Si sono appena concluse due settimane di attività implementata per l’Ospedale Cortina, struttura polispecialistica accreditata con il SSN, che, oltre a proseguire con l’attività ordinaria, ha supportato l’organizzazione dei Campionati del Mondo di Sci.
“All’Ospedale Cortina è attivo un Punto di Primo Intervento 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 - commenta il dott. Alessandro Lelli, medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia all’Ospedale Cortina -. Inoltre, in struttura disponiamo di importanti tecnologie diagnostiche, al servizio non solo degli atleti presenti sul territorio per i Mondiali, ma soprattutto per i locali, per chi vive la Valle tutto l’anno”.
Presso l’Ospedale Cortina sono infatti installate e in uso apparecchiature per la diagnostica per immagini di ultima generazione: una TC d’avanguardia consente esami sia in ortostatismo (posizione eretta, per esiti più dettagliati) che in clinostatismo (posizione orizzontale) con l’utilizzo di una dose radiante ridotta. Inoltre, la Risonanza Magnetica dinamica permette esami dinamici (con l’articolazione d’interesse in carico e in movimento) per individuare con estrema precisione la natura della lesione.
“Per quanto riguarda i Mondiali di Sci appena conclusi, in caso di infortunio, dopo gli esami diagnostici, gli atleti venivano seguiti dagli specialisti e trattati con le terapie del caso. L’ottima organizzazione ha permesso di creare un buon rapporto fra il team medico dell’atleta e l’Ospedale - racconta il dott. Lelli -. Anche l’Ospedale di Pieve di Cadore e di Belluno continuano a giocare un ruolo importante, creando così una rete territoriale per i pazienti. Questa unione fra i vari specialisti crea opportunità per tutti i locali e costituisce anche un primo importante traguardo in vista delle Olimpiadi 2026”.
Infortuni al ginocchio: in aumento in montagna e sulle piste da sci
Negli ultimi anni è stato riscontrato un aumento delle lesioni del ginocchio e gli specialisti stimano che andranno crescendo fino a circa il 223% degli infortuni entro i prossimi 10 anni.
“Una scarsa e sbagliata preparazione atletica in rapporto alle attrezzature e alla nuova tipologia delle piste (più ripide, più lisce e più veloci) può portare a numerose lesioni, di cui si avrà un potenziale aumento nei prossimi anni - spiega il dott. Lelli -. Infatti il ginocchio, durante l’attività sportiva sugli sci, subisce torsioni e sollecitazioni enormi, e questo richiede una massa muscolare molto più forte rispetto al passato”.
In caso di infortunio sulle piste da sci è bene in prima istanza tranquillizzare il paziente, staccare gli sci, senza muovere il ginocchio, e interrompere l’attività sportiva. I medici del pronto intervento immobilizzano poi l’articolazione e lo portano all’Ospedale più vicino per tutti gli accertamenti del caso.
“Quando l’infortunio colpisce un atleta, è fondamentale da parte dello specialista non fare diagnosi e azzardare una prognosi senza aver accuratamente visitato il paziente - commenta il dott. Lelli -. Posso affermare tuttavia che, con le nuove tecniche e con l’aiuto della cosiddetta “medicina rigenerativa”, l’atleta può tornare competitivamente allo stesso livello agonistico pre-infortunio”.
Intervento e recupero
Solo il 32% delle lesioni del ginocchio necessita di un intervento chirurgico.
Per quanto riguarda le fratture l’intervento dev’essere eseguito nelle 24/48 ore successive, se possibile; invece, le lesioni legamentose vengono divise in due tipi: quella complessa, grave, con il coinvolgimento di più legamenti e/o strutture vascolari e nervose, è preferibile trattarla in urgenza, mentre per lesioni semplici è possibile procastinare e far intraprendere al paziente un corretto protocollo di riabilitazione attiva pre-intervento.
“Non esiste una tecnica chirurgica universale, uguale per tutti, ma esistono “varie tecniche” - commenta il dott. Lelli -. Ogni paziente ha necessità diverse. Infine vorrei porre attenzione ai tempi di recupero, che sono lunghi, molto lunghi! Affrettare un rientro sportivo aumenta infatti il rischio di recidive”.
Per tornare a fare attività sportiva gli specialisti suggeriscono un’attesa in media di almeno 8 mesi e per tornare a livello agonistico, in una situazione di pre-infortunio, l’aspettativa è anche di un anno. Un ruolo fondamentale lo gioca l’ottima collaborazione tra chirurgo e fisioterapista, e preparatore atletico nel caso di agonisti, che possono lavorare di concerto per la salute del paziente.
Comunicato stampa GVM Care & Research
Nella foto: il dottor Alessandro Lelli, medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia all’Ospedale Cortina