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Montessori Cortina: vittoria su tutti i fronti contro il Comune

Marina Menardi

15/07/2022

I genitori del centro Montessori di Cortina incassano una vittoria contro il Comune di Cortina su tutti i fronti, o quasi. È stata pubblicata infatti la sentenza del Tribunale di Belluno con la quale il Giudice dott. Giacomelli ha accolto le istanze e le ragioni dell’Associazione Facciamo un Nido, che gestisce il centro Montessori di Cortina. 

l’Associazione Facciamo un Nido, a seguito della sospensione da parte del Comune di Cortina d’Ampezzo dei contributi economici dovuti a seguito di specifici accordi, ha dovuto richiedere al Tribunale di Belluno l’emissione di decreto ingiuntivo di pagamento delle somme dovute, provvedimento che il Tribunale ha concesso condannando quindi il Comune al pagamento di €. 234.940,95. 

Il Comune di Cortina non ha accettato tale condanna ed ha voluto opporla con una causa, contestando in particolare l’inadempimento dell’Associazione in materia di obblighi vaccinali con conseguente diritto alla mancata erogazione dei contributi. 

La sentenza, da tempo attesa dall’associazione di genitori che gestisce l’asilo nido, la Casa dei bambini e la scuola primaria bilingue parificata fino agli 11 anni per poter chiarire un braccio di ferro con l’amministrazione comunale che va avanti da cinque anni, riconosce la regolarità ed il rispetto della legge sulle questioni vaccinali, condannando pertanto il Comune di Cortina al pagamento di tutti i contributi negati. 

Sugli obblighi vaccinali, quindi, l’associazione ha agito nel rispetto della legge, e così per le spese di manutenzione non pagate che l’amministrazione comunale richiedeva e che l’associazione contestava. 

La sentenza ha altresì stabilito un canone di occupazione dell’immobile pari ad euro 600 mensili per il pregresso,  a partire dal 2015 fino ad oggi, ma anche per il futuro, finché non ci sarà una soluzione da parte dell’Amministrazione comunale sull’occupazione dell’immobile, che è di proprietà del Comune. Non è stato riconosciuto dal giudice il comodato d’uso gratuito fino al 2018, ma è stato dato atto alla delibera Masolo del 2018 (dal nome del dirigente dell’ufficio Patrimonio che l’ha firmata) che segnava il passaggio dal comodato alla locazione di 600 euro mensili. 

L’arch. Carlo Breda, responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Cortina, aveva stabilito come canone di locazione un importo di 6.000 euro mensili, bypassando così la delibera Masolo. Se da un lato su questa questione la vittoria è parziale, dall’altro lato l’associazione può cantare vittoria perché dai 6.000 chiesti da Breda si torna ai 600 della delibera del 2018. 

La sentenza condanna il Comune di Cortina al pagamento della somma di 209.821,39  (contributi di due anni relativi alle inadempienze vaccinali) oltre alla valutazione di interessi commerciali, più alti degli interessi legali. L’Associazione deve al Comune per l’indennità di affitto dell’immobile 50.631,84 euro, che corrisponde all’affitto dal 2015 ad oggi, poiché gli anni antecedenti sono prescritti. 

Il Comune, inoltre, dovrà erogare all’associazione anche il contributo di  112 mila di quest’anno contestati dal comune perché, a detto del responsabile dell’ufficio economico e finanziario Alessandra Cappellaro, non in regola con la situazione debitoria nei confronti del Comune. 

 

«Siamo molto soddisfatti e felici del risultato raggiunto e del fatto che il Tribunale abbia riconosciuto appieno la correttezza e la piena legalità delle azioni dell’Associazione» esulta Giorgia De Lotto, presidente dell’associazione Facciamo un nido, dopo aver letto la sentenza del Tribunale di Belluno. «L’unica cosa che non ci è stata riconosciuta è il comodato gratuito, tuttavia il giudice, partendo dal 2015, in quanto gli anni antecedenti sono prescritti, alla data della sentenza del 13 aprile depositata il 12 luglio, è stata applicata la delibera del 2018 che stabilisce un affitto di 600 euro al mese, che andrà anche oltre, fino all’eventuale rilascio dell’immobile. Una soluzione che noi eravamo disposti ad accettare anche nel 2018, avevamo spesso chiesto l’applicazione della delibera Masolo ma il Comune non ha mai voluto. L’arch. Carlo Breda, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune, voleva 6000 euro al mese. Ha persino rifiutato la nostra ultima offerta di qualche mese fa di 3000 euro al mese. Per noi quindi va benissimo. Per il resto è vittoria piena». 

Cosa vi aspettate dalla nuova amministrazione comunale? «La nuova amministrazione si è impegnata in campagna elettorale a risolvere la situazione; questa sentenza pone le basi per una buona risoluzione. Ora si tira una linea dritta rispetto al passato. Abbiamo una nuova base su cui discutere. Se c’è l’interesse a garantire il progetto per il futuro loro devono darci le garanzie». 

Vi è anche la questione dei dirigenti che finora si sono opposti alle richieste dell’associazione, Breda e Cappellaro. «Breda ora applica quanto disposto dal giudice e nessuno gli contesta niente, nemmeno la Corte dei conti, e la stessa cosa vale per Cappellaro con l’erogazione dei contributi. Loro hanno le spalle coperte. Dall’altra parte la nuova amministrazione si trova in una posizione di tranquillità e sicurezza con la sentenza. E noi genitori ci riguadagniamo la faccia soprattutto sulla questione dei vaccini: siamo sempre stati corretti, ora nessuno può dirci nulla e camminiamo a testa alta». 

E la questione dell’immobile? «Si può trovare una soluzione tranquillamente, visto che ora non si può più parlare di debiti. Cercheremo di trovare una procedura di evidenza pubblica, se non sarà possibile l’assegnazione diretta. Ci aspettiamo al più presto un incontro con l’amministrazione per portare avanti la trattativa e tutti gli accordi, e di riuscire a chiudere entro l’inizio anno dell’anno scolastico. Inoltre questo canone ci permette di non toccare le rette al rialzo e non gravare sulle famiglie. Ciò va vantaggio non solo dell’associazione ma dell’intera comunità per accedere al servizio con un prezzo abbordabile. L’Associazione può continuare in serenità a portare avanti un progetto a favore delle famiglie del territorio, un servizio sociale e non una scuola per i vip, quello che noi non volevamo essere».