Valeria Ghezzi: «Per aprire gli impianti servono regole certe»
    

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Valeria Ghezzi: «Per aprire gli impianti servono regole certe»

Redazione

23/12/2020

«Se avessimo avuto una risposta sulle aperture staremmo già lavorando per aprire. Abbiamo una situazione sanitaria che non tranquillizza. Oggi c’è grande incertezza e non sappiamo se realmente il 7 gennaio potremo aprire. È difficile pensare a come aprire non avendo un protocollo approvato dal CTS, soprattutto. Se non lo approvano entro Natale, ed è impensabile arrivati a questo punto, il 7 non potremo aprire». Questo il punto della situazione fatto dalla presidente di ANEF, Valeria Ghezzi,durante un incontro on line organizzato martedì 22 dicembre da Skipass, la più importante fiera italiana del turismo e degli sport invernali.

«I governatori dei territori di montagna hanno fatto di tutto per darci una mano, la speranza che ci resta è riuscire ad aprire nella seconda metà di gennaio, che a oggi è l’obiettivo realistico, ma serve che calino i contagi per ottenere questo – ha proseguito la Ghezzi -. Abbiamo scritto a diversi membri del governo, anche tramite Confindustria, ma ad oggi non abbiamo ancora raccolto certezze sul futuro. Mi sono resa conto che vista l’evoluzione della situazione pandemica è molto difficile avere un confronto risolutivo su questi temi».

Il problema non è, però, solo nazionale. «Con l’Austria che aprirà e la Svizzera che non ha mai chiuso, spero che anche in Italia si capisca che non possiamo essere l’unico territorio delle Alpi a non aprire. Anche i francesi hanno un obiettivo di apertura e una chiarezza sui ristori, cosa che a noi manca completamente. Noi siamo tutti pronti, nel momento in cui si potesse aprire, a rimboccarci le maniche e farlo nel tempo più breve possibile, ma abbiamo bisogno di risposte che non arrivano».

L’impatto economico della chiusura resta centrale nell’analisi dell’emergenza. «Dai conti che ho fatto, sul piano economico conviene aprire, se si riesce a farlo, entro fine gennaio o al massimo ai primi di febbraio. Se si andasse oltre non converrebbe più. Intanto per un motivo strettamente economico: non guadagneremmo, ma potremmo ridurre i debiti. Poi, per tenere in vita le nostre stazioni dando lavoro alla nostra gente e mantenere la montagna in vita. Noi vogliamo aprire – conclude Valeria Ghezzi -, faremo il possibile e anche l’impossibile, seppure tra mille incertezze, però non vogliamo e non dobbiamo illudere nessuno. Per noi questa non è solo una sciata, ma una questione di vita o di morte. È un pezzo di economia del Paese che rischia di scomparire. E finora non sono stati stanziati adeguati ristori per i lavoratori del settore, gran parte dei quali sono stagionali, così da aiutarli ad affrontare questa crisi così lunga».