Leggiamo nuovamente dai giornali locali di questi giorni, l'ennesima edulcorata versione dei fatti oggetto di causa. Continua a sorprendere che, a quasi un decennio dai fatti, la ricostruzione dei medesimi sia affidata alle solite veline di palazzo ed a versioni che definire partigiane è un eufemismo.
La Corte di Appello ha accolto la prima e dirimente eccezione sollevata sia da Cappellaro che da Roncen, all'esito del primo grado di giudizio. Il giudice di Belluno, infatti, si era dichiarato sorprendentemente privo di giurisdizione. Per tale motivo, il giudizio in appello non è ulteriormente progredito, essendo necessario ritornare al punto in cui il Giudice di Belluno aveva erroneamente fermato la sua cognizione, rigettando gran parte del ricorso presentato.
Non intendiamo impegnarci in arditi e prematuri giudizi - come fa ormai abitualmente l'amministrazione ampezzana - tesi a vendere per successi clamorosi, sentenze di tutt'altro contenuto. Nel caso della Dott.ssa Cappellaro, infatti, è addirittura stato confermato il demansionamento già riconosciuto in primo grado.
Ovviamente, per il resto, la parola definitiva spetterà alla Suprema Corte, ove finalmente si confida verranno tenute in debita considerazione le giuste pretese di persone che sono state a suo tempo costrette a lasciare il proprio posto di lavoro. E tutto ciò, in ragione delle discutibili opinioni dell'ex sindaco Franceschi al quale, visti i gravosi impegni che lo stanno in questi giorni tenendo occupato in Tribunale penale a Belluno, auguriamo buona fortuna.
Alessandra Cappellaro, Marsia Ferrari, Ivan Roncen
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