Fabio Bristot “Rufus” propone un ricordo di don Claudio Sacco, sacerdote della diocesi di Belluno-Feltre deceduto il 2 dicembre 2009, travolto da una valanga di enormi dimensioni nel corso di una gita scialpinistica, in una notte di luna piena, sul Monte Pore. Dopo un’impegnativa ricerca, don Claudio fu ritrovato grazie a una foto scattata dal Passo Giau verso il Monte Pore da Virgilio Sacchet che, inconsapevolmente, quella sera immortalò gli ultimi istanti di vita del sacerdote. Scrive Bristot: “Ho voluto tratteggiare non solo il sacerdote, ma anche, come mi sono detto in tutti questi anni, l’uomo con le vesti di sacerdote, la cui umanità e la cui caparbia volontà di essere con carità tra gli uomini rimangono i tratti salienti”.
L’accesso alla sala è consentito a un massimo di 40 persone. È possibile prenotarsi al numero 0436 866222 negli orari di apertura del Museo: 15.30-19.30 (escluso il lunedì).
Obbligatorio esibire il green pass rafforzato e indossare la mascherina
Fabio Bristot “Rufus”
Nasce a Belluno nel 1968, dove risiede con la moglie Antonella e la figlia Caterina. Laureato in filosofia, attualmente impiegato in una cooperativa sociale. Consigliere comunale, già Assessore e Consigliere provinciale, da sempre appassionato ai temi e ai problemi di montagna: “non un’enunciazione, ma una pratica che tutti dovrebbero, tanto o poco, interpretare autenticamente, ogni giorno, a favore delle proprie comunità e del proprio territorio”. Iscritto al Soccorso Alpino dal 1994, ha rivestito a livello locale e nazionale vari incarichi dirigenziali. Sui temi più cari ha scritto: “Gli Angeli delle Dolomiti 1954-2004” - Crocetta del Montello (TV) Grafiche Antiga 2004, “Falco…Dario, Fabrizio, Marco e Stefano” - Longarone (BL) Grafiche Longaronesi 2010, “Falco I-REMS” - Dolomedia (BL) 2018. Ha effettuato, inoltre, alcune collaborazioni per saggi e riviste.
Don Claudio Sacco.
Un indimenticato sacerdote, che seppe concretizzare la sua incondizionata fede in un generoso, instancabile agire.
Nato a Dosoledo di Comelico nel 1945, sin da bambino manifestò due grandi passioni: la montagna e la musica. Ordinato sacerdote, dal 1970 fu cappellano a Cortina d’Ampezzo dove, fra l’altro, assunse la direzione della locale Schola Cantorum, che con lui raggiunse livelli davvero notevoli. Nella parrocchia ampezzana, con innumerevoli attività, don Claudio richiamò intorno a sé bambini, giovani, adulti e anziani, affascinati da una fede autentica e cristallina e dalla contagiosa positività che, sia nelle occasioni gioiose che in quelle tristi, facevano del giovane sacerdote una luce per tutti. Continuò a studiare diplomandosi al Conservatorio di Trieste e laureandosi alla facoltà di Psicologia.
Nel frattempo, la sua passione per la montagna lo portò a sperimentare nuove vie estive e discese invernali. Fu missionario a Sakassou, in Costa d’Avorio. Al suo ritorno in Italia divenne parroco a Borgo Piave. Si prodigò per i giovani e i disabili, dal villaggio San Paolo al Cavallino di Venezia alla Villa Gregoriana di Auronzo, alla Casa di Ferie Feltrina al Passo Cereda, strutture di cui fu responsabile. Sempre vicino ai malati dell'ospedale di San Martino e ai meno abbienti, diresse la Caritas; fu insegnante di religione dei licei classici “Tiziano e “Lollino” di Belluno. Al momento dell’incidente, don Claudio era parroco di Mas-Peron, dove aveva completato da qualche anno la nuova chiesa. Un indimenticato sacerdote che seppe concretizzare la sua incondizionata fede in un generoso, instancabile agire.