Che ne sarà degli impianti di Cortina Cube?
    

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Che ne sarà degli impianti di Cortina Cube?

Lettere al giornale

04/10/2016

Eravamo rimasti all’improvvisa chiusura in piena stagione estiva dell'impianto della Staunies, improvvisa perché da un giorno all’altro ha cessato il suo funzionamento per scadenza tecnica (motivazione ufficiale) senza che vi fosse alcuna comunicazione preventiva a riguardo.

Sarebbe stato doveroso da parte di una società seria informare per tempo i propri clienti e non scaricare le colpe al Tar, con la consapevolezza da anni di essere costretti a chiudere per l’impossibilità di intervenire con nuovi lavori di manutenzione o di prendere in considerazione il progetto nemmeno troppo oneroso proposto da Leitner di una funivia in sostituzione del vecchio impianto che consentisse sia la fermata intermedia, sia l'arrivo in quota.

Tradotto in semplici parole: la consapevolezza di non avere soldi a disposizione e l’incapacità di trovare bandi europei da cui ottenere le risorse necessarie o terze parti che subentrassero in società con capitali freschi.

Ora, mentre stanno smobilitando gli storici ovetti, che pare saranno venduti al miglior offerente - e qui sarebbe interessante capire chi cosa o come ne beneficia - ci troviamo a dover affrontare la chiusura definitiva dell'intera area di Mietres che comprende lo ski-lift a Guargnè, la seggiovia Guargnè-Col Tondo e la seggiovia ColTondo-Mietres (quest'ultima già chiusa quest'estate nel silenzio generale e con inevitabile danno economico per il rifugio Mietres).

La motivazione che tarda ad essere resa pubblica è che la società Cortina Cube, attraverso il suo amministratore delegato, senza dare alcuna spiegazione ufficiale e aspettando sempre che qualcuno se ne accorga e sollevi il problema, abbia deciso di chiudere in 2 mesi ben 4 impianti di risalita, in modo da risparmiare sui costi di manutenzione e funzionamento, e riuscire così ad avere maggiori risorse per affrontare un intervento imminente parecchio dispendioso, come la revisione totale della Funivia Faloria, la cui costruzione risale al lontano 1935 e su cui non sono mai stati apportati cambiamenti.

In pratica, significa che dovranno smontare e rinnovare tutto l'impianto: dalle 4 vetture, ai motori, ai volani, all'impianto elettrico e di azionamento, per non parlare dei piloni e delle stazioni di partenza, arrivo e  sosta intermedia da rifare.

Da questo elenco si può capire bene come la situazione sia delicata e quanti lavori siano necessari prima delle scadenze imposte dal ministero, ovvero il 2021 come termine massimo per completare l’opera.

A questo proposito sarebbe necessario fare chiarezza sui costi reali di un simile lavoro e se non sia auspicabile un rinnovamento radicale con la costruzione di una cabinovia, prendendo spunto magari da come operano ad Arabba, che, è bene ricordarlo, è anch’essa in provincia di Belluno e sa molto bene come sfruttare il turismo proveniente dalle zone limitrofe.

Sorge poi spontanea una semplice domanda: perché invece di chiudere degli impianti per contenere i costi creando un danno a una comunità e all'intero settore turistico, non si cercano delle soluzioni alternative in grado di sfruttare anche i famigerati fondi per i Mondiali del 2021 per avviare un processo di rinnovamento totale che porti alla creazione di un vero comprensorio Faloria-Cristallo-Mietres, in cui dare la possibilità alle persone, sportivi e non, di accedervi partendo e tornando dal centro di Cortina?

Si potrebbe sfruttare un'area abbandonata a se stessa come quella di Mietres, che garantisce la presenza di due grandi parcheggi (uno a Guargnè di fianco la piscina, l'altro a Col Tondo salendo in macchina da Chiave), rispetto a quello inesistente della Funivia Faloria (sempre che non si voglia considerare il parcheggio a pagamento della stazione o quello abusivo sui prati di via Ria de Zeto come un'alternativa valida a sopportare le richieste nei periodi di massimo afflusso come Natale o i weekend di alta stagione).

