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DOLOMITI PATRIMONIO DELL'UMANITA'

Marina Menardi - Luca Dell'Osta

01/04/2009

Da molto tempo, ormai, si parla di Unesco, dei suoi siti eletti a Patrimonî Mondiali dell'Umanità e di un'ipotetica candidatura delle Dolomiti d'Ampezzo, o meglio, di tutte le Dolomiti, facenti parte delle cinque Province di Belluno, Trento, Bolzano, Pordenone e Udine.

Per riuscire a districarsi nella sovrabbondante documentazione e per comprendere al meglio i risultati dei vari incontri preparatorî, è opportuno ripercorrere i momenti che hanno portato alla situazione attuale, anche con uno sguardo sulle eventuali prospettive future.

Che cos'è l'Unesco

L'Unesco, dall'acronimo inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, è un'associazione fondata dall'Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) nel 1945, subito dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, per incoraggiare la collaborazione tra le Nazioni nelle aree dell'educazione, della scienza e della cultura. Fanno parte dell'Unesco, a oggi, 192 Paesi. Il quartier generale si trova a Parigi, e sponsorizza programmi di alfabetizzazione e cooperazioni internazionali per salvaguardare il patrimonio culturale del pianeta e per preservare i diritti umani. Attuale direttore dell'Unesco, dal 1999, è il giapponese Koichiro Matsuura.

I Patrimoni Mondiali dell'Umanità

Espressione dell'Unesco è il programma, volto alla catalogazione, all'indicazione e al mantenimento di siti di eccezionale importanza, che tutela i cosiddetti Patrimonî Mondiali dell'Umanità. Attualmente nel mondo ci sono 878 siti, di cui ben 43 in Italia, lo Stato con il maggior numero di beni che insistono sul suo territorio.

Come si diventa «Patrimonio Mondiale dell'Umanità»?

Un territorio, per entrare a far parte dell'elenco dei Patrimonî Mondiali dell'Umanità, deve soddisfare almeno uno dei criteri stabiliti dal World Heritage Committee (WHC), il comitato che valuta i siti e presenta con un giudizio positivo o negativo la candidatura alla Commissione UNESCO cui spetta, in ultima analisi, la scelta definitiva:

1) Rappresentare un capolavoro del genio creativo umano;

2) Testimoniare un cambiamento culturale incisivo in un dato periodo, sia in campo archeologico sia architettonico sia tecnologico, artistico o paesaggistico;

3) Apportare una testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà;

4) Offrire un eminente esempio architettonico, paesaggistico o tecnologico illustrante uno dei periodi della storia umana;

5) Essere un esempio eminente dell'interazione umana con l'ambiente;

6) Essere direttamente associato ad avvenimenti legati a idee, credenze o opere artistiche e letterarie aventi un significato universale eccezionale;

7) Rappresentare fenomeni naturali o aree di bellezza naturale e di importanza estetica eccezionali;

8) Costituire uno degli esempi eminentemente rappresentativi delle grandi epoche della storia della terra comprese le testimonianze di vita, i processi geologici nel corso di sviluppo delle forme terrestri o elementi naturali di grande significato;

9) Essere un esempio di assoluto rilievo di processi ecologici e biologici, nell'evoluzione e nello sviluppo dell'ecosistema di piante, animali terrestri, acquatici, costieri e marini;

10) Contenere gli habitat naturali più rappresentativi e più importanti per la conservazione nel luogo della diversità biologica, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate aventi un valore universale eccezionale dal punto di vista della scienza e della conservazione.

Inizialmente le Dolomiti sono state proposte come sito rispondente agli ultimi quattro criteri; successivamente, il World Heritage Committee ha deciso di deferire la candidatura solo per i criteri 7 e 8 (bellezza naturale ed estetica; importanza geologica e geomorfologica; vedi sotto).

Le tappe della candidatura: preludio

I primi a muoversi in questo senso furono, nel lontano 1993, due associazioni ambientaliste, Legambiente e Mountain Wilderness. L'appello per fare delle Dolomiti un Patrimonio dell'Umanità venne firmato, tra gli altri, da Mario Rigoni Stern, Margherita Hack, Norberto Bobbio, Ardito Desio, Rita Levi Montalcini, Antonio Giolitti.

Nonostante i finanziamenti della regione Veneto, stanziati nel 1998, il progetto preliminare per presentare la candidatura delle Dolomiti viene bloccato dalla Provincia autonoma di Bolzano.

Le tappe della candidatura: si muove il Governo

L'attuale processo di candidatura inizia ufficialmente nel 2005, quando lo Stato italiano introduce le Dolomiti nella tentative list (la «lista tentativo») dei siti naturali dell'Unesco, come parte di un patrimonio naturale che include quasi tutte le Alpi italiane.

La responsabilità di condurre il processo di candidatura viene affidato alle cinque Province coinvolte, che iniziano un lavoro comune su un territorio molto complesso e particolareggiato.

Per questo le Dolomiti vengono candidate come sito seriale, poiché si configurano come un insieme organico, anche se articolato e complesso, sia dal punto di vista geografico-paesaggistico sia da quello geologio-geomorfologico.

Nel febbraio 2006 viene ufficialmente presentata la documentazione della candidatura secondo i quattro criteri per i beni naturali (7, 8, 9 e 10), per ben ventisette siti (successivamente accorpati a tredici), per un totale di circa 130.000 ettari di aree «cuore» e di oltre 100.000 ettari di aree «buffer» (cuscinetto).

Le tappe della candidatura: revisione

Nel luglio 2007, dopo la visita degli ispettori IUCN (International Union for Conservation of Nature, l'organismo che si occupa dell'esame delle candidature dei beni naturali), il WHC decide di deferire la candidatura al 2008 solamente per i criteri 7 e 8, non considerando di valore universale i processi biologici ed ecologici presenti nelle Dolomiti, né la sua biodiversità.

