Sembra l'operazione perfetta, come tutte le operazioni sulla carta. L'opera nasconde però un rischio eccezionale: verrà costruito un parcheggio interrato di tre piani in una zona "paludosa", con innumerevoli fontane nel sottosuolo e chissà quante bolle di acqua pronte a svuotarsi nelle adiacenze. Sotto gli edifici e nei sotterranei dei negozi del Corso Italia si sentono scorrere i ruscelli, lo sanno tutti. Le fondamenta del campanile poggiano - come scrive lo storico Mario Ferruccio Belli - su «una foresta di fango», a significare i 400 tronchi conficcati nello scavo di 7 metri in profondità per costruire una graticola di appoggio alla moda dei veneziani.
Questa situazione del terreno è la ragione - spiegata a suo tempo anche dal consigliere Demenego in Consiglio Comunale - per la quale nessuna amministrazione ha preso il rischio di toccare la zona (su consiglio di perizie tecniche commissionate all'epoca, ovviamente).
Che oggi ci si ASSUMA IL RISCHIO va benissimo: a progetto definitivo e con le carte in mano è giusto che il cittadino però sappia con certezza chi risponde di eventuali disastri e con quali risorse: nome, cognome e fideiussione bancaria. Perché se, come giustamente dicono i politici, «noi non siamo tecnici» (rimpallando già eventuali problemi ad altri), è comunque compito del politico trovare il tecnico che dovrà certificare la soluzione che propone e che tiene conto e risolve questi problemi: rispondendone, ovviamente.
Altrimenti andiamo a finire - ma molto in peggio - come con il Park interrato di Pontechiesa (opera che tra l'altro non è nemmeno paragonabile a questa), che ha patito di gravi infiltrazioni e non si riusciva a stabilire responsabilità e risarcimenti (è agli atti nelle relazioni Se.Am. (sic!) degli anni scorsi).
Il Presidente Se.Am. Marco Siorpaes ha promesso una presentazione pubblica del progetto. OTTIMO!: aspettiamo il luogo e i tempi giusti per formulare le osservazioni che un cittadino - dotato di un minimo di buon senso - non può non porsi.