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ANGELO GHEDINA TOMASH - EL CASHIER

Mario Ferruccio Belli

01/07/2011

Mentre Cortina partecipa al 150° dell'Unità d'Italia con la splendida mostra di cartelloni sugli eroi del Risorgimento, allestita nei locali della Scuola Media R. Zardini, approfondiamo la conoscenza di uno dei fratelli Ghedina che hanno vissuto quegli eventi, come già raccontato in un precedente articolo, e cioè Angelo (1828-1915) che dei tre è, probabilmente, il meno conosciuto.
Era il terzo figlio di Gaetano, proprietario dell'albergo Aquila Nera. Appunto perché la sua vita è emblematica della collocazione di Cortina d'Ampezzo, già allora a cavallo di due mondi, vale la pena di conoscerla. Sposato due volte, in prime nozze con Marianna Verzi, morta di parto, ebbe dalla seconda Maria Anna Demai Belìn di Francesco (1840-1906) 12 figli: Orazio, Rosa Elisabetta, Arturo, Erminio, Achille, Rosa Maria, Linda, Rosa Ida, Ottone, Rosa Antonia, Oreste, Flora.
Angelo parlava solo l'italiano, come risulta ufficialmente e più volte, dalla Lista dei giurati, un documento pubblico che annualmente il Comune predisponeva su dichiarazione degli interessati, per la formazione appunto delle giurie. La notizia ha del curioso perché, di tutti i sei maschi (su undici fratelli), a dichiarare di non conoscere il tedesco, prima lingua ufficiale della monarchia, erano soltanto lui e il fratello Luigi, entrambi, come è noto, militanti nei moti rivoluzionari del '48 a Venezia e del '49 a Roma.
Secondo qualche fonte, soprattutto quelle familiari, anche Angelo avrebbe frequentato le arti, come Giuseppe e Luigi. Effettivamente risulta che nel 1871 partecipò all' Esposizione provinciale di Belluno, nella sezione sculture, e di lui parlò la stampa, seppure in chiave critica. «Finalmente furono giudicate belle due statue grandi al vero rappresentanti S. Rocco e S. Sebastiano del signor Angelo Ghedina, ma chi vuole condurre a perfezione le figure in legno bisogna che ne faccia prima lunga esperienza». Qualche studioso di arte sacra locale saprebbe indicare in quale chiesa del bellunese sono finite le due statue? Ci dovrebbero essere, poi, altre opere sia dipinti sia sculture, anche se non ancora individuate. Di certo esiste nel museo delle Regole un bellissimo autoritratto. Tuttavia sui documenti ufficiali, come la citata Lista dei giurati, mentre i fratelli Giuseppe e Luigi si dichiarano, e risultano, di professione "pittori", Angelo è detto semplicemente "cassiere". Ovvero tesoriere del comune, come vedremo.
Sulla partecipazione ai moti del '48 e '49, lo abbiamo già riferito, lo conferma soltanto una sintetica citazione a lui dedicata dello studioso trentino Dante Marini, in un articolo negli anni venti del secolo scorso. «Angelo Ghedina, nato al 18 giugno 1828, studiava pure a Venezia nel '48 dove si arruolò volontario e combatté alla difesa di Venezia durante l'assedio. Si arruolò con Garibaldi e partecipò ventunenne, nel
'49, alla difesa di Roma. Morì il 17 dicembre 1915. Vadano vive grazie ai signori Ottone, Oreste e Gaetano Ghedina per avermi facilitato nelle ricerche».
Ottone e Oreste Ghedina erano due dei tredici figli di Angelo; Gaetano Ghedina era invece figlio del fratello Giuseppe. Risulta invece da molti documenti che, da giovane, si occupò della gestione dell'albergo paterno e delle attività connesse. In quegli anni egli gestì pure i bagni di Campo di Sotto, accanto al torrente Costeana, di proprietà della famiglia ed ebbe qualche noia per infrazione all'orario di apertura dell'osteria che vi era annessa.
In un carnet foderato di seta damaschino rossa e le diciture in oro, intestato Angelo Ghedina (di proprietà privata) vi sono notizie interessanti a commento di due viaggi compiuti a Venezia. Per motivi di studio o per affari di famiglia? Non è detto.. Vi compaiono invece le località per il cambio dei cavalli, le spese per i pernotti, il costo dei biglietti al teatro Fenice, il prezzo delle bevande nei caffè e i biglietti sulla ferrovia, oltre che naturalmente il valore ed il cambio delle molte valute allora in circolazione.
