C'è l'involucro scintillante delle manifestazioni che costellano le stagioni “alte” della sua vita turistica: dalle kermesse letterarie alla gastronomia en plein air: il tutto adagiato sul velluto di una natura targata Unesco, trionfo di una montagna di grande fama perché di grande bellezza. E' la Cortina mondiale, che di questi tempi, sotto la spinta di aspirazioni olimpiche e di politiche pulsioni, sta sballottando sindaco e affini tra le intenzioni e gli incontri di vertice che le maltrattano.
C'è poi un'altra Cortina, quella che si arrabatta nelle cose che non ci sono e che dovrebbero esserci: come per esempio quella piscina che è oramai diventata il mito di se stessa, o gli alberghi che – con qualche eccezione – sono ridotti a incresciosi reperti di un tempo felice, o una pista ciclabile finalmente meno zoppicante.
Oggi è facile e consolante richiamare i placidi e lontani tempi di un paese appagato dagli allori di una storia a senso unico, marchiata da una mondanità che finì per essere il brutto e quasi esclusivo connotato di un edonismo più spesso volgarmente esibito.
Oggi non è più così. I nuovi scenari si sono aperti sulla vita della comunità e quel vecchio marchio si è fortunatamente in gran parte consumato, mentre i problemi si sono moltiplicati e si sono fatti incalzanti: per un campo di golf condannato alle piccole misure e una circolazione ancora ferma alle idee, c'è intanto chi continua a lavorare perché Fiames si trasformi in una specie di Malpensa delle Dolomiti (qualcuno contesta, ma come si è detto, deve essere vittima di quel Dunning Kruger che è la sindrome di chi parla di ciò che non sa, ma non lo capisce).
Certo i progetti non mancano, e questo è per lo meno un segnale di vitalità in chi amministra: parcheggi, piani impegnativi di trasformazioni urbane sono i fantasmi che circolano nelle stanze dove si decide, e tutti ci auguriamo che prendano la consistenza delle cose reali (nei modi giusti, s'intende). Per il momento basta che l'augurio abbia fortuna.