Cara Roberta,
un giorno di parecchio tempo fa sono passata nel tuo negozio per ritirare una riparazione.
Stavi parlando delle tue molte riserve sulla presenza dei Giochi Olimpici invernali a Cortina e mi hai chiesto se volevo partecipare ad una raccolta firme contro l'evento. Ero di gran fretta, come sempre, e ho pensato che la scelta più veloce fosse firmare, pagare e correre via. In fondo, un nome in più o in meno non faceva certo la differenza…
Ci tengo a ribadire che nessuno mi ha fatto pressione, la scelta stupida è stata mia e solo mia. E dico stupida perché ci sono due cose di cui sono profondamente sicura, da “foresta” residente a Cortina da oltre 60 anni.
La prima è che Cortina vive e prospera grazie al turismo e allo sport (o forse non mi sono accorta che viviamo di pastorizia e agricoltura di montagna?) e bisogna accettare che gli impianti turistici e sportivi, in un mondo in costante rapida evoluzione, necessitano di continui interventi mirati, aggiornamenti tecnici e ristrutturazioni. Non vergogniamoci di imparare da Svizzera e Austria, che sono geniali nel coniugare tradizione e innovazione.
La seconda è che in questa valle strepitosa, dalla bellezza ineguagliabile, si è da sempre convinti, sotto sotto, che tutta questa bellezza sia sufficiente a garantire pane e companatico presente e futuro, più o meno senza battere colpo. Che importano strade e stradine dissestate? La gente viene per le montagne. Che importa se il bel trampolino, invece che un monumento locale da suggerire ai visitatori, è ridotto a un rudere pressoché insignificante? La gente va in gita. Che importa se la gloriosa pista da bob, un bene prezioso a cui sono connessi ricordi emozionanti e giornate sportive indimenticabili, viene lasciata a marcire? Ragazzi, vi rendete conto che per ristrutturarla bisognerebbe abbattere qualche decina di alberi e usare – a malapena oso nominarlo – del cemento? Anatema, sento gli ambientalisti tremare. La parola d'ordine sarà sempre e comunque NO, specialmente se un'opera è utile, anzi essenziale, perché solo così si entra nel novero dei nuovi eroi, i “salvatori del paesaggio”.
Inutile dire che se questi eroi recentissimi fossero esistiti già più di un secolo fa Cortina non avrebbe l'imponente campanile parrocchiale (e forse nemmeno la parrocchia), non avrebbe il sacrario di Pocol, non avrebbe sentieri, ferrate e rifugi (scempio ambientale!), non avrebbe avuto la ferrovia, che andrebbe riattivata per farne un valore aggiunto locale come ha fatto St Moritz, non avrebbe impianti di risalita, che peraltro vengono usati allegramente dai severi ambientalisti se per caso fa loro comodo. Una delle tante contraddizioni. Soprattutto non avrebbe avuto le Olimpiadi del 1956, che sono state il trampolino di lancio di Cortina internazionale e del benessere economico locale.
Cara Roberta, coprirsi gli occhi, la bocca e le orecchie come le famose tre scimmie e opporsi a tutto per principio, ipotizzando una Cortina ferma nel tempo, mentre il mondo sportivo/ turistico dell'arco alpino svizzero e austriaco va avanti a grandi passi, adeguandosi tecnicamente ai tempi che cambiano, ristrutturando e valorizzando con perizia le proprie installazioni sportive, non è amare il proprio paese, ma è suicidare il proprio paese. Le nuove Olimpiadi sono l'occasione perfetta per scuotere Cortina fuori dal suo immobilismo, per incoraggiare il rinnovamento e ridare un po' di lustro a questo bellissimo paese. Guai a non voler vedere e non voler capire.
Con stima e affetto,
Marilia de Zanna