L’anno è iniziato con un mese di gennaio più mite e più piovoso/nevoso del consueto, mentre febbraio ha mostrato caratteristiche opposte, cioè abbastanza freddo e con poche precipitazioni. La primavera ha palesato condizioni altalenanti, con un marzo freddo e piovoso, un aprile caldo e soleggiato e un maggio caldo e molto instabile e piovoso. L’estate è stata nel complesso più calda ma anche più instabile e piovosa del normale. L’autunno si è dimostrato più caldo e più piovoso, soprattutto per la straordinaria fase di maltempo di fine ottobre. Infine dicembre è risultato siccitoso e più caldo del consueto a fondovalle.
Le temperature medie annuali sono risultate mediamente 1°C superiori alla norma, che fanno del 2018 uno degli anni più caldi da quando si effettuano misurazioni sistematiche (al pari del 2014 e del 2015). Per alcune località si è trattato dell’anno più caldo in assoluto, come ad esempio a Santo Stefano, a Forno di Zoldo e a Belluno. Nella città capoluogo, di cui si dispone una serie storica di 140 anni, si è superato di 0.3°C anche il 2014, che a sua volta aveva stabilito il record di anno più caldo. Dopo il freddo bimestre febbraio-marzo, i successivi 9 mesi hanno avuto sempre temperature medie mensili superiori alla norma.
Le precipitazioni totali annuali (mediamente fra 13 00 e 1900 mm) sono state più abbondanti del normale, con esuberi fra i 200 e i 300 mm. Il mese più piovoso è stato ottobre (piogge quasi tutte concentrate a fine mese ), quello più asciutto dicembre. Anche la frequenza delle precipitazione è stata superiore alla media, con 10-20 giorni piovosi in più (112-135, a seconda delle zone, contro una medi a di 102-114).
Di questo mese si devono ricordare:
• L’intenso episodio di maltempo di tipo sciroccale nei giorni 8 e 9 gennaio, con dissesti idrogeologici ed allagamenti diffusi (favoriti dal terreno gelato), un anomalo rialzo termico e nevicate solo a quote alte;
• L’ondata di freddo di fine febbraio;
• Le disastrose grandinate e i dissesti del 12 giugno in alcune zone del Feltrino e della Valbelluna, provocate da una supercella temporalesca;
• Gli altri, numerosi forti temporali fra giugno ed agosto, con danni in diverse zone. Fra tutti si cita quello, di eccezionale intensità, che ha colpito il 1° agosto le frazioni di Cortina ai piedi delle Tofane, con intensità di pioggia doppi rispetto ai record precedenti.
• L’onda di calore della prima settimana di agosto, con forti condizioni di afa in Valbelluna
• Le due fasi di caldo anomalo nelle prime tre settimane di settembre;
• L’intenso episodio di Föhn del 24 ottobre, che ha propagato e successivamente alimentato per più di 48 ore un vasto incendio alle pendici delle Pale di San Lucano, a Taibon Agordino. Il Föhn ha causato diffusi danni per le raffiche di vento e ha provocato un eccezionale rialzo termico nel pomeriggio, con massime di 30.5°C a Feltre, 29.2°C a Belluno e 27.5°C ad Agordo. Straordinaria anche l’escursione termica giornaliera in Valbelluna di questo giorno, con 26-27°C di differenza fra la minima e la massima;
• Infine l’evento alluvionale dei giorni 27, 28 e 29 ottobre, accompagnato da un vento fortissimo nel tardo pomeriggio-sera del 29. In circa 84 ore sono caduti 716 mm a Soffranco (Longarone), 659 mm a Sant’Andrea (Gosaldo), 636 mm a Col di Pra’ (Taibon), 595 mm a Sappada e 565 mm ad Agordo. Nel momento di massima potenza il vento ha raggiunto raffiche di 192 km/h sul Monte Cesen, 161 sul Monte Faveghera, 121 a Perarolo, 114 a Caprile, 109 ad Agordo, 107 a Quero e 105 km/h a Longarone Se le precipitazioni e i dissesti idrogeologici verificatisi in molte zone, sono paragonabili a quelli dell’alluvione del 1966, l’intensità e la durata del vento che ha investito la montagna veneta, (segnatamente Bellunese e Vicentino), con conseguenti estesi schianti boschivi e danni ad edifici, non trova alcun riscontro nel recente passato.
A.R.P.A.V. – Dipartimento Regionale per la Sicurezza
del Territorio – Centro Servizio Idrogeologici