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ALIS LEVI, O L'ESPRIT DE FINESSE

Ennio Rossignoli

17/12/2017
Tornano negli intermezzi di una memoria d'arte gli amici scomparsi della Cortina che splendeva oltre le misure di un week end: erano gli anni di una dolce vita che di felliniano aveva perduto ogni cadenza surreale per indossare gli abiti di un edonismo convinto e intrigato di cultura.

Anni in cui la regina era il luogo eletto dagli artisti e dagli intellettuali di ogni specie e qualità, che ne avevano fatto il simbolo di un privilegio. A qualcuno di loro, i più fedeli e più amati, Cortina riserva talora – com'è giusto – la carezza di un ricordo particolare, una commemorazione affidata all'opera e alla parola: sono di questi giorni le testimonianze di una grande amicizia di artisti, i Balsamo e i Music esposti al Rimoldi, ed è di questi giorni la preziosa presenza di una pittrice e scrittrice come Alis Levi, sensibile interprete della natura interiore di ogni apparenza, percepibile – oltre la ragione -  con lo spirito pascaliano dell'intuizione e del sentimento.  

Un volto il suo, dai tratti aristocratici, su cui il tempo aveva impresso i segni di una lunga sequenza di straordinarie esperienze d'arte e di vita: dalla natia Inghilterra attraverso la Parigi dei maestri era infine approdata alla Venezia dannunziana, dove il Vate del Notturno, nella penombra della Casa Rossa, alleviava l'offesa dell'occhio con il pianoforte dell'amico Giorgio Levi: così “Ali lievi”, come volle chiamarla il poeta, conobbe e entrò nella vita di colui che sarà il compagno del suo futuro.

Poi Alis e Giorgio arriveranno a Cortina e presto la loro casa di Cianderies diventerà un polo di alta cultura, un ricettacolo di protagonisti della musica e della letteratura di ogni paese. Ci andavamo per incontrarli o magari anche solo per ammirare la collezione di bastoni di cui Giorgio era orgoglioso - e lì poteva capitarci di stringere la mano a Stravinskij - oppure ci pigiavamo per ascoltare il giovane germanista cortinese che  ci illustrava la sua fresca tesi di laurea su Duerrenmatt: tra la venezianità sorridente di Giorgio e la sensibilità antica di Alis ci sentivamo ospiti di una rara e quasi immeritata familiarità.

Poi lei volle che le donne impegnate di Cortina si raccogliessero nel sodalizio del Soroptimist per riceverne il crisma di una funzione sociale destinato ad affermarsi nel tempo e nei numeri: con un piccolo gruppo di amiche diede così vita, divenendone subito presidente, al club benemerito delle Sorelle, che il prossimo gennaio celebrerà il suo primo cinquantenario.

Una ricorrenza che non poteva non richiamare alla memoria la figura di quella donna “a tutto tondo” a cui è rimasto inevitabilmente legato un frammento della grande storia di Cortina, e oggi che quella storia sta riavendosi da un troppo lungo letargo il ricordo dei suoi protagonisti può contribuire a ispirarne la nuova vitalità. Perciò i ritratti di Alis in mostra alle Regole servono anche a questo.


Nella foto: Gioia De Bigontina, curatrice della mostra, Katia Tafner, presidente Sorpotimist, Flavio Lancedelli, presidente Regole d'Ampezzo all'inaugurazione della mostra