatto una «violenza» alla chiesa: inadatto sia per la finitura (un piano da cucina…), sia per il formato di posa (da hall d'albergo…), sia per la distruzione di un'opera vecchia di duecento anni, che oggi sarebbe stata restaurata: nessun ente l'avrebbe fatto rimuovere con tanta facilità.

Studiando le foto più vecchie, si è scelto di ripristinare il disegno originario con una pietra che assomigliasse nella posa (in diagonale) e nella finitura (bocciardata) a quella anticamente posata. Il tono neutro della pietra è voluto per far risaltare la ricchezza della fabbrica.

Il presbiterio

Il presbiterio è stato «sostanzialmente» modificato. L'altare maggiore è stato abbassato senza più permettere la sua visione quando si entra dalla porta principale. In questo modo sullo stesso sono state precluse eventuali celebrazioni dei riti in modo antico che sono tuttora permesse. Esso risulta completamente nascosto dall'altare rivolto verso il popolo, posto su due gradini stretti e poco pratici. Inoltre, allungando il presbiterio verso la navata centrale si sono dovuti togliere i banchetti che, oltre ad assicurare alcuni posti, contribuivano a creare un colpo d'occhio che allungava la navata protendendola con maggior slancio verso l'altare maggiore. Il presbiterio prima delle modifiche forse appariva più proporzionato alla chiesa stessa e sembrava più funzionale alle celebrazioni liturgiche in uso alla parrocchia.

Vediamo di non leggere i documenti pontifici in modo unilaterale e selettivo: il Motu proprio di papa Benedetto dice che il vecchio rito di Pio V è «forma straordinaria» della liturgia cattolica; va da sé che una comunità parrocchiale segua la forma ordinaria, cioè il rito di Paolo VI.

Quanto all'altare, le norme litur- all'intergiche parlano chiaro: «L'altare sia costruito staccato dalla parete, per potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo… L'altare sia poi collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l'attenzione dei fedeli (OGMR n. 299); e ancora: «…si costruisca un solo altare che significhi alla comunità dei fedeli l'unico Cristo e l'unica Eucaristia della Chiesa. Nelle chiese già costruite, quando il vecchio altare è collocato in modo da rendere difficile la partecipazione del popolo e non può essere rimosso senza danneggiare il valore artistico, si costruisca un altro altare fisso, realizzato con arte e debitamente dedicato. Soltanto sopra questo altare si compiano le sacre celebrazioni. Il vecchio altare non venga ornato con particolare cura per non sottrarre l'attenzione dei fedeli dal nuovo altare» (n. 303). Un altro documento: «La conformazione e la collocazione dell'altare devono rendere possibile la celebrazione rivolti al popolo… Nel caso in cui l'altare preesistente venisse conservato, si eviti di coprire la sua mensa con la tovaglia e lo si adorni molto sobriamente, in modo da lasciare nella dovuta evidenza la mensa dell'unico altare per la celebrazione» (CEI, L'adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, n. 17).

Il vecchio altare è stato abbassato per una ragione «filologica»: durante il restauro è risultata essere quella l'altezza originaria. Così si è enfatizzata la pala dello Zanchi ed è stato restituito lo slancio originario alla struttura.

Prima dell'intervento degli anni '50, l'«altare privilegiatum» (opera di Johann Müssack) era esattamente nella posizione in cui è stato riposizionato ed i gradini per giungere allo stesso sono stati correttamente ricollocati.

Quell'intervento lo snaturò: non si ebbe alcun riguardo di una vera opera d'arte che oggi - con cura e dedizione - è stato riportato al suo originario splendore. Il gradino del presbiterio è stato ri-portato in avanti per le stesse ragioni filologiche: durante lo scavo, infatti, è emerso che tale era l'antica configurazione della chiesa. Il ripristino tra l'altro è stato imposto dalla Soprintendenza in corso d'opera. La nuova collocazione dell'altare, al centro del presbiterio, era stata concordata nell'estate del 2007 tra Ufficio per la Liturgia (mons. De Vido), Ufficio beni culturali (mons. Mazzorana), le competenti Commissioni, la Soprintendenza (arch. Girardini), i tecnici e la parrocchia.

Ripristinato il gradino avanzato si è imposta la costruzione di una predella con un'altezza (comunque inferiore alla precedente) tale da permettere all'assemblea di vedere l'altare, perché questo costituisca «realmente il centro

verso il quale spontaneamente converga l'attenzione dei fedeli» (cit. supra). Sono state fatte diverse prove con la chiesa piena! Non è poi vero che sia poco pratico; tutt'altro: i sacerdoti vi celebrano con soddisfazione (salvo chi ha qualche problema di… sciatalgia!). Del resto, è lo stesso impianto scelto in molte abbazie, tanto per fare un esempio; ma soprattutto l'ispirazione è data nel centro della cattolicità… a San Pietro! L'attuale disposizione del presbiterio è assai funzionale alle celebrazioni. Non consideriamo solo qualche antico rito cui eravamo abituati: ci sono anche i battesimi, i matrimoni, i funerali, altre liturgie… Ricordiamo quanto era disagevole muoversi nella ristrettezza della precedente predella? Quando la celebrazione era più affollata, ci voleva un semaforo! Quanto al giudizio estetico, basterebbe confrontare le foto e giudicare oggettivamente. Troppo spesso la nostalgia oscura l'obiettività del giudizio. Un conto è dire «non mi piace»; un altro è borbottare sul prolungato e competente studio di tecnici ed esperti qualificati, le cui scelte sono state confermate dalla Soprintendenza.

Altari laterali

Ai piedi degli altari c'erano delle gradinate di marmo bianco e le stesse erano proporzionate alle dimensioni degli altari stessi. Secondo quale criterio si è provveduto a rifarle, comprimendole in modo così marcato da poter fare apparire gli altari meno importanti?

Il marmo degli scalini (giallo, non bianco) è sono stato rimosso per le stesse ragioni di incoerenza architettonica di cui sopra. Il piede degli altari è stato ridotto per le succitate ragioni liturgiche, ma soprattutto per lasciar libere le vie di fuga laterali. Vie che poi sono molto comode quando si fanno le processioni all'inter no della chiesa durante i vespri solenni.

Intonaci

Il restauro degli intonaci pitturati ha lasciato in evidenza le macchie e le ombre che erano presenti nelle campiture di tonalità verde e rosa del soffitto.

Chi ha visitato il cantiere alla fine di novembre non ha questi dubbi sul lavoro fatto. Forse, nonostante le indicazioni e i chiarimenti forniti ai numerosissimi visitatori, a poco è servito aprire la chiesa e «toccare con mano» un lavoro importante come quello appena concluso. Vedere le tecniche utilizzate, il paziente intervento dei restauratori, la costante presenza dei tecnici e della Soprintendenza non è servito?... Forse affermare che «non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire» è la miglior risposta.

Del resto, nel precedente numero della rivista si diceva: restaurare non è imbiancare; è rispettare il monumento nella sua originalità e nella sua storia. La ritinteggiatura è opportuno e salutare farla a casa propria, anche spesso. Un monumento di 230 anni non merita una ritinteggiatura, è per questo che le opere d'arte (lo sono anche le opere di architettura) vengono restaurate.

Ad ogni modo, quando il restauro sarà completato, organizzeremo una pubblica assemblea in cui tutti i referenti - dai tecnici, ai responsabili diocesani, alla Soprintendenza - spiegheranno le metodologie seguite e le motivazioni delle scelte fatte.