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CODIVILLA PUTTI: UN MESE E MEZZO DALLA CHIUSURA/RIAPERTURA

Marina Menardi

19/06/2017
Procede a piccoli passi il riassetto dell’ospedale Codivilla Putti, dopo la chiusura e lo svuotamento dei reparti, lo scorso 29 aprile, e la ripartenza da zero i giorni successivi, per lo meno per quanto riguarda la parte ospedaliera.  

Francesco Rizzardo, amministratore delegato dell’Oras, l'azienda sanitaria di Motta di Livenza che ora ha in gestione appunto la parte ospedaliera (il PPI e i poliambulatori sono gestiti direttamente dell'Ulss n. 1 Dolomiti), dal suo ufficio al Codivilla fa il punto della situazione.

«Le difficoltà ci sono, visto che siamo pariti da zero, ma c’è anche tanta volontà di fare, e di fare bene» ha spiegato Rizzardo. «Finora abbiamo rispettato le date: avevamo detto che saremmo partiti il 30 maggio con i primi ricoveri, e così è stato. Oggi, dopo un mese e mezzo, abbiamo 21 ricoverati, e circa 50 pazienti in lista d’attesa. Parallelamente ai ricoveri è partita anche l’attività in sala operatoria. Si prevede l’utilizzo della sala operatoria tutti i giorni. Diciamo che ad oggi qui al Codivilla si può fare già tutto:  protesi all’anca, alle ginocchia, interventi vari su fratture, alle spalle: insomma, tutto ciò che riguarda l’ortopedia, anche se non tutto per quanto riguarda i pazienti affetti da osteomieliti».

Questi ultimi, infatti, privati del Putti, struttura riservata a questo tipo di patologia, possono recarsi al Codivilla per interventi base, come le terapie delle infiltrazioni, o come è accaduto proprio venerdì scorso, interventi per togliere o tarare i Ilizarov, dei fissatori esterni che vengono utilizzati in seguito ad operazioni sull’osso affetto da osteomielite per permettere a quest’ultimo di rigenerarsi nella parte sana e poi di riattaccarsi. Tre sono stati i pazienti che nei giorni scorsi si sono presentati al Codivilla per questo intervento, in seguito ad un’operazione che avevano fatto al Putti.

Una decina anche i pazienti osteomielitici che dal 30 maggio in poi sono stati ricoverati al quarto piano, nella gestione precedente riservato alla riabilitazione cardiologica, per continuare la terapia delle infiltrazioni. «Per operazioni più importanti che riguardano le infezioni ossee grande disponibilità è stata data dall’ospedale di Belluno, ove sono attrezzati per questo tipo di interventi».

In questo mese e mezzo di gestione dell’Oras tanto è stato fatto anche sotto il profilo delle procedure organizzative, cioè ciò che riguarda le autorizzazioni dalla Regione, e i requisiti necessari per operare in linea con le regole europee.

«È stato riorganizzato tutto il supporto informatico, abbiamo tirato quasi tremila metri di cavo, un intervento non da poco, che ci ha permesso ottimizzare l’organizzazione interna dell’ospedale. Siamo para pubblici, non privati, e in tal modo agiamo: la nostra prima attenzione è sull’utente, non sul profitto. Anche noi teniamo d’occhio i bilanci, naturalmente, con l’obiettivo di raggiungere per lo meno il pareggio. Nel caso ci siano degli utili, questi vengono reinvestiti nella struttura. Il paziente è al primo posto. Il privato ha invece un’attenzione diversa: sicuramente punta all’utile in bilancio, e magari anche a dividendi tra i soci. Noi ci comportiamo secondo le norme degli enti pubblici».

Nella foto: Francesco Rizzardo, ad di Oras