Dal prossimo anno scolastico il Polo Val Boite, in collaborazione con il Comune di Cortina, attiverà un mini-convitto per gli studenti che frequenteranno i suoi cinque Istituti superiori.
È stato possibile raggiungere questo importante obiettivo dopo il pensionamento della storica bidella Bruna della scuola media «R. Zardini»: l'appartamento che abitava, al piano terra dell'edificio oggi occupato dal Liceo Scientifico e dall'Istituto Tecnico, è stato subito indicato come futura locazione del convitto.
Referente del progetto è Marco Migliardi, insegnante presso il Polo Val Boite e, da quest'anno, vicepreside.
Marco Migliardi, lei sta seguendo l'iter che porterà alla nascita di un nuovo convitto del Polo Val Boite. Individuare l'appartamento occupato fino all'anno scorso dalla bidella Bruna come futuro piccolo convitto è stata un'idea vostra o dell'amministrazione?
Come si è prospettata la possibilità di avere libero questo appartamento, abbiamo subito avanzato la richiesta all'amministrazione.
Quella è una zona deputata e ideale, perché è situata all'interno di un istituto scolastico.
Quindi siete stati voi a muovervi per primi.
Sì. Comunque, con la signora Valle, assessore competente, già l'anno scorso avevamo avuto vari incontri: anche lei ha girato con noi il Cadore in lungo e in largo per cercare una sede idonea per il convitto. Tra le varie soluzioni, questa che stiamo per adottare era una delle ipotesi emerse durante gli incontri.
Si partirà già dal prossimo anno scolastico o ci sarà bisogno di più tempo per avviare il progetto?
Entro il prossimo anno dobbiamo partire perché il nostro convitto è ormai stato pubblicizzato e presentato in pubblico, per la prima volta, già il 12 febbraio scorso, durante la riunione per l'orientamento che abbiamo fatto con i genitori dei ragazzi che frequenteranno, il prossimo anno scolastico, le classi prime.
L'impegno è proprio quello di far partire il convitto dal prossimo anno. Con numeri ridotti, certo, ma dobbiamo partire subito. Abbiamo già delle prenotazioni.
Come si muoverà il Comune, adesso? Assumerà una persona che possa seguire il convitto, insieme alle altre attività connesse alle politiche giovanili, o sarà la scuola a farsene carico?
Mah… dovremmo fare una convenzione con il Comune, che noi abbiamo già abbozzato e che presenteremo alla signora Valle nei prossimi giorni. Si è parlato di dividere i compiti, nel senso che il Comune può mettere a disposizione, part-time, un istitutore (si chiama così il personale che lavora nei convitti: non sono né docenti né bidelli), che si faccia carico delle responsabilità durante le ore pomeridiane, mentre la scuola si occuperà delle pulizie, fornendo un bidello.
L'istitutore, essendo il convitto molto piccolo, lavorerebbe partime: il resto dell'orario potrebbe completarlo destinando tempo alle altre attività già previste dall'ufficio delle politiche giovanili.
State studiando altre realtà che abbiano convitti così piccoli oppure no?
No, noi siamo sempre originali…
È preoccupante, visti i precedenti!
D'altra parte, se mai si sperimenta…
No, certo, però dare un'occhiata a quello che c'è in giro…
Beh, possono esistere convenzioni tra la scuola e privati, o tra la scuola ed enti pubblici, che è il nostro caso. Per essere approvato a livello ministeriale il convitto deve avere certi numeri di partenza (25 maschi e 25 femmine), al di sotto dei quali non viene rilasciata la concessione.
Ma, a prescindere da questo, con i tagli che ci sono adesso nell'istruzione non verrebbe mai approvato un convitto che, comunque, ha sempre dei costi molto elevati. Quindi siamo costretti a lavorare su dimensioni così contenute perché è assolutamente impensabile poter chiedere un convitto statale, sia per mancanza di strutture sia per assenza di finanziamenti in questo senso.
L'attuale amministrazione, in campagna elettorale, aveva espresso la volontà di farsi carico dell'individuazione di un edificio da destinarsi a convitto.
