A Cortina è in atto uno scempio ambientale che lascia sconcertati: ruspe, betoniere e motoseghe in azione dal fondovalle ai ghiaioni di alta quota. Nella montagna ampezzana è arrivata una valanga di soldi che si sta trasformando in una colata di cemento che andrà a intaccare irrimediabilmente un paesaggio unico al mondo.
Il motivo di questa frenetica attività sono i Mondiali di sci alpino 2021 (che verranno probabilmente spostati al 2022, in coda alle Olimpiadi invernali di Pechino), seguiti dai Giochi Olimpici 2026, con Cortina unica candidata (qualcuno dovrebbe chiedersi perché) e poi, nelle intenzioni, il "Grande carosello”, con la costruzione di impianti di collegamento in quota tra tutti i comprensori sciistici delle Dolomiti. Tutti eventi e progetti sbandierati dai promotori come “green” e a “impatto zero”.
La Fondazione Dolomiti Unesco, che ha tra i suoi soci fondatori la Regione Veneto, è troppo impegnata a fare promozione turistica per accorgersene o per intervenire?
In tutto questo lo sport centra poco, e ancor meno lo spopolamento delle terre alte e la necessità di porvi rimedio: quello che interessa è far girare i soldi e porre le basi per un ulteriore sfruttamento della montagna che attiri ulteriore turismo di massa, con tutto quello che gli va dietro, costi quel che costi.
"Business as usual", dunque, anche se nessun buon padre di famiglia investirebbe il suo capitale nell'industria dello sci in tempi in cui il riscaldamento globale, in drammatica accelerazione, sta cambiando tutto mettendo a rischio la vita stessa sul pianeta, come stanno ripetendo da anni scienziati di tutto il mondo. Ma la politica è nelle mani di negazionisti il cui sguardo non va oltre i termini del proprio mandato, tanto dopo il testimone passerà a qualcun altro, con buona pace dei propositi di sbandierata “ecosostenibilità”. Ci si riempie infatti la bocca di parole come green, transizione ecologica e sostenibilità ambientale, ma nella pratica si va avanti con la cementificazione e il consumo di suolo come sempre, anzi più di sempre.
A tutto questo, con il pretesto di stimolare la ripresa dopo la crisi del Covid-19, la lobby dei progettisti e delle grandi opere torna alla carica per il prolungamento dell'A27, che non si capisce in che modo potrebbe portare vantaggi al territorio bellunese, costituendo chiaramente un banale by pass tra il trevisano e l'Europa centrale.
Nell'assistere impotenti al sacco della “Perla” delle Dolomiti il pensiero inevitabilmente va alla “Regina” delle stesse Dolomiti e alla “Regina” dell'Adriatico, che da anni vengono umiliate allo stesso modo: povera Cortina, povera Marmolada, povera Venezia, povero Paese.
comitato PERALTRESTRADE DOLOMITI
www.peraltrestrade.it
(Le foto in allegato sono fornite dal Comitato Peraltrestrade)