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In centinaia a Cortina per salutare Osvaldo Majoni Boto

Marina Menardi

15/03/2023

Erano in tantissimi ieri a dare l’ultimo saluto a Osvaldo Majoni Boto, scomparso improvvisamente lunedì mattina, alle 4, all’età di 79 anni, a causa di un brutto male, persona molto conosciuta a Cortina per essere stato unico titolare della Majoni Elettrotecnica, fondata dal padre nel 1948 e ancora oggi tra le più importanti aziende di elettrotecnica di Cortina, ma soprattutto per il suo impegno nel sociale. 

Majoni è stato per 32 anni presidente del Corpo Musicale di Cortina, uno dei più importanti e antichi sodalizi di Cortina d’Ampezzo. Si prese carico di rilanciare la banda cittadina molto giovane, nel 1977, all’età di 34 anni, dando una svolta all’interno del corpo bandistico. A lui si deve la divisa attuale dei musicanti, che consiste nell’abito tradizionale ampezzano copiato da modelli della metà del ‘700, un costume ammirato da tutti per la bellezza e l’arte della manifattura, ancora oggi in mano alle sarte ampezzane. 

Sempre sua è la creazione de “Ra Fèŝta de ra Bàndes”, la festa delle bande, nata un po’ in sordina e ora considerata la più grande festa del paese, che si tiene nell’ultima settimana di agosto e culmina con la sfilata in centro di più di 20 bande provenienti dall’Italia e dall’estero, le associazioni e i gruppi del paese, coniando come slogan “L’anima di un paese in festa” e ancora oggi uno degli eventi clou della stagione estiva ampezzana. 

Sua è la firma della “Conchiglia” di piazza Dibona. Per risolvere l’annoso problema dei concerti all’aperto, nel 1984 Majoni incaricò l’architetto pusterese Bernhard Lösch di progettare un padiglione in quella che si chiamava piazza Venezia, in pieno centro pedonale; grazie all’appoggio dell’allora amministrazione comunale del Sindaco Tellarini nacque la Conchiglia a scomparsa, che grazie ad un  meccanismo all’ora all’avanguardia permette di essere sollevata quando viene usata, e poi rimessa sotto suolo per lasciare libera la piazza quando non viene usata. La polifunzionalità della Conchiglia voluta da Majoni ancora oggi è confermata dal grande uso che viene fatto di questa struttura per moltissimi eventi.

Così lo ricorda l’attuale presidente del Corpo Musicale di Cortina Massimiliano Fontana: «La mancanza di Osvaldo è una grossa perdita per la banda, ma anche per Cortina in generale. Lui ha sempre fatto bene a Cortina, con spirito positivo, entusiasmo e determinazione, e per questo è una persona ben voluta da tutti. Ha fatto parte della banda per 60 anni, ed è stato presidente per 33, facendo moltissime cose. Ne voglio ricordare tre che sono rimaste nella storia: l’adozione del costume ampezzano al posto della classica divisa, la “festa de ra bandes”, la Conchiglia. Io sono cresciuto in banda con lui, e posso solo dire, al nome del sodalizio, grazie di tutto».

Osvaldo Majoni è stato per molti barelliere a Lourdes tra i volontari dell’Unitalsi. Faceva parte anche degli “Undesc” (Undici) un gruppo di amici nato per caso che periodicamente si ritrovava per convivialità e per fare festa insieme. 

Il corteo funebre è partito alle ore 14,45 davanti alla pasticceria Alverà, per arrivare fino davanti al sagrato della basilica. Durante il tragitto fino alla chiesa, e poi dalla chiesa al cimitero, Osvaldo è stato portato a spalla dai dipendenti della sua ditta.  

Ad accompagnare il feretro il Corpo Musicale di Cortina, alcuni rappresentanti del’Unitalsi, i membri della fanfara della Brigata Alpina Cadore in congedo, rappresentanti di varie associazioni di Cortina, e tantissima gente. La liturgia funebre è stata concelebrata da tre sacerdoti e accompagnata dalle voci del coro Acquaviva e, per alcuni brani, dal Corpo Musicale. 

Il parroco don Ivano lo ha ricordato con grande affetto e commozione. «Osvaldo aveva chiaro che dopo la morte c’è la risurrezione, e con questo spirito ha trascorso la sua vita. Aveva la capacità di mettere insieme la fede con la vita di tutti i giorni. Era capace allo stesso tempo di essere presidente della banda, membro dell’Unitalsi, festeggiare in baracca con gli Undesc, sempre positivo, sorridente, e con un buon senso dell’umorismo. Lui ha dimostrato che si può essere veri uomini e veri cristiani, in situazioni anche molto diverse fra loro. Me lo ha dimostrato fino all’ultimo giorno, e per questo gli sono grato» ha detto don Ivano. 

Osvaldo lascia la moglie Sissi e i tre figli Erica, nata dalla prima moglie, Samuele e Mattia. 


Foto: Bandion.it