Il 24 giugno 2019 io non ero tra coloro (tanti? pochi?) che in Piazza Dibona, ai piedi del campanile, hanno gioito per l’assegnazione a Cortina delle Olimpiadi invernali 2026. In verità, il mio non era un aprioristico diniego, bensì il desiderio, che sentivo però come illusorio, di avere l’Olimpiade “di” e “per” Cortina.
Per prima cosa il mio auspicio era verso un’Olimpiade della conoscenza e della verità, che consentisse a tutti, ma proprio a tutti, ed in primis ai residenti, di vedere e capire oltre le apparenze, avendo accesso ad un sistema di informazioni, per l’appunto, “tra(n)s-parente”: mi immaginavo un grande portale o sito internet in continuo aggiornamento, in cui fossero riuniti in modo strutturato e facilmente accessibile gli atti e le delibere, in cui raccogliere la rassegna stampa e multimediale dei vari interventi, sia quelli favorevoli che contrari, ...
Essere degli “olimpionici” dell’informazione avrebbe portato molti vantaggi aggiunti. A cominciare da una più attiva, viva e costruttiva partecipazione e discussione pubblica, senza polarizzazioni, spaccature e schieramenti preconcetti. Avrebbe dato inoltre agli amministratori, ognuno al proprio livello, la forza e la serenità di operare alla luce del sole, sicuri che non ci fosse nulla da nascondere; parimenti avrebbe impedito, o almeno ostacolato, gli altisonanti ma infondati proclami di persone di spicco, che, soprattutto in Italia, sono sempre più solite fare ricorso ad affermazioni infondate, vaghe e non veritiere o a slogan (sostenibilità, legacy, masterplan, road map, vision, ...). Infine avrebbe potuto aiutare a combattere la corruzione e il mondo sommerso del malaffare e delle infiltrazioni mafiose e camorristiche.
In secondo luogo avrei voluto un’Olimpiade delle infrastrutture e delle reti, poggiante su un voluminoso fascicolo, realizzato dall’amministrazione comunale e da essa fortemente voluto e perseguito, di richieste e di progetti il più possibile dettagliati con relative tempistiche, volti a risolvere gli atavici problemi di un piccolo paese di montagna come Cortina.
Avrei ad esempio desiderato la creazione di una vera e propria rete fognaria efficiente, tramite il potenziamento di quella attuale, e a cui potessero collegarsi tutte, ripeto tutte, le abitazioni poste su entrambi i versanti della vallata.
Avrei voluto anche una rete internet potente, in cui non restassero aree del paese scoperte e che non risentisse delle strozzature tipiche di certi periodi dell’alta stagione o durante i grandi eventi.
Mi sarebbe pure piaciuto che venisse migliorata la rete stradale con vari piccoli interventi, non certo opere ciclopiche e distruttive. Per citare alcuni esempi: il malandato ponte di Cadin; il bypass di Zuel; un eventuale allargamento della strada lungo Boite per deviare i camion dal centro senza però incrementarne l’afflusso nella vallata; ampi parcheggi in fondovalle, che fossero però solo e unicamente parcheggi e non degli “zuccherini” per costruire nuovi impianti di risalita o per avviare delle speculazioni edilizie; piccoli parcheggi, anche a pagamento, all’imbocco dei sentieri più trafficati; ….
Oltre a mettere in cantiere opere di supporto, quali la piscina e il centro per il curling, mi sarebbe infine piaciuto che per ospitare gli atleti si fosse puntato soprattutto alla risistemazione della rete di edifici in disuso, preferibilmente quelli di proprietà comunale (ex casa per anziani, caseggiati in zona stazione e quello prospiciente la ex Piazza del mercato...). Tali edifici avrebbero potuto poi essere assegnati a prezzo calmierato ai residenti, soprattutto ai giovani, per contrastare così il progressivo e pericolosissimo calo demografico, che, come qualcuno ha già scritto, temo subirà un’impennata proprio a causa delle Olimpiadi e dell’aumento del costo delle affittanze.
Dimenticavo di parlare della necessità di utilizzare risorse anche per il potenziamento e per una migliore efficienza dell’apparato amministrativo comunale e degli enti partecipati, e cioè di quella “rete” di dipendenti pubblici indispensabile non solo per affrontare l’ingente mole di lavoro dei grandi eventi, ma anche per la vita di una località turistica complessa come quella di Cortina.
Da ultimo, ma non certo per importanza, avrei voluto che la “mia” Olimpiade fosse all’insegna del rispetto per il paesaggio e l’ambiente, un’Olimpiade per Cortina e non viceversa, e cioè non che Cortina servisse - o venisse asservita, sic - alle olimpiadi.
In conclusione il mio “sogno olimpico”, stando almeno ai recenti accadimenti, mi sembra configurarsi - ahimè - come un’occasione perduta, caratterizzata da grandi demolizioni, ciclopici inutili e dannosi trafori e valli di protezione, cantieri che permarranno ben oltre le scadenze, smart roads, spreco di denaro pubblico, improvvisazione, nascondimenti, prevaricazioni, minacce di espropri, rimpallo di responsabilità, …
“Povera Cortina”, come direbbe Franco Battiato.
Enrico Lacedelli