Gli anni della maturità Angelo Ghedina li trascorse al servizio della comunità, in un ruolo molto più elevato. Nel 1872 divenne infatti responsabile delle finanze comunali. Ampezzo era già fra le più ricche cittadine della monarchia austro - ungarica, grazie alla risorsa del legname e al turismo che, proprio allora, stava sbocciando. Esserne il "cassiere" (in dialetto el cashier), responsabile delle entrate e delle uscite, comportava anche un impegno in più giacché, mancando uno sportello bancario, il Comune esercitava anche la funzione del credito, sia quello a breve, con garanzie fideiussorie, sia quello a lunga scadenza, con garanzie reali. Dunque egli svolgeva anche le funzioni di banchiere. I suoi obblighi erano così descritti nel contratto di assunzione. «Tenere continuamente in evidenza lo stato dei capitali del Comune e incassare alle relative scadenze, tanto i mutui a scadenza fissa nonché gli interessi maturati; eseguire regolarmente tutti i pagamenti di cui otterrà dal Comune i regolari mandati; effettuare il pagamento per assegni mensili di spettanza del Fondo poveri per il quale dovrà tenere un'amministrazione di contabilità affatto separata da quella del Comune...» Lo stipendio ammontava a ben 800 fiorini d'oro, di più del medico condotto; ma, a garanzia dei suoi obblighi, egli aveva dovuto ipotecare a favore del Comune immobili di pari ammontare. Questo confermava sia l'eccellente situazione patrimoniale della famiglia Tomash sia pure la pesante responsabilità e, di riflesso, l' elevato prestigio sociale.
Alle soglie del nuovo secolo presentò le dimissioni, «in vista del troppo lavoro che alla carica di cassiere è collegato e più per la perdita di forze a causa della crescente età che porta seco». Aveva lavorato ininterrottamente per ventotto anni, senza ferie né vacanze. La popolazione di Cortina era salita a tremilacento unità ma, frattanto, era stato aperto anche uno sportello bancario, la Cassa rurale e artigiana.
Lo aspettava dunque una vecchiaia serena. Ma una sorpresa il destino bizzarro gliela procurò.
Nel 1908, otto anni dopo il ritiro, venne diffidato a versare al Comune 100 corone, per importi di tasse che non era riuscito a riscuotere quand'era cassiere. In risposta, dopo aver ammesso che s'era trattato di un caso di inesigibilità, chiese che gli fossero abbuonati perché non imputabili a sua colpa, e, soprattutto, ci tenne a ribadirlo, non aveva ricevuto nessun emolumento premio in tanti anni di servizio. Il Consiglio comunale decise di condonargliele con questa motivazione: «riconosce i vostri meriti acquistati in tanti anni di servizio».
La morte avvenne a fine 1915 quando a Cortina c'erano già da sei mesi le truppe italiane e il fronte aveva tagliato fuori il paese dalla madre patria. Esistevano tuttavia canali di comunicazione attraverso paesi neutrali. Perciò la notizia apparve, seppure con un lieve ritardo, sul giornale Tiroler Bote di Innsbruck.
«Per vie traverse dalla Svizzera viene riferito che a Cortina d Ampezzo il 16 dicembre di quest'anno è morto il signor Angelo Ghedina. Il defunto raggiunse la venerabile età di 89 anni in meravigliosa freschezza di spirito. Egli fu per 28 anni cassiere comunale e al tempo stesso fu capitano della guardia civica di Ampezzo e prese parte alle campagne militari degli anni 1848, 1859 e 1866 … fedele tirolese e uomo di buon stampo antico. Dei suoi 12 figli ne vivono ancora 8 che con i loro numerosi nipoti compiangono il loro caro padre e nonno».
Poche righe per una vita straordinaria nelle sue consuete contraddizioni: irrequieta negli anni giovanili, esemplare nella maturità.