Le tappe della candidatura: cambia tutto

Tutto il 2008 è servito per riformulare completamente la candidatura secondo i due criteri indicati dall'IUCN, presentando quindi una nuova successione di nove siti (vedi tabella) per un totale di circa 142.000 ettari di aree «cuore» e di 89.000 ettari di aree «buffer». Dopo aver presentato la nuova documentazione nel mese di febbraio, durante la visita estiva dei funzionari IUCN la candidatura viene valutata molto positivamente e corrispondente ai criteri indicati.

Ora si aspetta, durante la conferenza di Siviglia del 22-30 giugno 2009, la decisione finale che prenderà la commissione UNESCO su indicazione del comitato IUCN e del WHC.

Il senso di essere «Patrimonio Mondiale dell'Umanità»?

Il riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio Mondiale dell'Umanità sarebbe un importante segnale per sottolineare la specificità dell'area dolomitica.

In secondo luogo, la responsabilità da parte degli amministratori di garantire la durata di questi valori universali nel tempo, ha come conseguenza importante l'affiorare di una diversa consapevolezza della propria posizione, e fornisce lo stimolo a ragionare su temi di montagna secondo un'ottica di confronto e di posizione relativa nel contesto globale.

Gestione futura del sito

Gli ispettori IUCN, dopo la loro visita, hanno chiesto maggiori garanzie per un adeguato sistema di gestione complessiva dei territori destinati a diventare Patrimonio Mondiale dell'Umanità, in aggiunta a quelle già fornite. La risposta che le cinque Province hanno dato si articola nella seguente maniera.

Strumento: è stato creato uno strumento che possa garantire la coerenza delle azioni di gestione complessiva con il mantenimento dei valori per cui le Dolomiti sono candidate a Patrimonio Mondiale. Questo strumento è una specifica fondazione che le Province si impegnano a rendere operativa dopo il riconoscimento ufficiale. Avrà il compito di armonizzare le politiche di gestione sul territorio del Patrimonio Mondiale, distinto dalle istituzioni che hanno responsabilità diretta nella pianificazione e nella gestione dei territori.

Processo: verranno aperti tavoli di concertazione, con lo scopo di definire le attività condivise e le modalità con cui perseguirle, nonché le metodologie per ottenere e ridistribuire finanziamenti.

Obiettivi: sono stati individuati obiettivi ed azioni rivolti alla conservazione dinamica e alla gestione sostenibile del bene Dolomiti, attraverso interventi orientati alla gestione dei flussi turistici, alla comunicazione e alla ricerca, specificatamente rivolti a promuovere il bene secondo i due criteri della candidatura.

 

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QUALI NOVITA’ PORTERA’ IL RICONOSCIMENTO?

 

La candidatura delle Dolomiti a Patrimonio Mondiale dell'Unesco ha avuto il pregio di aver riunito per uno scopo comune tutte le cinque province dolomitiche: Belluno, Udine, Pordenone, Trento e Bolzano, come sottolineato durante la presentazione ufficiale dal presidente della Provincia Sergio Reolon e dall'assessore provinciale alla candidatura Irma Visalli. Molte, tuttavia, sono le domande rimaste aperte su cosa comporti realmente il riconoscimento che dovrebbe arrivare a giugno. Alla vigilia della presentazione duro era stato l'attacco di Mountain Wilderness, che aveva accusato gli organizzatori di averli invitati all'ultimo momento e di non essere stati coinvolti nel progetto, insieme a Legambiente, pur essendo state le due associazioni a lanciare per prime l'idea della candidatura. In particolare, gli ambientalisti avevano espresso il timore che la formula odierna rappresenti più un'iniziativa di marketing turistico che un effettivo sforzo di tutela. «Ci sarà un effetto di marchio turistico, questo è inevitabile - ha ammesso l'assessore Visalli -, ma si tratterà di un turismo sostenibile e orientato alla qualità».

E sulla stessa linea si è espresso il presidente generale del Cai Annibale Salsa, anch'egli intervenuto alla presentazione: «Con questa candidatura si inizierà a ragionare non più sul quanto, ma sul come fare turismo. La montagna ha bisogno di una cultura del limite, di un'etica della responsabilità. La gente che vive in montagna deve capire che dove si è superato il limite della cultura di montagna i turisti non ci vanno più. I principi fondamentali dell'etica di montagna vanno rispettati e tutelati. La candidatura è una strada che dà un senso a questo».

Ma le novità che la candidatura porterà non sono chiare, nemmeno sui vincoli paesaggistici. Visalli afferma che la candidatura non porterà vincoli, poiché questi sono dettati dalle leggi urbanistiche statali e locali. Tuttavia le province saranno tenute a consegnare ogni anno all'Unesco un report sugli interventi nell'area protetta. E' curioso, inoltre, come a Rocca Pietore, alla base della Marmolada, una delle 9 zone in cui è stata divisa l'area interessata, ad aprile partirà la costruzione di un megaresort: un hotel con cento stanze, numerosi chalet, centri benessere e congressi, piscine, negozi, palestre per 80 90 mila metri cubi. Una colata di cemento che mal si concilia con la Marmolada quale Patrimonio dell'Unesco e con un concetto di turismo di qualità e cultura del limite.

L'unica novità certa, per il momento, è l'istituzione di un nuovo soggetto giuridico, una fondazione, la cui sede è ancora in fase di discussione, allo scopo di mettere in rete i parchi, le associazioni, e tutti gli enti esistenti sul territorio dolomitico. Nella speranza che non sia l'ennesimo carrozzone per la gestione di fondi pubblici.