Da quant'è che sentiamo ripetere che Cortina è stata di manica troppo larga con le seconde case finendo così per riempirsi di appartamenti d'oro che oggi sono desolatamente disabitati, un cumulo di residenze svuotate dal passare delle mode e delle generazioni, e da una crisi che invece stenta a passare? Una politica forse sciagurata, ma in ogni caso corresponsabile – in buona compagnia - della contrazione delle fortune turistiche, solo ultimamente in stagionale recupero.
Ammesso che sia così, resta che l'immagine di Cortina è sempre affascinante come poche: una specie di icona intramontabile della miglior vita. Corrispondente alla realtà? Qui occorre distinguere.
Tutti d'accordo sulla bellezza di un palinsesto di natura che fa della conca un luogo di esperienze straordinarie: c'è chi ha parlato di “luogo dell'anima”, e la sua storia ce ne offre innumerevoli conferme. Diversa è invece la valutazione sullo stato della situazione “a terra”, dove pesano insufficienze, ritardi, assenze di varia responsabilità.
Per cominciare, a Cortina si arriva con difficoltà incompatibili con gli standard di oggi: ferrovie ansimanti, o assenti, strade sempre meno adeguate ai volumi del traffico attuale, con i giganti di quello pesante che attraversano il centro cittadino.
Se ci arriviamo d'estate, veniamo accolti da un ricco calendario di eventi a cura pubblica e privata, frutto di capacità e di volontà che sopravvivono, ma rispetto al passato manca il piccolo intrattenimento quotidiano, quello che ti impedisce di precipitare nella noia delle serate da teleschermo.
Certo c'è in giro meno voglia di divertirsi: ce l'hanno ancora naturalmente i giovani, ma loro, neve esclusa, da queste parti si fanno vedere sempre meno. Una grossa iniezione di fiducia sta venendo di questi tempi dai progetti mondiali, favorita anche dalla intraprendenza dei nuovi addetti, finora impegnati peraltro esclusivamente sul piano delle assicurazioni e rassicurazioni di programma.
Quelle stesse che però, al netto degli inevitabili impicci burocratici, non impediscono pensieri altrimenti poco ottimistici sui tempi e sulle concrete condizioni per una tempestiva realizzazione di quegli stessi progetti.
D'altronde un po' di sano realismo aiuta a guardare le cose bene in faccia, senza lasciarsi sedurre e fuorviare da quella che i patafisici chiamavano la scienza delle soluzioni immaginarie, ma trovandovi i giusti obiettivi e gli strumenti per raggiungerli.
Ora se ne parla (anche troppo), è arrivato il momento di cominciare a vedere i fatti.