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In 400 ieri a sfilare a Cortina per dire NO alla cementificazione della montagna

Marina Menardi

25/10/2021

Oltre 300 persone, secondo i dati della Questura, 400 per gli organizzatori, hanno partecipato oggi alla manifestazione “Non nel mio nome. No all’assalto alla montagna” organizzata dalle associazioni ambientaliste. Circa 50 i gruppi che hanno aderito, provenienti da tutto il Veneto, ma anche da Roma, da Milano, dal vicino Trentino - Alto Adige, e anche dall’Austria – Ost Tirol.

Un successo di partecipazione pacifica e di condivisione di un unico scopo: rispetto dell’ambiente di montagna in occasione dei prossimi grandi eventi.

«Questo è il nostro secondo appuntamento: un anno fa ci siamo trovati per manifestare contro le opere realizzate per i Mondiali 2021 che dovevano essere sostenibili, invece lo spreco di territorio è stato grande, e ora, con la scusa delle Olimpiadi, si rilancia con una serie di progetti invasivi e distruttivi» ha esordito Roberta De Zanna, a nome delle associazioni organizzatrici, in apertura della manifestazione.

Pista da bob, villaggi turistici in mezzo ai boschi, speculazione alla stazione di Cortina, mega hotel al passo Giau, e soprattutto il carosello dolomitico le opere contestate. «Non si tratta solo di opere strettamente connesse ai Giochi Olimpici come la Pista da Bob; ci sono le strutture alberghiere in zone ad alto pregio ambientale, poi le strade e circonvallazioni dei paesi come a San Vito dove verrebbero sacrificati ettari di prato. E i 100 milioni dalla Regione per costruire impianti di risalita facendo scempio di zone finora rimaste intatte, e si vuol far credere che serviranno per ridurre il traffico. Chi crede a questa bufala o è in malafede o non conosce minimamente le nostre valli. Sappiamo benissimo che nelle nostre montagne viviamo di turismo e non siamo così ipocriti da negare i vantaggi che il turismo ha portato, semplicemente crediamo che ci sia un limite allo sfruttamento, al consumo di suolo, che questo turismo basato più sulla quantità che sulla qualità non sia quello che ci porterà verso il futuro, a fare in modo che anche le nuove generazioni possano continuare a vivere di turismo e non a morirne».

In molti sono intervenuti, prima in piazza Pittori Ghedina, pi presso il tennis Country Club alla curva d’arrivo della vecchia pista da bob. Carlo Alberto Pinelli, Franco Tessari e Giancarlo Gazzola di Mountain Wilderness, Giovanna Ceiner di Italia Nostra, Franco Frigo presidente del Cai Veneto, Cristina Guarda consigliere regionale dei Verdi Europa, Silverio Lacedelli e Patrizia Perucon a nome di associazioni ambientaliste di Cortina e del Cadore.

A coordinare gli interventi Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness. «Questa è un’iniziativa che ci rafforza – ha detto Casanova -. Non possiamo permetterci di consumare un metro di suolo, perché così abbattiamo lo sviluppo sostenibile. C’è la proposta di tre collegamenti intervallivi definendola mobilità sostenibile. Territori incontaminati che ora vogliono essere occupati, cui nessun amministratore fino ad ora si sta opponendo. Si tornerà all’assalto al Pelmo per scendere in Valboite, un progetto di 10 anni fa. Vi sembra coerente parlare di green e sostenibile con queste premesse? Chiediamo a tutti i sindaci di assumersi le loro responsabilità».  

Dopo i primi interventi in piazza Pittori Ghedina il corteo ha percorso un tratto di corso Italia, per spostarsi poi all’arrivo della pista da bob, nei pressi del tennis Country Club, dove ci sono stati altri interventi. Tra questi, anche la consigliera regionale per Europa Vede Cristina Guarda: «Quando mai la Regione Veneto ha mai stanziato fondi milionari così consistenti per le urgenze vere della montagna, quelle della gente che la abita, non di chi vuole speculare sulle bellezze della montagna, delle dolomiti? I 60 milioni che in questo bilancio regionale la Giunta Zaia prevede per la pista da Bob, investiamoli per  le politiche abitative  per evitare lo spopolamento, per distribuire adeguatamente i servizi sociosanitari o, ancora, per salvare i boschi dall'emergenza bostrico post Vaia, causata proprio dal disinteresse dei politici regionali e nazionali».