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Raduno alpinistico e ambientalista al passo Giau domenica 5 giugno

Redazione

30/05/2022

Cittadini, associazioni di volontariato sociale, ambientaliste e alpinistiche si ritrovano domenica 5 giugno a Passo Giau per denunciare ancora una volta l'assalto alle Dolomiti e per rilanciare la protesta contro il modo in cui si sta articolando il progetto complessivo e di dettaglio delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

«Per questo terzo raduno “NON NEL MIO NOME” è stato scelto il passo Giau perché rappresenta l’emblema dell’aggressione speculativa alla montagna e ai suoi luoghi carichi di storia e ancora integri» spiegano gli organizzatori in una nota.

«Su questo valico la programmazione urbanistica intercomunale approvata dall’Alto Agordino ha previsto la realizzazione di una struttura turistica di gran lusso per un volume complessivo di 40 mila metri cubi. Questo stesso luogo è anche minacciato da un mega collegamento sciistico tra Cortina e Alleghe via Selva di Cadore da una parte, e tra Cortina e Arabba dall’altra, previsto da un progetto della Regione Veneto denominato ingannevolmente “Dolomiti no car”, che punta a creare un carosello di impianti a fune tra i più grandi al mondo».

Il raduno del 5 giugno costituirà per gli ambientalisti l’occasione per denunciare le tante criticità legate all’organizzazione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, «un grande evento nazionale e internazionale proposto inizialmente come innovativo perché basato su due principi: evento a costo zero e sostenibile».  

Principi che, a detta delle Associazioni, sono stati finora clamorosamente disattesi per i seguenti motivi:

- i costi previsti sono già triplicati, arrivando a superare i tre miliardi (tremila-milioni-di-euro), per lo più a carico della spesa pubblica, con poche prospettive di rientro;

- ad oggi non è stata avviata una Valutazione Ambientale Strategica (VAS), seppur prevista dal dossier di candidatura e dalle normative europee e nazionali, la sola in grado di valutare la sostenibilità di un progetto complesso perché tiene conto sia dell'insieme delle scelte strategiche, sia in modo puntuale di ogni singolo progetto, attività, servizio;

- l’azione partecipativa è sostanzialmente inesistente;

- alcuni degli interventi inizialmente annunciati, arrivati alla fase progettuale, risultano altamente critici dal punto di vista ambientale, e altri risultano sproporzionati rispetto al loro utilizzo ordinario successivo ai Giochi, economicamente insostenibili nel tempo e con ogni probabilità destinati all’abbandono, come per le Olimpiadi invernali Torino 2006 (testimonianza di Luca Mercalli)

- molte idee progettuali (due esempi sono la pista da bob e il villaggio olimpico di Cortina) mostrano una grave insensibilità sia verso il pregio e l'unicità irripetibile degli ambienti e dei paesaggi, sia verso le reali necessità delle comunità locali cui servono non fuochi di paglia ma economie e attività durevoli e sostenibili, per continuare a vivere nelle Terre Alte presidiando il territorio nell’interesse di tutti.

«Procedendo su questa strada, senza responsabili e rigorose valutazioni, il rischio concreto è che, una volta conclusa l'invasione massiccia delle masse olimpiche, rimanga come “eredità olimpica”  solo un enorme spreco di suolo, di paesaggio, di ambiente e di risorse economiche e umane: beni preziosi difficilmente riproducibili» concludono gli organizzatori.