Il Comune di Cortina non venderà la sua quota parte della casa a Gilardon
    

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Il Comune di Cortina non venderà la sua quota parte della casa a Gilardon

Marina Menardi

01/10/2021

 Nel Consiglio comunale di giovedì 30 settembre non è stata accettata l’adesione alla proposta di mediazione tra i comproprietari della storica casa ladina in località Gilardonche fu di proprietà Rosa Menardi “de chi de Ico”. La mediazione era stata richiesta dall’ordine forense di Belluno, per definire le controversie tra i comproprietari al fine di ottenere una divisione delle quote e procedere alla ristrutturazione dell’immobile. 

Dopo la morte di Rosa Menadi, il Comune, con una delibera di Consiglio del 2015 votata all’unanimità, aveva esercitato il diritto di prelazione per l’acquisto di una porzione del fabbricato, per un importo di 450 mila euro. Ad oggi la casa risulta di proprietà per i 3/6 ad un privato, 2/6 al Comune, 1/6 ad un’altra persona. I due privati hanno richiesto l’acquisto della quota del Comune, per un introito che sarebbe pari a 1.132.000. 

«Si tratta della cessione di un bene con caratteristiche particolari, soggetta ad un vincolo monumentale; una proprietà indivisa, difficile da rispettare si si va a ristrutturare» ha spiegato il sindaco Gianpietro Ghedina. «La situazione del bene è precaria. L’architetto Stefano Gris si è fatto promotore da parte dei privati della richiesta di acquisto della quota comunale in una riunione lo scorso 4 marzo, nella quale ha presentato il rpogetto di ristrutturazione della casa nel rispetto dei vincoli. Ci è sembrata una proposta interessante, per il mantenimento del fabbricato nel rispetto della tradizione ladina. Gris ha definito l’immobile una volta ristrutturato un “museo di se stesso”, con un percorso museale all’esterno, dando dignità a quel bene». 

Ghedina ha cercato l’unanimità del consiglio, visto che così è stato nel 2015 quando ci fu l’acquisto, nonché il parere dell’Ulda, l’Unione di Ladini d’Ampezzo. Il termine per dare una risposta all’ordine forense di Belluno era fissato proprio ieri, 30 settembre. Su richiesta di Giorgio Da Rin, capogruppo di Minoranza, il Segretario comunale ha chiarito che la richiesta di aderire alla mediazione è stata avanzata per evitare la divisione giudiziale. 

«Si tratta di un procedimento di mediazione propedeutico per prevenire un contenzioso giudiziario. Nel caso specifico: il Comune deve dare una risposta, se aderisce o non aderisce. Poi i privati decideranno cosa fare nel proseguo» ha spiegato il Segretario. 

«I tempi non sono maturi per l’unanimità del consiglio comunale. Non c’è un percorso ben delineato per la parte culturale, tutto è troppo frettoloso, senza un accurato approfondimento» ha detto Da Rin. Alex Verocai, sempre dai banchi della Minoranza, ha aggiunto: «Se ne sta facendo una questione economica. Soldi ne abbiamo che avanzano, non sono state percorse altre strade volte al mantenimento del manufatto storico, se non la vendita. Io voterò contrario alla vendita dell’ennesimo gioiello di famiglia». 

Il sindaco a questo punto ha preso atto delle posizioni contrarie della Minoranza, e – vista anche il parere contrario dell’Ulda sulla vendita, ha proposto di non accettare all’unanimità il punto. Il consiglio compatto ha dunque votato per la non accettazione della mediazione proposta. 


Nella foto: la casa Menardi a Gilardon, oggetto della discussione in consiglio comunale