A Cortina la tradizione alpinistica nasce in tempi lontani come parte della vita quotidiana nella valle. Furono i cacciatori infatti i primi a scalare le pareti più impervie alla cattura delle loro prede. Col tempo la necessità si trasformò in appassionata ambizione, fino a diventare una pietra miliare della storia e dell’identità della Conca.
La prima generazione di scalatori si aprì con Paul Grohmann, viennese di origine e pioniere delle Dolomiti: arrivato a Cortina nel 1863, scalò la maggior parte delle cime del territorio ampezzano e limitrofo. Il più delle volte Grohmann venne accompagnato nelle spedizioni da quello che oggi viene ricordato come la prima e una delle più importanti guide di Cortina: il contadino ampezzano Francesco Lacedelli da Melères, detto Checo da Melères.
Fu proprio Grohmann, nel suo Wanderugen in den Dolomiten, a raccontare così una delle figure più amate di questa prima generazione di scalatori:
“Era la miglior guida disponibile, ebbe qualità veramente eccezionali: forza, resistenza, agilità, un coraggio a tutta prova che non temeva ostacoli; molto parco di abitudini, era dotato di un senso di orientamento stupendo e di molta ambizione.”
Checo da Melères, che al tempo dell’incontro con Grohmann compiva già 63 anni, scalò le principali vette di Cortina come la Tofana di Mezzo il 20 agosto del 1863, data che dà inizio all’era dell’alpinismo ampezzano. L’alpinista fu il primo a raggiungere la cima della Tofana di Rozes, del Sorapìs, dell’Antelao e del Pelmo.
Nonostante Checo da Melères è tuttora considerato, soprattutto dagli autoctoni, la prima guida alpina di Cortina d’Ampezzo, per la nomina ufficiale di Guida bisognerà aspettare il 26 luglio del 1871, data in cui venne rilasciato il primo “Libretto di legittimazione per il servizio di guida di montagna nel Tirolo e nel Vorarlberg”, ovvero il vero documento che autorizzava le guide a praticare il mestiere.
Il primo Libretto fu assegnato a Fulgenzio Dimai Dèo, appartenente a una delle famiglie che verranno ricordate negli anni per i diversi rappresentanti che contribuirono allo sviluppo dell’alpinismo sportivo alpino.
Nella prima pagina il Libretto riportava la patente di legittimazione per il servizio di guida di montagna nei territori assegnati, nella pagina seguente i dati personali, e in ultimo le pagine bianche, numerate per le osservazioni dei clienti.
Sono dunque trascorsi 150 anni dall’ufficiale nascita della figura della guida ampezzana, e tante affascinati imprese scrivono la storia alpinistica che porta Cortina ai giorni nostri.
Tra gli importanti anniversari che la località si appresta a celebrare, l’apertura di vie classiche rimaste iconiche nell’immaginario mondiale dell’arrampicata.
Furono le guide Antonio Dimai ed Agostino Verzi, in compagnia dell’inglese J.L.Heath, ad aprire il 7 luglio del 1901 la classica via sulla parete sud della Punta Fiàmes. Gli stessi Verzi e Dimai accompagnarono solo pochi giorni dopo, il 18 di luglio dello stesso anno, le Baronesse austriache Eötvös a raggiungere l’inviolata vetta della cima Auronzo, m. 2921, e nel mese di agosto percorsero la parete sud della Tofana di Rozes, m. 3225, aprendo la via ad oggi nota come Eötvös - Dimai.
Tante dunque le motivazioni per celebrare il dna della località ampezzana, tante le testimonianze dell’autorevolezza di questi luoghi in materia alpinistica.
Oggi infatti Cortina vanta più di 1000 vie classiche e moderne, 6 cime oltre i 3000 m e 850 itinerari di arrampicata sportiva, oltre a 15560 m di sentieri attrezzati e più di 30 vie ferrate.
Cortina si conferma e celebra quest’anno la sua identità come meta perfetta per vivere la montagna in tutto il suo fascino storico e contemporaneo.
Foto: "Re Alberto I e Antonio Dimai", credito fotografico @guidealpinecortina