Mi capita di andare a S. Vito per manifestazioni culturali di varia natura, che trovano spazio nella “sala polifunzionale”, offerta spesso gratuitamente (diversamente molti eventi non potrebbero avere luogo). Cito ad esempio un saggio delle scuole medie (anche di Cortina, sic!) ed un concerto di uno straordinario gruppo musicale di nome Al Tei. Per la detta ragione la sala è parecchio utilizzata, anche nei fuori stagione e permette l’esibizione di singoli o gruppi che non avrebbero altre possibilità e che, d’altro canto, consente ad un po’ di gente di godere qualche serata un po’ diversa e spesso culturalmente arricchente.
A Cortina abbiamo il cinema e l’Alexander Hall, entrambi idonei a realizzare molte cose. Il problema è che la SEAM chiede tariffe troppo alte, soprattutto nel fuori stagione, quando giocoforza il pubblico non è numeroso. Mi dicono che inizialmente anche la Filodrammatica ha avuto difficoltà (successivamente credo un accordo sia stato raggiunto).
Perché uno spazio dedicato all’arricchimento culturale dei cittadini dev’essere a tariffa? Perché non chiedere le spese vive e basta? Perché il comune non concede le sue sale gratuitamente nella stagione morta, quando l’attività è rivolta solo ai propri concittadini e non è mai a fini di lucro?
Credo che ogni forma di cultura vada promossa con energia, non ostacolata, come di fatto sta avvenendo. Quale è la filosofia che tiene inutilizzata una sala per il 90% del tempo? Il cinema merita un discorso a parte: ringrazio perché dà spettacoli anche con pochissimi spettatori (quindi incasso vicino allo zero), ma perché, a parità di incasso non la concede al altri?
Questione di costi? O di bilancio? Proviamo a chiedere ai nostri vicini di S.Vito per capire come fanno.
Renzo Stefani