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LUOGO CHE VAI TEMPESTA CHE TROVI

Ennio Rossignoli

14/11/2018

L'hanno chiamata la “tempesta perfetta”, e anche ammesso che questa sia soltanto una formuletta meteorologica, bisogna riconoscere  che i disastri lasciati sul terreno ne confermano tutta la potenza distruttiva. E' così che il Bellunese, questo territorio della “periferia dell'impero” solitamente assai poco frequentato (Cortina a parte) dalle cronache nazionali, è diventato un angosciato protagonista del meccanismo mediatico, pure se al posto delle cime radiose del sovramondo dolomitico scorrevano le distese prostrate dei boschi investiti dall'uragano (e non dall'Ikea).

A sorprendersi che la loro gente si sia impegnata da subito nella ricostruzione è stato in verità solo un ministro del Lavoro (?), forse male abituato, ma per chi conosce il popolo della montagna non poteva essere diversamente.

Meno colpita dagli eventi drammatici che hanno coinvolto certe parti più impervie del territorio, Cortina sente però soffiare più forte il vento della dissidenza calata sul progetto olimpico. Infatti. Già  qualche tempo fa negli entusiasmi della macchina organizzativa si era insinuata l'ombra di una proposta referendaria: al di là delle questioni di merito, troppo tardiva e troppo debole per non dover finire tra le velleità senza speranza.

Ma ora, a fronte degli enormi impegni finanziari richiesti per il recupero del territorio (al momento solo promessi), le voci del dissenso hanno preso forza nel senso di una diversa destinazione più che necessaria delle risorse elargite dal governo. In sintesi: pensare alle Olimpiadi davanti al disastro ambientale di oggi non può apparire una sorta di distopia fuori di situazione e fuori di senso?

Si è dunque accesa una dialettica, quel confronto di opinioni che è poi il sale della democrazia, ma oltre le opinioni, sembra impregiudicabile il diritto del cittadino a esprimersi su questioni  che lo toccano direttamente; in particolare, da un lato ci si preoccupa che il mastodonte olimpico possa far saltare i delicati equilibri di un sistema sociale e geomorfologico come quello  ampezzano, dall'altro ci si affida alle promesse di uno sviluppo straordinario per la stessa economia del paese.

C'è tempo, è vero, e notoriamente il tempo aiuta e aggiusta, ma ha in ogni caso ha bisogno che ci sia chi lo accompagna come e quanto occorre. Questa amministrazione ne sembra capace, ma le perplessità restano.