RISPOSTE ALLA LETTERA «CARTELLO IN LADINO: CI CHIEDIAMO IL PERCHÉ»
    

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RISPOSTE ALLA LETTERA «CARTELLO IN LADINO: CI CHIEDIAMO IL PERCHÉ»

Lettere al giornale

01/01/2010
Caro Direttore,
leggo nell'ultimo numero del Suo giornale una lettera, che mi lascia a dir poco stupita: Cartello in Ladino: ci chiediamo il perchè. Senza voler fare ulteriori sterili e irragionevoli polemiche, La prego di riportare il testo della parte riguardante la lingua minoritaria, del «Rapporto dell'Italia sull'attuazione della convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali»,recentemente pervenuto alla nostra Unione dal Ministero dell'Interno-Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione Direzione Centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze.L'autore della lettera firmata, anzi non firmata visto che il nome non compare sul giornale e quindi per i lettori anonima, troverà la semplice risposta al perchè di tale cartello: esso non è una brutta abitudine inventata per creare differenze fra cittadini, ma l'attuazione precisa di una legge emanata dallo Stato Italiano (L. 482 del 1999) già dieci anni fa a tutela dei diritti delle minoranze, ratificata dal Parlamento Europeo. Vorrei inoltre ricordare che ogni lingua è il prodotto di un'esperienza sotica unica, è portatrice di una memoria, di un patrimonio letterario, di un'abilità specifica e costituisce il fondamento legittimo di una identità culturale. Le lingue non sono intercambiabili, di nessuna si può fare a meno, nessuna è superflua. L'esigenza di favorire anche per le nostre lingue più minoritarie, una certa espansione nel resto della nazione e del continente, è indissociabile dall'idea stessa di un'Europa di pace, di cultura, di universalità e di prosperità. Un inestimabile valore non solo per noi ma per tutta l'umanità, impoverita dalla globalizzazione e dalla perdita dei valori.
Cordialmente
Elsa Zardini
Presidente dell'Union dei Ladìs d'Anpezo e dell'Union Generela
dei Ladins dla Dolomites

 
ARTICOLO 9 L. 482/99
Le Parti si impegnano a riconoscere che il diritto alla libertà di espressione di ogni persona appartenente ad una minoranza nazionale comprende la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee nella lingua minoritaria, senza ingerenze delle autorità pubbliche e senza considerazioni di frontiere. Nell'accesso ai mezzi di comunicazione di massa, le Parti si preoccuperanno, nel quadro del loro sistema legislativo, affinché le persone appartenenti ad una minoranza nazionale non siano discriminate.


SPETTABILE VOCI DI CORTINA
Mi permetto di segnalarVi una profonda malafede ed una scarsa conoscenza della storia del territorio da parte di quel lettore che scrive firmandosi, ma chiedendo di non pubblicare il nome, tipico Italico atteggiamento dal 1914 ad oggi il fatto di dire ma di non volersi esporre. Vorrei ricordare al lettore in questione che la ferita o meglio lo squarcio fu fatto dalla costituente della repubblica molti anni or sono barattando un pezzo di territorio per salvare la patria degli irredentisti filo italiani e grazie ad un ministro proprio di quella regione farne oggi una appendice impropria di autonomia: sì, parlo del Trentino. Se il volere era quello di tutelare il vecchio Tirolo Austriaco, come mai Cortina e Fodom sono stati impropriamente attaccati al Veneto? Ed in aggiunta forse pochi sanno che nell'immediato dopo guerra il comando alleato Anglo Americano aveva suggerito l'annessione del territorio di Cortina e Fodom all'Alto Adige in quanto le popolazioni erano storicamente e culturalmente ad esso più legate. Il punto fondamentale della questione non è se oggi ci si senta Veneti, Altoatesini o cittadini del mondo; il punto sta nell'essere coscienti di ciò che siamo guardandoci dietro, riconoscendo al passato errori e meriti. Mi sembra che il lettore dimentichi che in Anpezo, lo scrivo come SI DEVE SCRIVERE, vi sono cittadini ancora in vita nati sotto l'Impero Asburgico e fino a poco tempo fa cittadini che servirono quello stesso Impero per difenderne il SACRO SUOLO, frase molto cara all'Italica cultura del lettore e che lo fecero perché convinti che era il loro dovere ed orgogliosi di preservare la presenza dell'Impero sino in questa remota valle delle Dolomiti. Il referendum ha solo evidenziato il desiderio di una popolazione di tornare con i propri fratelli, volontà che anche se assopita era presente sin dalla fine del primo conflitto mondiale. Pertanto lo strappo non è stato il referendum ma é stato il separarci dalla porzione del vecchio Tirolo conquistato con le armi e con il tradimento dall'Italia. Dovrebbe il caro lettore essere più attento nello scrivere: a volte per errore si presentano fatti secondo una interpretazione propria non conforme con l'opinione di tanti altri ed i dati di affluenza alle urne referendarie ed il responso del voto parlano chiaro. Sul fatto del cartello, ammetto che avrebbe dovuto essere bilingue, con l'italiano prima ed il ladino anpezano dopo, ma meglio sbagliare in buonafede che rivendicare ideologie patriottiche italiane prendendo come spunto un cartello rivolto all'informare e non al fomentare. Comunque, anche se il cartello non è stato da me visto, molti mi confermano che poco distante da quello in Ladino vi era lo stesso scritto nella lingua di Dante; se questo è vero allora la malafede del lettore indignato è più che sicura.
Un saluto e un augurio de bon nadà a dute.
Eric Brizio

CARA LETTERA FIRMATA su Voci di Cortina di dicembre 2009, ha trovato nella mia persona un valido alleato nella guerra contro i litigi, i rancori e le maldicenze e non posso che essere d'accordo con Lei quando dice. «....non siamo riusciti a mantenere uno scambio civile di opinioni......» e ancora «....
ci impedisce di renderci conto che tutti quanti siamo vittime di queste brutte abitudini.» Siamo giunti al punto che vediamo il diavolo dapperttutto. Non so però se sia capitato anche a Lei di scoprire poi che la maggior parte delle volte i litigi, i rancori, le madicenze sono alimentati, se non proprio costruiti ad hoc, dagli stessi che gridano allo scandalo. Così abbiamo chi lancia il sasso e nasconde la mano, chi fornisce notizie false e tendenziose e chi, dopo aver creato scompiglio e malumore, fa il pianto della vittima per impietosire l'opinione pubblica e nascondere la faccia da carnefice. Ci si può
anche attaccare al fatto che il cartello sia solo in ampezzano, e tralasciare di dire che vicino c'era quello in italiano. I pretesti per non andare d'accordo sono infiniti e tutti abbiamo i nostri buoni motivi per farlo. Penso sarebbe costruttivo per entrambi potersi confrontare su questi temi in piena lealtà. Lei potrebbe confessarmi il Suo malessere nello stare in questo paese, io potrei spiegarLe il mio modo di vivere nello stesso paese e magari, insieme, potremmo cercare di usare qualche parola in ampezzano, che in fondo non è poi una lingua così difficile e antipatica. Sarebbe un primo passo di avvicinamento. Pur nella diversità di opinioni sono certa che, da persone civili, riusciremmo a instaurare un rapporto pacifico di stima reciproca, basta solo che lo vogliamo. Si faccia viva Lei, cara lettera firmata, con coraggio e senza timori, il mio nome lo trova in calce.
Cordiali saluti
Francesca Dipol Şepel