Stavolta sembrava proprio fatta: Cortina avrebbe avuto il suo Golf più degno - quello delle diciotto buche - che l'avrebbe finalmente collocata tra le signore del jet-set della pallina, lo sport profumato di solide eleganze e fino a ieri soprattutto consigliato a signori con pancetta e in debito di ossigeno.
Oggi è diventato uno sport di grandi numeri e giovani eccellenze, indispensabile al prestigio di qualsiasi luogo che se lo meriti, figuriamoci di uno come Cortina! Qui è stato il sogno di alcune generazioni, che il piccolo campo del Miramonti provvedeva a mantenere vivo solo con la pratica di un gioco dimezzato.
A metà degli Ottanta, invitato da qualcuno del Comune, era persino arrivato il presidente di Alitalia per una ipotesi di intervento: aveva sorvolato la conca e dall'alto di un elicottero aveva individuato un possibile tracciato nell'area di Malga Lareto.
Non se ne fece nulla, ovviamente, e il tormentone proseguì più forte della buona volontà e della ostinazione di un gruppuscolo di affezionati, stanchi di dover frequentare i green austriaci, o magari quello del Cansiglio.
Avevano vinto, o almeno lo credevano, ma non avevano fatto i conti con la congiura delle disdette che da qualche tempo sembrano proprio voler perseguitare quella che viene di solito e impropriamente chiamata la perla delle Dolomiti: farne l'elenco sarebbe il facile e stranoto consuntivo di una sofferenza sulla quale fioriscono le preoccupazioni di una comunità che i grandi progetti mondiali non riescono a rasserenare.
Perché quando non inciampa la politica delle scelte e delle decisioni, lo sgambetto glielo fanno le farragini della burocrazia o le indisposizioni finanziarie. La società del Golf ricorrerà, invocando impegni sottoscritti: dunque si prevedono tempi prolungati e soluzioni rimandate, o magari liquidate.
E il Golf? Potrebbe tornare quello che è stato per anni, cioè un'idea, una intenzione, un bellissimo miraggio!