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45 anni dell'Uld'A - Union de i Ladis d’Anpezo

Redazione

04/12/2020

La coscienza di appartenere a un gruppo linguistico distinto anima alcuni ampezzani ben prima della fondazione dell’Union Ladina. Lo storico Giuseppe Richebuono, nelle sue ricerche e pubblicazioni, riporta un testo manoscritto del sacerdote badioto Nicolò Bacher, noto come Micurà de Rü: nel 1833 scrive della lingua ladina, parlata in alcune zone del Tirolo, fra le quali c’è la valle d’Ampezzo.

Nel 1870, nel seminario di Bressanone, dove studiano i giovani di Badia, Livinallongo e Ampezzo, si costituisce l’associazione “Naziun ladina – Ladinische Nation”, alla quale aderiscono anche studenti ampezzani, che si prefigge l’unificazione di tutti gli abitanti delle vallate dolomitiche che stanno attorno al Sella.

Dopo alcuni passi, quella strada si interrompe, per il primo conflitto mondiale, che devasta territorio e comunità. La conca d’Ampezzo è occupata dalle truppe italiane, gli uomini sono in guerra, a combattere con la divisa austriaca, molti di loro non tornano a casa.

Terminati i combattimenti, nel 1920 c’è un primo raduno, al passo Gardena, dove appare la bandiera azzurra, bianca e verde: fra le settanta persone che si riuniscono, il 5 maggio, ci sono alcuni ampezzani. Da questo momento la bandiera diventa simbolo della mai accettata spartizione del popolo ladino.

Terminata la seconda guerra mondiale il movimento ladino rinasce, si organizza. In Ampezzo già il 4 maggio 1945 si stampano volantini in ladino e in inglese, per chiedere agli Alleati, appena entrati in valle, l’annessione a Bolzano.
Nei contrasti politici e sociali con il comitato di liberazione nazionale, si crea la “Unione popolare ampezzana”, impegnata in raccolta di firme, stampa di materiale informativo, attività di propaganda.

Il 14 agosto 1945, vigilia dell’Assunta, ci sono manifestazioni popolari in paese, una bandiera tirolese è issata sulla vetta della Tofana, nella notte si accendono luci bianche e rosse.

Nel 1946 si susseguono le manifestazioni, appaiono i cartelli “Noi Ampezzani siamo Ladini e vogliamo tornare con Bolzano!”. Il 15 giugno, al passo Gardena, nasce il movimento politico Zent Ladina Dolomites, guidato da due ampezzani: presidente è Sisto Ghedina, segretario Sisto de Bigontina. Il 14 luglio 1946 migliaia di persone si riuniscono al passo Sella, con bande, bandiere, cartelli, discorsi. Forti del consenso popolare, i promotori chiedono il riconoscimento al Governo italiano, ma senza esito.

Negli anni successivi, in Ampezzo, le iniziative che mirano alla difesa e valorizzazione delle antiche consuetudini, si incanalano in una direzione diversa: si punta a recuperare il patrimonio regoliero, a rimarcare la differenza fra le due istituzioni, Comune e Regole. Con una delibera del 7 gennaio 1947 il Comune si dichiara disposto a riconoscere gli antichi diritti delle Regole e a sciogliere la promiscuità dei beni. Fra il 1957 e il 1958 una commissione ministeriale fissa “l’effettiva ripartizione e attribuzione delle terre”.

Il 3 dicembre 1971 viene emanata la legge “Nuove norme per lo sviluppo della montagna” per avere il riconoscimento delle comunioni famigliari montane, le antiche Regole. Nel 1975 nell’ambito della deputazione regoliera si prospetta la creazione dell’Union de i Ladis d’Anpezo.

Un grande sogno anima gli uomini d’Ampezzo nell’autunno 1975. Sono impegnati da mesi, stanno gettando le basi di una nuova associazione culturale, che si propone di proseguire un cammino intrapreso molto tempo prima, più volte interrotto. Vogliono percorrere la strada assieme agli abitanti delle vicine valli ladine, per questo hanno intessuto contatti stretti. Ora i tempi sono maturi, tutte le condizioni sono favorevoli.

Alle cinque riunioni, che si susseguono nel mese di novembre, partecipano undici persone: i loro nomi sono annotati sui verbali dell’epoca, conservati nell’archivio dell’Ulda. Creano un comitato promotore provvisorio, elencano obiettivi, costituzione e compiti. Per stilare lo statuto, prendono copia del documento dell’Union di Ladins della Val Badia, contattano il presidente Lois Trebo, chiedono consiglio e aiuto, a chi già opera. Per la sede sociale pare naturale proporre la Ciasa de ra Regoles, visti gli stretti rapporti con l’antica istituzione.

Si pensa agli aspetti pratici: all’atto notarile, che dovrà contenere lo statuto; ai finanziamenti, con i contributi delle istituzioni; alla carta intestata ed al marchio.
Fra i compiti, ci dovrà essere un impegno costante per diffondere l’uso e la conoscenza dell’idioma ampezzano, a cominciare dalle scuole, anche con corsi specifici, organizzati in accordo con l’amministrazione comunale. Si dovranno organizzare concorsi per opere in lingua ampezzana. Si collaborerà con il centro culturale delle Regole d’Ampezzo, con un programma comune, ”che si proponga il totale recupero del patrimonio linguistico, di origine ladina”.