Quello che prenderà il via il prossimo anno sarà un punto di partenza per una struttura più grande, finanziata dal Comune - considerato che il Ministero non ha disponibilità - oppure ci troviamo di fronte a uno dei molteplici slogan da campagna elettorale?
Questi discorsi sono sempre lunghi. Noi, dal canto nostro, intendiamo partire a piccoli passi, per vedere il risultato di una struttura contenuta che possiamo gestire abbastanza facilmente, e per sondare la risposta che ci sarà dal territorio. Sulla base delle prenotazioni e dell'interesse che ci sarà, studieremo altre soluzioni per il futuro, che potremmo valutare con più calma anche alla luce di questa esperienza.
Dal punto di vista organizzativo, il convitto che partirà dal prossimo anno sarà per soli maschi, per sole femmine o… per tutti?
Per farlo «promiscuo» bisognerà vedere se la struttura permette questo tipo di operazione… È chiaro che ci sarebbero una o due stanze per i maschi e una o due stanze per le femmine. Con le opportune divisioni per i doppi servizi si potrebbe fare anche «promiscuo». Per adesso abbiamo già alcune richieste, come ho già accennato, più che altro maschili, nonostante siamo partiti fuori tempo massimo: infatti la pubblicizzazione vera e propria è iniziata quando le iscrizioni per il prossimo anno erano già state quasi tutte definite. Ci sono anche un paio di ragazze interessate.
È chiaro, naturalmente, che ci dovrà essere la possibilità di dividere la struttura, in qualche maniera. Non più di sei o otto ragazzi, comunque.
Non ce ne staranno di più?
No, lo spazio non è moltissimo e non ne vale nemmeno la pena; poi… per partire, un appartamento con sei o otto ragazzi nel centro di Cortina è una bella cosa. Se poi il convitto deve diventare un deposito…
Che rapporti si creeranno tra le famiglie, la scuola e il Comune? In sostanza, chi affronterà le spese vive di luce, acqua e gas?
Stiamo cercando di definire que
ste cose: quelle che noi facciamo sono solamente proposte che verranno presentate in Comune.
Noi preferiremmo che il Comune gestisse la parte amministrativa, cioè le rette degli alunni con le spese vive del convitto, mentre noi ci accolleremmo le spese assicurative, l'organizzazione delle attività pomeridiane per gli studenti, e anche il vitto, visto che c'è l'Alberghiero. Dopo alcuni conti che abbiamo fatto, con una retta sui 400, 450 euro al mese - più o meno la retta di altri convitti come quello di Venezia - il Comune non ci metterebbe nemmeno soldi. Si andrebbe a pari: un bell'investimento a costo zero. Non è poi trascurabile un altro fattore: questa struttura rimarrebbe libera nei mesi estivi, e potenzialmente anche durante le vacanze natalizie: può essere sempre sfruttata per il turismo giovanile, come gli ostelli della gioventù, cosa che manca completamente a Cortina.
Accoglierete studenti di che età, prevalentemente?
Noi ci rivolgiamo essenzialmente agli studenti che frequenteranno la prima superiore, cioè quelli che intraprendono il percorso di studi negli Istituti del Polo, e che non avrebbero avuto la possibilità di iscriversi per mancanza di sistemazione. Le richieste che ci sono pervenute arrivano soprattutto da Comuni lontani come Sappada, ma anche da fuori provincia. Sono i nuovi iscritti che hanno più problemi: chi già frequenta le scuole dagli anni passati in qualche maniera ha già trovato una sistemazione.
Avete sentito Provincia e Regione per eventuali contributi?
Con le dimensioni attuali del convitto è impensabile ottenere contributi. Comunque, in tutti questi anni di ricerca di una sede abbiamo avuto un certo sostegno dalla direzione generale del Veneto, nella persona di Carmela Palumbo, la quale si è detta possibilista: sempre con altri numeri, però… attualmente, è sicuramente difficile ottenere finanziamenti.