Attraverso un impianto di collegamento che da Mietres porta a Rio Gere, che a sua volta porta direttamente in Faloria, unito alla riapertura della pista che da Rio Gere riporta a Cortina (che da troppi anni è stata abbandonata per costringere le persone a tornare in paese con la funivia e ottenere così maggiori passaggi per le casse della società) si otterrebbe un comprensorio che, come la Val Badia e la Pusteria insegnano, permetta di muoversi a piedi dal centro, senza essere costretti a percorrere chilometri in macchina per raggiungere tutti gli impianti  o, ancora peggio, essere costretti a limitarsi a sfruttare solo una zona perché questa non è collegata con le altre.

La quantità di piste a disposizione permetterebbe la nascita di qualcosa che farebbe invidia alle località limitrofe, soprattutto se unito alla contemporanea nascita del comprensorio Tofana-5 Torri-Lagazuoi a cui può essere collegato.

Dare la possibilità di accedere a tutta l’area di Cortina D’Ampezzo attraverso l’utilizzo degli impianti di risalita e le piste di collegamento, significa offrire una seria e valida alternativa a tutti coloro che preferiscono, ad esempio, la Sella Ronda, perché permette di sciare su tante piste diverse e conoscere più posti in un’unica giornata e, soprattutto, senza muovere la macchina.

Una soluzione ulteriore per rivalutare l'area di Mietres, che è bene ricordare è sempre al sole e con una vista sulla valle magnifica, sarebbe anche quella di fornire un servizio di sport invernali ed estivi alternativo rispetto agli altri comprensori. Attraverso la creazione di uno snowpark per snowboarders e freestylers che manca totalmente a Cortina, di un bikepark alternativo a quello della Tofana, di una vera pista per slittini, di un campo principianti e piste per sciatori che vogliono godersi il panorama e la tranquillità della natura, di sentieri per i ciaspolatori e gli amanti delle passeggiate, diventerebbe una zona in grado si soddisfare ogni esigenza non solo per il turismo, ma per gli abitanti stessi di Cortina!

Una zona al servizio degli sportivi, delle famiglie e degli anziani, che unito alla presenza di una piscina coperta/scoperta, di una spa, di un centro fitness e riabilitazione, può soddisfare ogni esigenza.

In un paese glorioso come Cortina D’Ampezzo che è riuscita ad ottenere una manifestazione di importanza e risonanza mondiale come i mondiali di sci, una società come Cortina Cube che fornisce servizi al turismo ha l’obbligo di rispondere all’intera comunità delle proprie decisioni in modo chiaro e cristallino, anche se è privata e teoricamente sarebbe libera di comportarsi come meglio crede.

Se però non c’è la capacità, la volontà, la voglia di creare profitto dalla propria attività, ma solo interesse personale e lucro, sarebbe saggio fare un passo indietro e cederla a persone più dinamiche e virtuose in grado di fornire una struttura che funziona a pieni ritmi e diventa la principale attrattiva e non più un’alternativa.

Persone in grado di guardare al futuro e ai cambiamenti continui imposti dalla globalizzazione con serietà ed entusiasmo, senza pensare solo al mero profitto, a risparmiare piuttosto che investire, a sopravvivere con l’eredità di un passato glorioso che non esiste più e che ha disperato bisogno di rinnovamento.

Un rinnovamento che conosce le regole radicate nel tempo, le tradizioni culturali e ha rispetto per il territorio che va conservato con interventi che abbiano un impatto sui cittadini che coniughi ambiente e progresso.

È bene fare presente che il turismo invernale a Cortina negli ultimi anni è crollato a livelli allarmanti, e non è colpa della crisi o della mancanza di neve, perché le varie località limitrofe continuano ad avere il pienone di turismo sia italiano che internazionale. La colpa piuttosto sta nella reticenza a rimboccarsi le maniche e trovare il modo di attrarre nuovamente clienti, che oltre alle belle montagne pretendono, giustamente, anche tutta una serie di servizi che appaghino le loro esigenze e necessità.

Carlo Fracanzani