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Regole e Comune di Cortina uniti contro le centraline idroelettriche sul territorio regoliero

Marina Menardi

25/08/2018

No alla costruzione delle centraline sui ruscelli di montagna, tanto più se si trovano sul territorio regoliero. Comune e Regole d’Ampezzo sono uniti per contrastare la costruzione delle centraline del Ru Bosco e del Ru Bigontina a Cortina, tutte e due in aree di proprietà delle Regole.

Un coro piuttosto unanime si è alzato giovedì sera alla tavola rotonda dal titolo: Centraline sì o no? Vantaggi e svantaggi del mini idroelettrico in montagna, organizzata dal negozio Patagonia di Cortina, sempre attento alle tematiche ambientali locali. All’incontro, moderato dalla giornalista Marina Menardi, hanno partecipato Luigi Alverà, vice sindaco di Cortina, Stefano Lorenzi, segretario delle Regole d’Ampezzo, Lucia Ruffato, presidente Free Rivers Italia, Roland Bernardi, ingegnere idraulico.

Alverà ha annunciato che di recente è stato fatto un sopralluogo da parte della commissione VIA della Regione per completare l’autorizzazione alle due centraline, nonostante il Ru Bosco scorra all’interno del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo. Le Regole si sono opposte fin da subito e hanno ricorso al Tribunale Superiore delle Acque lamentando per il Ru Bosco la zona protetta dal Parco.

«La Regione Veneto e la Provincia di Belluno esercitano di fatto una politica di concessioni idroelettriche abbastanza indiscriminata, senza particolari valutazioni di merito su come e dove sia opportuno realizzare progetti» ha spiegato Stefano Lorenzi. «Ogni progetto è valutato a sé, e le procedure complesse di V.I.A. (Valutazione di Impatto Ambientale), con documentazione prodotta dalle ditte proponenti, risulta nella maggior parte dei casi una mera formalità, che sembra essere studiata nel dettaglio solo quando emergono contenziosi. I criteri di valutazione dei progetti in concorrenza tengono conto soprattutto dei dati di producibilità degli impianti proposti: la soluzione più produttiva  in genere viene scelta a discapito delle altre».

L’ingegner Bernardi ha spiegato che «non è così facile oggi fare un impianto idroelettrico. Tanti sono i progetti depositati, che si è creata un’empasse burocratica; inoltre sono diminuiti gli incentivi e ora l’energia idroelettrica è meno vantaggiosa».

Ma Lucia Ruffato, di Free Rivers Italia, ha fatto capire che non bisogna abbassare la guardia: «I progetti in istruttoria prima o poi arrivano, non dobbiamo pensare che si perdano nei cassetti della Regione, soprattutto se restano gli incentivi. Abbiamo ancora dei boschi da salvare, e dobbiamo continuare ad opporci. Ma se vogliamo fermare l’invasione delle centraline nel territorio della nostra provincia, bisogna togliere gli incentivi. Il surplus di energia prodotto dalle centraline viene pagato dal gestore di energia elettrica quasi tre volte il costo del kw. Un prezzo che noi poi ci troviamo in bolletta alla voce "contributo per energie rinnovabili" e che ammonta ad oltre un miliardo di euro l’anno. Soldi che potrebbero invece essere investiti per le coibentazioni delle case e per il risparmio energetico in genere. Difficile in tutto ciò riconoscere un interesse pubblico».