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Non nel mio nome!

Lettere al giornale

15/07/2020

Da quando sono apparse sulla stampa e sui social le immagini dei lavori eseguiti  nella zona delle Tofane in vista dei Mondiali di sci 2021 sono tante le voci che hanno manifestato la loro preoccupazione ed indignazione per l’entità degli stessi.

Buona parte del merito di aver sollevato quel velo di silenzio che circondava la questione va agli ambientalisti che si sono attivati con sopralluoghi, fotografie e comunicati stampa per portare il problema all’ attenzione di tutti.

Gli ambientalisti! Questa categoria di volta in volta considerata rompi……i, da salotto, nemici del progresso, catastrofisti, ipocriti perché anche loro usano la macchina, (come se per essere ambientalista uno dovesse vivere in una capanna e girare a cavallo), salvo poi chiedersi dov’erano quando le cose vanno troppo oltre.

Per quanto riguarda i Mondiali 2021 ci tengo a dire che gli ambientalisti ci sono stati fin dall’inizio, c’eravamo a sostenere le ragioni del NO al referendum del 2015 dove, è bene ricordarlo, il 40% dei votanti si espresse con un NO ai Mondiali, c’eravamo nel seguire l’iter dei progetti, c’eravamo nel tentativo di instaurare un confronto con la Fondazione 2021 e ci saremo domenica 19 luglio alla manifestazione organizzata per dichiarare il nostro dissenso nei confronti delle opere e del loro impatto devastante sul territorio di Cortina, nonostante la Fondazione 2021 continui a proclamare che la questione ambientale  è una loro priorità e che questi saranno Mondiali green.

Qualcuno dirà che ormai è tardi, e per i Mondiali forse è vero, ormai il danno è stato fatto e possiamo solo sperare in opere di ricomposizione ambientale all’altezza delle promesse iniziali, ma la lunga mano della speculazione e dello sfruttamento del territorio è ancora ben presente su Cortina, basti pensare al progetto della stazione, alla volontà di creare impianti di collegamento verso Arabba e il Civetta che andrebbero a devastare le ultime zone rimaste ancora intatte, per non parlare poi delle Olimpiadi 2026: quanti sbancamenti e cementificazione richiederà la costruzione della pista di bob, per non parlare dei costi?

Se il sentimento di rabbia e desolazione che ho provato quando ho visto il disastro compiuto in quelle aree fa di me un’ambientalista, allora sì, lo sono, con tutte le contraddizioni che vorrete attribuirmi,  ma so che anche tanti altri hanno provato la stessa sensazione pur non volendo definirsi tali; è per questo che mi piacerebbe che la Marcia di domenica 19 luglio prossimo non fosse la “Marcia degli Ambientalisti”, ma vi partecipassero tutti quelli che pensano che ci sia un limite allo sfruttamento della montagna, che il turismo stesso stia sempre più evolvendo verso la ricerca di una montagna il più possibile incontaminata, dove protagonista sia la natura  e non i manufatti dell’uomo.

Non so quanti vorranno partecipare domenica, non è facile metterci la faccia quando sai di aver contro la maggioranza della popolazione, ma tanti o pochi che saremo non importa, l’importante è poter esprimere liberamente il nostro pensiero, poter dire pubblicamente NON NEL MIO NOME!
 

Roberta de Zanna