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Tra PIL e FIL

Redazione

30/03/2020

Tra PIL & FIL

Qualche tempo fa ho assistito ad una bellissima esposizione del professor Umberto Martini (docente di Economia e gestione delle imprese dell’università di Trento) che metteva a confronto le opportunità di sviluppo della montagna con la necessità di mantenerne una sostanziale originalità.
La ricerca di uno sviluppo sostenibile è forse la nostra sfida più grande da lasciare in virtuosa eredità alle generazioni future. Già, ma di quale sostenibilità stiamo parlando?

Un imprenditore giustamente pretende che i suoi investimenti fruttino: che una pista da sci costi e renda più di un sentiero è logico. Che il PIL prodotto da un impianto di risalita sia superiore a quello che genera una ferrata è inconfutabile.
Il professore ha poi mostrato esempi di paesi alpini e dolomitici che hanno adottato strade diverse.  Chi ha costruito grande zone residenziali e chi ha lasciato che la natura facesse il suo corso. Esempi su entrambi i fronti sono stati portati alla visione .
Indubbiamente dobbiamo salvaguardare il PIL, ma potremmo essere più attenti al FIL.

Che cos’è il FIL? È l’acronimo di Felicità Interna Lorda. Svolgendo la professione di Guida Alpina ho avuto l’opportunità di poter viaggiare sulle montagne del nostro pianeta e d’incontrare le popolazioni che le vivono. Alcuni viaggi li ho solo studiati sulla carta per capire che genere di avventura mi si sarebbe prospettata. Leggendo di trekking ed alpinismo in Buthan ho incontrato (sulla carta) il FIL.

I valori che calcolano questo benessere sono la salute e l’istruzione dei cittadini, la qualità dell’aria e la ricchezza dei rapporti interpersonali. Nella nostra comunità PIL e FIL vanno a braccetto come lo slalom tra la porzione antropizzata del nostro territorio si bilancia con la parte “selvaggia”.
A Cortina d’Ampezzo, a mio parere, si respira un aria glamour, un mix rappresentato dal centro impellicciato e labbra gonfie che pare in contrasto col gli spazi che si possono trovare appena oltre qualche forcella.

Aree con impianti e piste che si stanno rinnovando ed enormi spazi dove timidi sentieri sono l’unica traccia visibile dell’uomo. I rifugi hanno ancora un connotato tipicamente dolomitico, portano i nomi delle crode e non di località lontane che ben poco centrano con la montagna.
Insomma un territorio che si equilibra in maniera eccellente.

Nella speranza che venga prima o poi venga realizzato un bel parcheggio per auto ed un qualche “rudere” si rifaccia il trucco, credo che Cortina d’Ampezzo sia ancora oggi un luogo ove venire in vacanza o, ancor meglio, viverci e far crescere i propri figli.

Paolo Tassi