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CIAO STEFANO, AMICO MIO

Ennio Rossignoli

23/01/2019

Anni fa, nel congedo in fondo a quel “ritratto inedito di una Signora” con cui insieme al  figlio Nicola consegnava alla storia di Cortina il sigillo di un atto d'amore forse definitivo, Stefano scriveva: «Il mio scopo è stato di fare  - e farvi fare -  un passo indietro nel tempo con la memoria e con la fantasia, aiutati dalle immagini e dai racconti sulle atmosfere, le usanze e il sapore della vita in questa valle».

Erano le parole di un programma di vita e di lavoro stilato perché guidasse il suo personalissimo modo di leggere e interpretare il mondo, gli uomini e le cose del mondo, specialmente la misteriosa bellezza dell'alta natura: una narrazione in cui l'immagine si piegasse comunque sempre alla ricchezza di una cultura sottesa al momento tecnico.

Ora Stefano, questo stregone dell'obbiettivo illimitato, che nella fotografia ha risolto e esaltato le tensioni dell'arte, non c'è più. Una scomparsa repentina che addolora tutti coloro che ne hanno conosciuto la franca umanità, quella voglia inesausta di sperimentare che fa di un professionista un cercatore di verità oltre le superfici del “primo sguardo”: una perdita grave, tanto più in un tempo in cui arrancano ovunque le semplificazioni del consumo.

Quanto a me, ho perso un amico ma soprattutto un interlocutore: mi resta solo, come una preziosa eredità, il ricordo di una corrispondenza intellettuale  ricca dei riscontri di una lunga consuetudine.

 

Nella foto: Stefano Zardini con l'architetto Francesca Bogo, durante la presentazione del concorso di idee per la Senior City, promosso dal fotografo ampezzano