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MINI-IDROELETTRICO: SI VOLTA PAGINA CON LA BOZZA DEL DECRETO RINNOVABILI

Redazione

26/09/2018

La bozza di decreto che incentiva le rinnovabili non deve essere peggiorata: finalmente i Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico tengono conto della normativa europea a tutela delle acque e accolgono le istanze dei territori, che da anni denunciano una gestione dissennata degli incentivi pubblici nel mini-idroelettrico, per lo più a vantaggio dei privati.

La bozza non va cambiata in peggio perché, diversamente, i cittadini italiani rischiano di pagare due volte: per gli incentivi, appunto, e, in futuro, per una procedura di infrazione comunitaria, visto che in moltissimi casi è dimostrato che il mini-idroelettrico rovina ambienti fluviali di grande pregio. La bozza di decreto finalmente riserva l'incentivazione solo agli impianti che utilizzano acque già incanalate e sfruttate per altri usi e lo elimina per i corsi d'acqua naturali.

Semmai deve essere migliorata risolvendo alcuni punti ancora critici evidenziati nelle osservazioni alla bozza di decreto sottoscritte da numerose associazioni.

A sottolinearlo è l'Associazione nazionale Free Rivers Italia, che riunisce decine di gruppi, associazioni, comitati, cittadini attivi sulle Alpi e sugli Appennini, per difendere gli ultimi tratti liberi dei nostri corsi d'acqua. Free Rivers risponde così alle dichiarazioni mistificanti di Assoidroelettrica, che dimostra evidentemente di sopravvivere solo grazie agli incentivi e, senza, difficilmente avrebbe un futuro.

Da anni gli incentivi statali, pagati in bolletta dai cittadini (componente A3), sostengono la realizzazione di impianti idroelettrici che di "mini" hanno solo il nome e sono tutt'altro che sostenibili. E contribuiscono ben poco alla produzione di energia rinnovabile: oltre al danno, la beffa. Basta leggere il rapporto del Gestore Servizi Energetici (GSE) per comprendere quanto poco strategiche siano queste opere.

In Italia oggi sono in esercizio oltre 3000 centrali mini-idroelettriche, cioè con potenza inferiore a un 1 MW. Tutte insieme, forniscono appena il 6% di energia da fonte idraulica e danno dunque un contributo trascurabile al totale del fabbisogno energetico nazionale, mentre 303 grandi impianti con oltre 10 MW installati concentrano l'82% della potenza idroelettrica totale. Sempre secondo il GSE, da diversi anni la quantità di energia prodotta da forza idraulica è stabile. Allo stesso tempo, negli ultimi nove anni sono entrate in funzione circa 2.000 centrali in più, tutte di piccola dimensione.

Si fanno nuovi impianti e si produce meno energia: il paradosso del mini-idroelettrico è che non tiene conto neppure degli effetti del cambiamento climatico sul ciclo idrologico, con portate dei fiumi sempre più scarse e imprevedibili, a dimostrazione di quanto poco interessi dell'ambiente a chi fa profitti con l'acqua.

Oggi non c'è più spazio per altri impianti sui nostri fiumi e tantomeno con manufatti che aumentano il rischio idrogeologico, non lo diminuiscono affatto. Sarebbe davvero poco lungimirante per lo Stato Italiano incorrere in una costosissima procedura di infrazione europea per cedere alle pressioni delle imprese riunite in Assoidroelettrica.

Va pure ricordato il grande danno che le centraline provocano al primo settore dell’economia montana: il turismo.

Giovanna Ceiner
Presidente Italia Nostra Sezione di Belluno

sottoscrivono:    
CIPRA Italia                           
Mountain Wilderness                    
LIBERA nomi e numeri contro le mafie, Presidio Cadore            
Ecoistituto Veneto “Alex Langer”                
Comitato Peraltrestrade Carnia-Cadore    
Gruppo Promotore Parco del Cadore