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Gores de Federa: una storia edificante

Edoardo Pompanin

02/08/2020

Gores de Federa (Gole di Federa) è il nome di un sentiero realizzato dalle Regole d’Ampezzo che parte dal ponte di Federa (1600 m) e conduce nei pressi della Malga (1800 m). E’ un’ora di passeggiata non impegnativa a fianco di cascate, scivoli e pozze.

Il sito di Cortina Marketing descrive che “da qui si entra nell’incontaminata foresta di Federa, tra dolci salite e lievi discese, si costeggiano cascate, gole e rivoli d’acqua, attraversando cinque ponti sospesi sul ru Federa”.

Il progetto completo dell’itinerario prevede la risalita quasi integrale del torrente. Il tratto inaugurato nell’estate del 2019 è la parte superiore; sono in corso i lavori per il secondo tratto dal Pian del Legname al Ponte de Fedèra ed è in avvio il primo, da Bariza in Cu al Pian del Legname.

L’iniziativa ha riportato uno straordinario successo turistico.  Oltre 3.300 richiami specifici sul motore di ricerca Google. Punteggio di 4,5 stelle (su 5) su Tripadvisor.

L’antefatto a questo progetto virtuoso dovrebbe fare riflettere.

Il 15 febbraio 2017 – cioè poco più di 2 anni prima – era stato presentato in municipio a Cortina un nuovo impianto idroelettrico per sfruttare proprio il rio Federa. L’idea era di intubare per 1.361 metri il torrente e costruire tutta l’opera sul terreno di proprietà privata delle Regole, a loro scapito.

L’opposizione delle Regole, la levata di scudi delle associazioni ambientaliste, le osservazioni dei privati cittadini hanno contribuito alla bocciatura del progetto da parte del Comitato tecnico regionale per la valutazione di impatto ambientale. Il Decreto del 29 agosto 2019 specifica - a conclusione delle 40 pagine di valutazioni - che “complessivamente l’intervento comporta effetti ambientali negativi significativi”.

In pratica, nello stesso momento in cui la Commissione bocciava il (quasi) prosciugamento del torrente per uso privato, lo stesso sito è stato valorizzato per un uso collettivo rispettoso dell’ambiente e della vocazione all’ospitalità turistica della nostra cittadina.

 

Insieme al progetto, è stato in un certo senso demolito il principio che le iniziative imprenditoriali private portino necessariamente un beneficio economico complessivo, che si crei valore solo con il cemento e le costruzioni, che si faccia economia esclusivamente con lo sfruttamento delle risorse.

La gestione privatistica dei beni pubblici come le acque, il territorio e l’ambiente molto spesso non offre una adeguata compensazione al danno che viene portato alla collettività dalla iniziativa imprenditoriale. E ancora più spesso l’interesse pubblico fatica a farsi valere anche per una certa inerzia e condiscendenza della politica, ammaliata dalle sirene dei facili (e instabili) consensi del “movimento terra” a tutti i costi.

Un grazie va a tutti i cittadini, le associazioni, i funzionari pubblici che difendono il bene comune. In questo periodo ne abbiamo ancora bisogno.