Che il paese sia abitato da una folta popolazione di gufi e civette dev'essere proprio vero, se il fatto è arrivato addirittura a stravolgere le consuetudini di Palazzo. Da vera popolazione notturna, la cittadinanza è stata chiamata a seguire i lavori del Consiglio comunale fino alle tre del mattino. Non glielo ha ordinato il dottore, quindi avrebbe potuto benissimo andare a letto, potrà aggiungere qualcuno. Il punto sta proprio qua: con pochi testimoni ad assistere alle discussioni su pista da bob, su Gis, sui Piruea, gli argomenti avrebbero potuto perdere di forza e in breve sarebbero caduti nel dimenticatoio. Questa è la sola ragionevole motivazione che può giustificare l'ostinazione a proseguire un Consiglio comunale dai contenuti delicati, ben oltre la mezzanotte quando anche buona parte degli amministratori ciondolavano la testa, morti dal sonno. Sarebbe stato semplice aggiornare la seduta al giorno dopo, in un orario che permettesse lucidità agli interventi e concentrazione agli ascolti. Un atteggiamento, questo, che se ha voluto dimostrare la buona volontà di lavorare fino a ore impensabili, pur di portare a compimento l'ordine del giorno, ha dimenticato il rispetto nei confronti del cittadino cui l'azione amministrativa si rivolge e al quale l'amministratore deve sempre dar conto.
Mancanza di rispetto nell'affrontare questioni importanti per il paese con la stanchezza di un'intera giornata di lavoro alle spalle, nell'obbligare i cittadini che hanno voluto rimanere in ascolto fino al termine a passare il giorno successivo come zombi.
Mancanza di rispetto, in definitiva, per l'unico momento della vita amministrativa che ha istituzionalmente una dimensione pubblica votata alla trasparenza, quello in cui in aula gli amministratori spiegano le proprie scelte, si confrontano apertamente con gli avversari politici, ma si rimettono anche al giudizio della cittadinanza che li ha eletti.