L'aggressione da parte della regione Veneto alle montagne
    

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L'aggressione da parte della regione Veneto alle montagne

Lettere al giornale

29/10/2022

A me pare che alla Regione Veneto siano affetti da follia collettiva: ma ciò che più sgomenta è che questo foglio elettronico sul quale ora scrivo, proteso come è giusto che sia alla salvaguardia dell’ambiente inteso – nel nostro caso – come la meraviglia dei Monti Pallidi nel loro fascino e del quale una delle componenti essenziali è quel senso di solitudine che ne rende la bellezza sublime, si limiti a darne una modesta notizia di cronaca senza avvertire questo sgomento: il consesso veneto quindi si accinge a consentire che  “malghe, rifugi e bivacchi alpini, possano essere realizzate anche sopra il limite di 1600 metri posto dall’attuale normativa urbanistica regionale. Oltre a tale modifica generale, va poi segnalata l’introduzione di un’ulteriore tipologia di struttura ricettiva in ambienti naturali: le “stanze panoramiche”, che sono stanze di vetro e legno o altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto, collocate stabilmente sul suolo, caratterizzate da un elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento, con particolare attenzione all’ambiente e al paesaggio circostante”.

Che molti politici siano via di testa è un dato triste ed incontrovertibile, ma non pensavamo si giungesse a tanto. 

Ovviamente il raggiungimento di queste oscenità montane richiederà anche la realizzazione di “idonei” mezzi di accesso (se non ancora sulle cime, nei loro pressi): basta vedere, - meglio ancora – voler vedere la disgustosa scena che contorna le Tre Cime di Lavaredo intorno alle quali centinaia se non migliaia di auto ed altri mezzi simili fanno da vomitevole arredo alle rocce.

Auspichiamo quindi che tutti coloro che hanno veramente a cuore il futuro di questi e dei tanti altri monti dei quali l’Italia è orgogliosa portatrice, compreso questa redazione facciano sentire la loro voce al fine di vietare questo obbrobrio.

Cordialmente

Avv. Bruno de’ Costanzo