Con una lungimiranza oggi ammirevole, immaginano già la segnaletica stradale, i cartelli indicatori, per ra viles, i villaggi disseminati nella conca: un progetto che sarà completato soltanto alcuni decenni dopo. E prospettano pure la stesura di una carta 1:25.000 della Valle d’Ampezzo, con la toponomastica in ampezzano. Anche in questo caso il loro sogno trova concreta realizzazione con l’Atlante toponomastico d’Ampezzo, stampato nel 2012.

Il 4 dicembre 1975, alle 18, nello studio del notaio Azio Perucon, inizia la stesura dell’atto di fondazione della Union de i Ladis d’Anpezo. Nasce l’Ulda, come è nota, in paese e fuori, da quaratacinque anni. E’ un punto d’arrivo, dopo tanto lavoro, dopo una lunga attesa. E il momento della partenza, per un cammino che prosegue oggi.

Di quei coraggiosi uomini d’Ampezzo, sono ancora presenti Luigi Menardi Malto e Rinaldo Alverà Santabela.

I Ladini d’Ampezzo e degli altri comuni, un tempo legati nel medesimo capitanato asburgico, continuano a cullare il sogno di riunirsi alle altre valli, agli altri paesi, attorno al Sella. Non si dimenticano lo sforzo fatto precedentemente alla ricerca di una riunificazione. Nel 2007 i tempi si rivelano maturi per un nuovo, decisivo tentativo. Si forma il comitato Referendario con coordinatore Siro Bigontina Titoto.

Il 28 e 29 ottobre 2007 dei 6.828 cittadini che hanno diritto al voto (5.191 in Ampezzo, 1.234 in Fodom e 403 a Colle) votano 3.643 ampezzani, pari al 70.18%; 965 a Fodom, il 78.20%; 270 a Colle, il 67%, in totale 4.878, con una percentuale complessiva del 71.44%. Il quorum per la validità della consultazione è pertanto ampiamente superato, così come si supera il quorum del 50% più uno, per il si. Le risposte affermative sono 3.847, il 78.87%, quelle contrarie 989, pari al 20.27%. Referendum a tutt’oggi inascoltato dal Governo italiano.

Ieri, oggi e domani: in quarantacinque anni di lavoro, di impegno, di vita, la Union de i Ladis d’Anpezo ha coinvolto il paese intero, con la sua comunità. Oggi la nostra sede rappresenta un punto di riferimento per enti, associazioni, cittadini, ospiti, che trovano un interlocutore preparato e disponibile. Quei locali sono ufficio e biblioteca, redazione e magazzino, sala riunioni e sportello.

Dalla presidenza al consiglio direttivo, a ogni singolo volontario, che dedica il suo tempo e le sue capacità: tutti concorrono ad aggiungere una tessera ad un mosaico sempre più prezioso. La prima esigenza alla quale dare risposta è il bisogno di ricordare: vanno quindi conservate le testimonianze del passato. In secondo luogo si deve vivere il presente, calati nella realtà. Infine il passo che somma i precedenti e li riempie di significato: la proiezione verso il futuro. Tutto ciò costruito su una base inamovibile: la coscienza del valore della parlata e cultura dei ladini delle Dolomiti. Il principio non deve soltanto essere scritto nello statuto, ma vissuto ogni giorno e trasmesso alle generazioni che verranno. Dai sogni dei fondatori è nata una realtà concreta.

Nel dicembre 1999 entra in vigore la legge nazionale 482 di tutela delle minoranze linguistiche, ancora inapplicata, in molte sue parti. Di conseguenza, il comune di Cortina, nella delibera di giunta del 25 febbraio 2000: “Riconosce l’Union de i Ladis d’Anpezo e le Regole d’Ampezzo quali interlocutori privilegiati, nell’approfondimento delle tematiche connesse all’attuazione della legge 482/99; di procedere a reciproche consultazioni e scambi di informazioni su tali tematiche, con i comuni di Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia, in vista dell’auspicata formulazione di orientamenti comuni”.

Oggi 4 dicembre 2020, ricordiamo con stima sincera ed ammirazione quelli che con grande coraggio diedero vita a questa importante istituzione di Ampezzo, che prosegue il lavoro con grande entusiasmo e con nuove forze formate da giovani impegnati nella salvaguardia dell’identità messa in pericolo dalla globalizzazione e dagli interessi economici. In questo tempo difficile per questa pandemia che ha colpito il mondo intero non ci è permesso dare attuazione al programma che era stato previsto per festeggiare questo importante traguardo. Auspichiamo di poter festeggiare appena possibile con tutta la comunità. Abbracciamo a distanza quanti ci sostengono e ci vogliono bene.

Gramarzé bén e sanin dapò

Presidente e Consiglio de ra Union de i Ladis d’Anpezo


Anpezo, 04.12.2020